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Svezia: tutto fermo per Coronavirus, e si pensa a come stare a galla

Anche in Svezia, l’emergenza Coronavirus viene presa molto seriamente. Al di là delle altre misure, dopo alcuni tentennamenti si è deciso di bloccare le manifestazioni sportive che, con l’arrivo della bella stagione, stavano per partire. Come sappiamo, infatti, nel Paese scandinavo il calcio, d’inverno, si ferma del tutto.

Cosa accadrà ora? È la domanda che, qua come ovunque, aleggia nell’aria. La sensazione, leggendo i giornali e comunicando via social con i colleghi locali, è che si attendano le decisioni della UEFA soprattutto su EURO2020. La possibile (probabile, diciamo noi, vista l’indeterminatezza della situazione) scelta di rimandare al prossimo anno la manifestazione continentale aprirebbe infatti scenari nuovi per i tornei nazionali.

Sotto questo aspetto, i club dell’Allsvenskan (e non solo) sembrano essere indirizzati al rinvio a tempi migliori. L’eventuale posticipo dei campionati europei consentirebbe loro di sfruttare alcune finestre temporali oggi chiuse. Certo, molto dipenderà da ciò che farà il governo del calcio europeo. Tuttavia, in Svezia ci si prepara. Anche, se necessario, a infrangere il tabù delle partite in pieno inverno. Si è già fatto uno studio di fattibilità (seppur sommario) in tal senso. La grande maggioranza dei club svedesi è infatti nel Sud del Paese, dove il clima è più mite: ci sono poi delle eccezioni, per le quali dovranno studiarsi delle soluzioni.

Intanto, le riunioni (rigorosamente in videoconferenza) si susseguono serrate. Ne è in corso una anche intanto che scriviamo queste righe. Intanto, però, ci si prepara agli scenari peggiori. Qua (come del resto in Svizzera, l’altro Paese che seguiamo), il calcio non può sopravvivere senza i proventi degli incassi allo stadio, che hanno, in questi campionati, un peso molto più marcato rispetto ai diritti televisivi, contrariamente a ciò che accade nella Penisola.

Alcuni club (AIK, Djurgården, Hammarby e Malmö, per esempio) sembrerebbero attrezzati, in prima battuta, per reggere la botta. Tuttavia, non è un mistero che, in un campionato, ci sono anche le altre squadre. E che ogni discorso viene meno, se non si tiene conto di questa realtà oggettiva.

Di sicuro, per ora tutto si è fermato, soprattutto gli investimenti per il futuro. Bosse Andersson del Djurgården, per esempio, ha annunciato che avrebbe interrotto la caccia a un sostituto di Marcus Danielson, volato in Cina. Ovvio: però è evidente che si tratta di chiari segnali. E lo stesso (non ci vuole un mago per prevederlo) avverrà anche per i ricchi club dei cosiddetti Big Five.

La grande domanda è un’altra (e non vale solo per il calcio, diciamo noi): per quanto tempo si può rimanere a galla avendo costi fissi ma entrate limitate? Dipende. E, aggiungiamo, tutto questo non vale solo per la Svezia. Proviamo, con l’aiuto fondamentale di fotbollsthlm.se, dove abbiamo reperito i dati numerici, a farci un’idea.

Le entrate finanziarie che arrivano dal pubblico pagante allo stadio, innanzitutto. Sono, chiaramente, la prima cosa che sta venendo meno. Vero che sono già stati venduti parecchi abbonamenti; tuttavia, è anche oggettivo che questo periodo di precampionato è fondamentale in tal senso. Rispetto alle quattro corazzate svedesi, la fase a eliminazione diretta della Svenska Cupen (dalla quale però il Djurgården è ormai escluso) poteva essere un buon trampolino. Che, però, è venuto meno.

Ma quanto contano a bilancio gli incassi allo stadio?  Secondo fotbollsthlm.se siamo tra il 33 e il 55% delle entrate dei club svedesi. Parliamo di 42 milioni di SEK (Djurgården) e 57 per l’Hammarby (cifre del 2019). Che sono cifre basse rispetto a quelle che siamo abituati a vedere, perlomeno in Italia (circa 3.800.000 e 5.280.000 Euro al cambio attuale): ma, a queste latitudini, fanno la differenza.

Tornando agli abbonamenti per la stagione che deve iniziare, secondo le proiezioni della testata sopra citata, si va da 25 milioni di SEK (AIK, Djurgården) a 35 (Hammarby). Tuttavia, senza la certezza dell’inizio della stagione, molti tifosi potrebbero decidere di chiedere il rimborso o, addirittura, di non abbonarsi. Tra l’altro, a Stoccolma si gioca in stadi che possono essere chiusi d’inverno, ma così non è altrove. Con tutto ciò che questo comporta.

Capitolo sponsor e diritti televisivi. Molto semplicemente: niente partite, niente entrate. L’analisi dei bilanci societari dice che l’AIK dovrebbe ricevere (stime proprie) come entrate per i diritti TV di circa 27,5 milioni di SEK (2.547.790 Euro), il Djurgården 24,5 milioni (2.269.850 Euro) e infine l’Hammarby circa 20,5 milioni (1.899.260). Fermo restando che l’accordo potrebbe contenere clausole particolari (cause di forza maggiore ecc.), si ritiene difficile che i pagamenti, almeno in questa prima fase d’incertezza, possano avvenire regolarmente.

Rispetto alle sponsorizzazioni, i contratti sono annuali, e quindi potrebbero essere comunque garantite. Tuttavia, non si possono escludere problemi di liquidità per le aziende che supportano i club calcistici: dietro l’angolo c’è infatti una crisi economica che potrebbe avere esiti imprevedibili.

Premesso quanto sopra, passiamo a un altro livello: il contenimento dei costi, siano essi fissi o variabili. Si va dalla riduzione del personale negli uffici al contenimento delle spese di viaggio e organizzazione delle partite. Per l’AIK si parla di una cifra sui 17,2 milioni di SEK (1.593.530 Euro). Rispetto ai costi salariali, lo Stato dovrebbe consentire ai datori di lavoro di posticipare i pagamenti di propria competenza (contributi, sicurezza sociale ecc.), il che potrebbe ridurre i medesimi (si ipotizza) del 25% rispetto all’anno precedente.

Altro grande capitolo di entrata per i club svedesi è quello dei trasferimenti dei giocatori. Come ben sappiamo, è prassi comune ovunque spalmare nel tempo i pagamenti. Tutti e tre i club di Stoccolma sono in questa condizione: a parte Danielson a Dalian, infatti, pagati per intero subito, per ciò che riguarda altri nomi ci sono crediti da esigere.

Nello specifico, al 31 dicembre 2019, l’AIK una situazione di bassa esposizione in tal senso (1,9 milioni di SEK – 176.000 Euro, il costo di un appartamento in periferia). Diversa la situazione del Djurgården (6,4 milioni – 593.000 Euro) e Hammarby (ben 20,1 milioni – 1.862.200 Euro). Sono cifre basse se confrontate con la nostra realtà: ma per queste latitudini sono sopravvivenza.

In conclusione, secondo fotbollsthlm.se, la cessione di Danielson, per il Djurgården, potrebbe essere la bombola d’ossigeno di liquidità con la quale superare questo periodo. Stesso discorso vale per l’AIK e, ovviamente, per il Malmö, che ha potuto godere anche dei diritti UEFA dovuti alla partecipazione all’Europa League. Per l’Italia sono spiccioli: ma qua e in Svizzera (pensiamo al Lugano) sono, appunto, i fondi indispensabili per andare avanti.

L’Hammarby, che ha sempre contato molto sulla fedeltà dei propri tifosi (e che vanta, infatti, gli incassi più alti), avrebbe invece problemi di liquidità in tempi brevi. Tuttavia, la grande popolarità di questi club, e il bacino sociale sul quale poggiano, dovrebbero fare escludere ipotesi di fallimento. Ma le altre? Perché i campionati si giocano con tutte le squadre. E presto la situazione, almeno qua, potrebbe essere fuori controllo. Al netto di tutto il resto, ovviamente. Che è decisamente più importante: ma, per quello, c’è tutto il resto della stampa, online e non.