Il gol. L’essenza di una gara, l’obiettivo comune di entrambe le squadre per sbloccare la partita e portare a casa la vittoria. Ma ha sempre avuto la valenza che conosciamo? La risposta è no. Spieghiamo subito il perché.
Ci sono stati momenti, ai primordi del calcio, in cui il gol poteva valere un punteggio maggiore di uno. A tal proposito dobbiamo scomodare ancora una volta il college Eton, che nella prima metà del XIX secolo fu uno dei primi a stilare un regolamento, seppur in forma del tutto embrionale. Allora si segnava facendo passare il pallone tra due pali distanti tra loro 3.6 metri, con una traversa di corda di 1.82 metri. Ma la scarsa altezza del palo superiore rendeva molto più difficile fare gol e così venne deciso che sarebbe valso non uno, ma ben tre punti.
Parallelamente si aggiunse un altro elemento al sistema del punteggio, chiamato rouge, che valeva 1 punto. Come si poteva fare rouge? In due modi. In primo luogo quando la palla calciata finiva sopra la barra orizzontale (sopra la traversa, per usare un termine odierno). In secondo luogo quando la palla usciva oltre la linea di fondo. All’epoca infatti questa situazione non interrompeva il gioco e se un attaccante della squadra che aveva effettuato il tiro entrava in possesso del pallone, realizzava un rouge a favore dei suoi.
Il rouge continuò a essere utilizzato in alcune gare di quegli anni, ma venne soppiantato e di esso non vi è traccia nel primo regolamento ufficiale elaborato dalla Football Association.
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