Per provare a cancellare per un momento le preoccupazioni dovute all’emergenza Coronavirus, Sky ha fatto un regalo ai propri abbonati ieri sera: trasmettere la tanto amata finale Italia-Francia del 2006. Ma se i destini dei giocatori italiani sono più o meno noti, che fine hanno fatto i calciatori francesi che presero parte a quella gara?
Fabien Barthez
Era “le divin chauve”, com’è conosciuto in Francia, a difendere i pali della Nazionale francese in quel Mondiale. La carriera da calciatore di Barthez è terminata nel 2007 con la maglia del Nantes, ma subito dopo il ritiro ha deciso di abbandonare il calcio per dedicarsi al mondo dell’automobilismo. Dal 2008, infatti, l’ex estremo difensore cominciò a partecipare alla Porsche Carrera Cup in Francia con il team SOFREV Auto Sport Promotion, per poi gareggiare in altre serie come il GT Championship, Bioracing Series e Caterham Sigma Cup. La prima vittoria è arrivata sul Circuito di Navarra nel 2012 nella FFSA e nel 2014 ha partecipato anche alla 24 ore di Le Mans, arrivando 29esimo. In mezzo, c’è stata anche una breve parentesi come allenatore dei portieri della Nazionale di calcio francese sotto la guida di Laurent Blanc.
Willy Sagnol
L’ormai ex terzino destro dei Blues ha concluso la carriera da calciatore nel 2009, ovviamente con la maglia del Bayern Monaco, di cui era diventato ormai uno dei pilastri. Dopo una breve parentesi nella dirigenza del Saint-Étienne e nello staff Bayern Monaco nell’area scout, ha cominciato la carriera da allenatore prima dell’Under 20 (al Torneo di Tolone) e poi dell’Under 21 della Nazionale francese. Dopo circa un anno, è diventato il tecnico del Bordeaux, che ha guidato fino al 2016, quando fu costretto a dimettersi per una pesante sconfitta per 4-0 contro il Tolosa, mentre nel 2017 è diventato assistente di Ancelotti al Bayern Monaco, sostituendolo anche per una gara dopo l’esonero del mister e prima dell’ingaggio di Heynckes.
Lilian Thuram
Volto molto noto nel calcio italiano, Thuram ha appeso gli scarpini al chiodo nel 2008, alla fine del proprio biennio al Barcellona. In seguito al ritiro, è stato assunto per due anni come membro del Consiglio Federale della Federcalcio francese, salvo poi dimettersi il 15 dicembre 2010. Ma l’ex difensore è oggi uno dei volti più noti nella lotta al razzismo, entrando a far parte di numerosi organi (come l’Alto Consiglio per l’Integrazione, il collettivo “Devoirs de Mémoires”, L’Istituto delle Relazioni Internazionali e Strategiche) e nel 2008 ha creato addirittura la fondazione Lilian Thuram-Éducation proprio dedicata a questo tema.
William Gallas
Dopo le prestigiose esperienze vissute in inghilterra, Gallas ha chiuso la carriera in Australia con la maglia del Perth Glory nel 2014. Dall’agosto 2016, è diventato opinionista per SFR Sport.
Eric Abidal
Riuscito a vincere la propria battaglia con il tumore, Abidal ha vissuto gli ultimi anni di carriera da calciatore prima al Monaco e poi all’Olympiakos, con cui ha chiuso la sua esperienza nel 2014. Nel giugno 2018, è stato nominato dal presidente del Barcellona Bartomeu come direttore sportivo dei blaugrana, al posto di Roberto Fernandez: da allora, ha ricoperto un ruolo fondamentale nelle scelte di mercato dei catalani.
Patrick Vieira
Chiusa la carriera con il Manchester City nel 2011, ha cominciato subito a lavorare a livello dirigenziale con i Citizens, in cui ha ricoperto il ruolo di ambasciatore e rappresentante del club nel Regno Unito e all’estero, di formatore presso i giovani e, dalla stagione 2013-2014 fino al 2015, anche come allenatore degli Under 21. Da allora è cominciata la sua carriera da tecnico: prima alla guida del New York City e poi, dall’estate 2018, del Nizza in Francia, dove sta facendo piuttosto bene (i rossoneri sono al momento sesti in classifica in Ligue 1).
Claude Makélélé
Dopo aver giocato per tre anni al Paris Saint-Germain, Makélélé ha chiuso la propria carriera da calciatore nel 2011. Proprio ai parigini ha cominciato prima come consigliere del direttore sportivo Leonardo, poi come assistente (fino al 2014) di Ancelotti e Blanc. Nel maggio 2014, viene scelto come allenatore del Bastia, salvo essere esonerato nel novembre successivo, con appena 2 vittorie conquistate. Dopo una breve parentesi come direttore tecnico e consigliere del presidente Vasilyev al Monaco, l’ex centrocampista è tornato nuovamente sui campi come assistente di Paul Clement allo Swansea nel 2017 e poi come allenatore ai belgi dell’Eupen. Anche quest’ultima esperienza si è conclusa con un esonero e un passaggio a un ruolo di ambasciatore, ma nell’agosto 2019 è tornato nel Chelsea come consigliere tecnico dell’ex compagno Franck Lampard.
Franck Ribéry
Assieme a Buffon, Ribéry è l’unico giocatore di quella finale a essere ancora in attività. Arrivato la scorsa estate alla Fiorentina, l’esterno classe ’83 ha cominciato la stagione in maniera straordinaria, riuscendo a guidare con grande personalità i viola, ma un infortunio alla caviglia lo ha costretto allo stop a dicembre e da allora non è più sceso in campo. Il suo contratto è comunque in scadenza nel 2021.
Zinédine Zidane
L’uomo che cambiò la storia della finale di Berlino 2006 facendosi espellere con una testata destinata a rimanere nella storia del calcio è oggi uno dei pochi di quella squadra a essersi tolto enormi soddisfazioni anche dopo la fine della carriera da calciatore. Appesi gli scarpini al chiodo con un rosso clamoroso, Zidane ha vissuto un lungo periodo di transizione, ma dal 2009 è cominciata la sua nuova storia con il Real Madrid: inizialmente come consigliere di Florentino Perez, ambasciatore e, dal 2011, direttore sportivo. Nel giugno 2013, però, Ancelotti decide di aggiungerlo al suo staff e la sua carriera da allenatore comincia con il Real Madrid Castilla, che dà il via a una scalata che porterà l’ex centrocampista a guidare la prima squadra delle Merengues alla vittoria di 3 Champions League, 1 Liga, 2 Supercoppa, 2 Coppa del Mondo e 2 Supercoppa Europea. Dimessosi nell’estate 2018, Zidane è tornato alla guida del Real l’11 marzo 2019.
Florent Malouda
Malouda ha chiuso la propria carriera nel 2018, alla fine di un vero e proprio giro del mondo: in pochi anni è passato dal giocare in Francia all’India, dall’Egitto al Lussemburgo, dove ha appeso gli scarpini con la maglia del Differdange. Nel febbraio 2019, l’ex esterno è entrato a far parte dello staff tecnico degli svizzeri dello Zurigo, con ruolo anche di sviluppo dei giovani e coordinamento dei compiti, ma due mesi più tardi il club elvetico annuncia la separazione consensuale. Di cui, però, Malouda sembrava non sapere nulla, avendo commentato su Twitter: “Davvero, non lo sapevo??”.
Thierry Henry
A parte il romantico ritorno all’Arsenal nel 2012, Henry ha vissuto gli ultimi anni di carriera negli Stati Uniti, ai Nel York Red Bulls. Nel 2014 ha detto basta e da allora ha alternato la carriera da commentatore sportivo a quella di allenatore: ha cominciato con gli Under 16 dell’Arsenal, per poi entrare a far parte dello staff tecnico di Roberto Martinez nella Nazionale belga. Nel 2018, però, ha iniziato la sua prima vera avventura da allenatore, proprio nel Monaco in cui era sbocciato come calciatore. In panchina, però, non è riuscito a ripetere gli stessi successi e si è dimesso a fine gennaio 2019 con il club al penultimo posto in Ligue 1. Subito dopo, ha cominciato l’avventura al Montreal Impact, di cui è ancora allenatore, sostituendo Remi Garde.
Raymond Domenech
Dopo aver sfiorato la vittoria nel 2006, Domenech è rimasto alla guida della Nazionale francese fino al disastroso Mondiale del 2010, quando i Blues vennero eliminati alla fase a gironi. Un’umiliazione pesante per il tecnico di Lione, letteralmente travolto dalle critiche. E dopo l’addio alla panchina, non è più tornato ad allenare e, anzi, sono cominciati altri guai, venendo addirittura licenziato dalla Federcalcio francese per “gravi ragioni”, legati alla mancata stretta di mano del ct del Sudafrica Carlos Alberto Parreira e alla vicenda Anelka. Da allora, è stato principalmente occupato come opinionista televisivo.