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La presenza di Ronaldo e l’incostanza nelle scelte: in 5 punti Sarri ha tradito se stesso

La pausa forzata, le polemiche che si concentrano sul rinvio del match contro l’Inter, la possibilità per Sarri di lavorare e rimediare con qualche pressione in meno. La sconfitta della Juventus a Lione ha evidenziato ulteriormente la fragilità del progetto dell’ex tecnico del Napoli, maestro di calcio sì, ma con poco da insegnare a campioni che hanno vinto tutto o quasi. Gestore inadatto di una rosa di stelle, che hanno bisogno di brillare di luce propria. Eccola la differenza principale con Allegri. L’ex tecnico ha scritto la storia in bianconero perché sin da subito ha capito che in una realtà come quella juventina dove “limitarsi” – e un limite non lo è – a mettere se stesso a servizio degli uomini a disposizione e viceversa. E in questo caso, punto a favore di Sarri, la colpa è soprattutto della società. Che probabilmente sognava un altro allenatore (Guardiola, nonostante le smentite), prima di decidere di virare sul tecnico che probabilmente – per idee e principi ma non per risultati – si avvicina di più. Maurizio Sarri è un ottimo allenatore, un professore in materia calcistica, ma il suo limite evidente, in bianconero, è la personalità. La società non gli ha offerto gli ingredienti giusti per la ricetta che lui era chiamato a preparare, però è anche vero che un ottimo cuoco deve saper cucinare anche con ciò che ha a disposizione. Sarri ha tradito se stesso, inutile girarci intorno. E lo riassumiamo in cinque punti.

  1. Filosofia di gioco. Sarri è allenatore da 4-3-1-2 (Empoli) e 4-3-3 (Napoli e Chelsea). Con la Juve ha provato entrambe le soluzioni, ma non ha ancora deciso quale è la più adatta. E a marzo questo è un problema. Avrebbe dovuto farlo ad agosto, abituare i giocatori al suo calcio e andare fino a fondo. E’ stato chiamato per questo.
  2. Ronaldo. Il limite della Juve è Ronaldo. Sì, avete letto bene e non siamo blasfemi. Chiariamo subito. CR7, insieme a Messi, è il giocatore più forte al mondo e uno dei più forti di sempre. E’ una fortuna averlo in Italia e lo è soprattutto per i tifosi bianconeri. Gol a raffica, record, ma… Eccolo il punto. L’idea di gioco di Sarri è improntata sulla fluidità di un possesso palla collettivo, verticalizzazioni, passaggi a due tocchi, ragionamento, progettazione, decisione, realizzazione. Il tutto in pochi secondi. Ronaldo è un marziano, ma è un solista. E’ uno che vuole incidere in ogni azione, che stabilisce tempi e zone di una giocata. Poi concretizza, e lo fa meglio di chiunque altro, ma non è semplicemente un finalizzatore. E’ uno che vuole essere protagonista, ma questo, di fatti, rappresenta l’impossibilità del progetto Sarri.
  3. Turnover. Ricordate il Napoli di Sarri? Reina, Hysaj, Albiol, Koulibaly… Così per ogni settimana, con Zielinski e Diawara unici due a vedere il campo oltre ai titolarissimi. E’ stata ragione di tante critiche ma è stata la fortuna del suo operato. In fondo anche questo rientra nel suo progetto. Alla Juventus, invece, questo non può accadere. Ha una rosa ampia e di livello superiore, giocatori con stipendi altissimi che non possono marcire in panchina. Morale della favola: formazioni diverse, gioco incostante, ennesimo auto-tradimento del suo credo.
  4. Higuaín. Il Pipita non sarà quello di Napoli, e questo sembra essere scontato. Ma non è un brocco e meriterebbe qualche chance in più. Sarri ha reso grande Higuaín, Higuaín ha reso grande Sarri. Perché non continuare? L’argentino si è adattato, si è rimesso in gioco e scalpita perché si sente un giocatore importante. Lo è. Sarebbe perfetto finalizzatore in un tridente stellare con Dybala e Ronaldo. CR7 permettendo.
  5. Incostante nelle scelte. Lo è stato con il sistema di gioco, lo è con i giocatori schierati e pure con la loro posizione in campo. Tre esempi su tutti: Cuadrado, Ramsey, Bernardeschi. Il colombiano ha giocato terzino, mezzala, esterno alto. Giocatore duttile, ma così è anche troppo. Ramsey è un capitolo a parte. Provato da trequartista per sei mesi, contro la Spal Sarri lo ripropone mezzala, ammettendo che è il suo ruolo naturale. Perché si è perso tempo? Bernardeschi è l’esempio della confusione dell’ex Napoli, che non ha ancora trovato una collocazione all’ex talento della Fiorentina. Partito da esterno, poi provato trequartista e adesso da mezzala.