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Pallone in Soffitta – Acqua e pallone: la storia di Luigi Burlando

Nei primi decenni del Novecento, esattamente un secolo fa, l’Italia potè contare su un campione eclettico che si mise in mostra in tre discipline molto distanti tra loro. Luigi Burlando fu innanzitutto uno sportivo eccezionale: e poi, “quel” gol al Belgio…

Il Genoa 1923-24: è al centro in seconda fila

GENOVA. La storia di Luigi Burlando comincia a Genova il 23 gennaio 1899. Il giovane Luigi conosce presto il significato dell’espressione “avere senso di responsabilità”, allorché si prende cura dei due fratelli più piccoli in seguito alla morte della madre. C’è da preparare da mangiare, curare i fratellini, tenere la casa in ordine. Una forma di eclettismo che il ragazzo avrebbe trasferito ben presto allo sport. Nel frattempo Burlando inizia a lavorare come portuale, senza trascurare l’attività fisica: frequenta infatti sia la palestra dell’Andrea Doria che il campo da calcio dell’Audace. Luigi viene notato per la sua bravura con il pallone tra i piedi e così, nel 1919, debutta in prima squadra. A un giovane che aveva preso parte alla Prima Guerra Mondiale da artigliere cosa può spaventare ormai? Nulla, probabilmente. Figuriamoci districarsi in più discipline. Lo sport diventa il suo campo di battaglia, sempre con correttezza e lealtà. Nel 1920 si rende protagonista di un’impresa incredibile: partecipa alle Olimpiadi di Anversa sia da calciatore che da pallanotista. Il Genoa lo porta tra le sue file, è il 1921. Burlando gioca in difesa, facendo valere la propria prestanza atletica e diventando un punto di forza dei rossoblù.

Con i colori del Genoa

I TRICOLORI. Il forte genovese continua a praticare la pallanuoto contemporaneamente al calcio. Di certo con soddisfazioni tangibili, visto che dal 1921 al 1926 diventa campione d’Italia con l’Andrea Doria in piscina e, inoltre, riesce ad arpionare due scudetti con il Genoa (1923 e 1924). Un fantastico e invidiabile tripudio tricolore, che testimonia il valore sportivo assoluto di Luigi Burlando. Con la Nazionale, del quale nel frattempo è diventato una colonna, prende parte anche ai Giochi di Parigi 1924, chiudendo l’anno dopo la parentesi in Nazionale con 19 presenze. L’unico gol segnato da Burlando in azzurro è passato alla storia: il 21 maggio 1922, a Milano contro il Belgio, respinge di testa dall’altezza del centrocampo un pallone vagante e segna il 4-2 conclusivo. Sono 11 invece le stagioni giocate nel Genoa, prima del ritiro nel 1932. Le sue cifre con il Grifone parlano di 228 incontri conditi da 9 reti. Ma non è tutto! Burlando era un fervente praticante pure del cosiddetto pugilato francese, il savate, in cui riportò altri due titoli nazionali nel 1921 e 1922. Un campione clamoroso, uno sportivo a tutto tondo.

Vittorio Pozzo

POZZO. La bravura, l’intelligenza calcistica e la notevole esperienza di Burlando non vennero sciupati da Vittorio Pozzo. Il mitico commissario tecnico della Nazionale collaborò con l’ex difensore negli anni dei grandi trionfi azzurri. Nella fattispecie, Burlando gli fece da collaboratore tecnico al vittorioso Mondiale 1938. Un rapporto di stima e rispetto, cementato nel tempo. Disse Pozzo di lui: “Era un uomo di una dirittura e di un’onestà formidabili. Benvoluto da tutti, era la fedeltà personificata“. Proprio l’ex ct, corrispondente per La Stampa negli ultimi anni di vita, svelò il dramma degli ultimi mesi di Luigi: “Era stato operato a Genova qualche mese fa e gli era stato taciuto che il suo vero male derivava da un cancro. La terribile malattia ha compiuto ora la sua opera. Aveva appena lasciato temporaneamente l’ospedale di Genova ed era venuto a Torino anche per rivederci. Eravamo stati a lungo insieme, da persone che si rispettano e si vogliono bene“. Luigi Burlando è morto il 12 dicembre 1967: Pozzo lo avrebbe raggiunto un anno più tardi.

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