La consapevolezza di una fine annunciata, senza neanche diritto di replica. Così deve essersi sentito Maurito Icardi, nei giorni da fuori rosa, in quell’Inter Spallettiana che lo considerava già un ex. La partenza in fretta e furia, i gol a Parigi, e poi tutto che si trasforma, di nuovo, il vento che cambia, le panchine, quei 70 milioni che il Paris Saint-Germain a questo punto mica sborserà facilmente. Anzi, perfino a causa dei disagi economici procurati da questa pandemia, con Al Khelaifi favorevole al taglio degli stipendi, il riscatto dell’argentino sembra un’utopia.
E qui, entra in gioco Conte. Che cercava un attaccante in estate, lo ha trovato in Lukaku, punto di riferimento del reparto offensivo nerazzurra. Attorno al belga, Lautaro Martinez. Affascinato dal Barcellona, che di milioni ne offre, quanti? 70, numero che ritorna, seppur per l’Inter non siano sufficienti, ma si sa: dinanzi a cifre del genere, e al volere di calciatore e procuratore, difficilmente un’intesa non si trova, soprattutto di questi tempi di magra.
Che sia Icardi, a sostituire Lautaro, è impossibile. Perché, per Conte, appunto, Icardi non è Lautaro, né per stile né per personalità né per gioco. Non si sposerebbe con Lukaku, e forse neanche l’argentino ha voglia di tornare a Milano assumendo le sembianze della solita minestra scaldata. Indubbiamente, ci saranno nodi da sciogliere, sul mercato, a fine pandemia. Con l’Inter che sperava di risolvere due problemi in uno: cedere quello che sarebbe un esubero, e far cassa; tutto vano, ora come ora. E sarà anche bloccato il mondo, causa Coronavirus, ma a fari spenti, l’economia calcistica, dettata da un mercato a distanza che comunque non si ferma, prova ad andare avanti.