In Svizzera, il campionato di calcio si è fermato per il Coronavirus: ve ne abbiamo dato conto nell’immediato (eravamo a Lugano per la conferenza stampa prepartita), e la notizia è rimbalzata anche su altri Media della Penisola, normalmente disattenti alle vicende di oltre confine.
Le reazioni sono state, a caldo, abbastanza unanimi, e sono state sintetizzate dalla posizione del direttore generale del club sottocenerino, Michele Campana, che vi abbiamo riferito nell’occasione: si alla sospensione per prendere tempo, in attesa della cruciale riunione di lunedì, a Berna, alle h. 14, fra tutti i club. Sono infatti molte le domande alle quali bisognerà dare risposte chiare e univoche, in modo da avere delle contromisure già condivise.
Ciò che si dice a bassa voce, infatti, è cosa accadrebbe se un membro dello staff di una o più squadre dovesse risultate positivo, per esempio. Sarebbe una situazione esplosiva, in grado davvero di creare una ferita gravissima al movimento e alla regolarità sportiva del torneo. Per questo motivo serve dunque un accordo preventivo, che possa dare risposte certe, prima di dover rincorrere una situazione reale e concreta.
Tutto ciò premesso, abbiamo cercato, sui media, le reazioni degli altri. Non poteva mancare, ovviamente, Christian Constantin, vulcanico presidente del Sion il quale, lunedì, farà senz’altro sentire la sua voce. CC è stato sentito dal Blick, ed è stato piuttosto chiaro nella sua presa di posizione.
La posizione delle Autorità federali elvetiche è nota: chiusura di tutti gli eventi pubblici che ospitano più di 1.000 persone. E proprio da qua parte la critica di M. le Président: “Onestamente, non comprendo questa reazione estrema. Ci sono molti punti da chiarire: per esempio, che senso avrebbe tenere aperto un evento in una sala stretta e chiusa, che possa contenere 500 persone, e impedirne uno in un grande stadio di calcio che è all’aperto, e con spettatori a volte distanti tra loro, anche se ce ne sono di più complessivamente. I palazzi che ospitano più di 1.000 persone? I treni? Non è che qua si vuole discriminare lo sport?”
CC non si ferma, per la gioia dei cronisti del Blick. In ballo c’è anche il tradizionale galà del club vallesano, che si doveva tenere il 14 marzo (con ospite Andrea Boccelli, come vi avevamo riferito nelle scorse settimane) e che, ovviamente, rientra nelle restrizioni federali: “Dobbiamo rimandare il tutto. Andrea attualmente è a Verbier, a sciare. Proverò a trovare una nuova data con lui, ma non sarà facile, viste le date nostre e sue. Probabilmente dovrò tenere il Gala 2020 in autunno.”
CC è un fiume in piena: “Se la situazione si risolvesse rapidamente? Che differenza ci sarebbe tra il 15 e il 16 marzo, per dire? Sarebbe stato meglio giocare a porte chiuse da subito.” E poi, la sassata: “È come quando si è in guerra, o quando le stazioni di sport invernali non possono funzionare a causa del freddo estremo. Dovrebbero essere gli assicuratori sanitari e le compagnie assicurative a pagare i danni.” Non un’affermazione da poco in Svizzera, dove ci sono alcuni tra i gruppi assicurativi più importanti del mondo.
A Basilea, invece, riferisce sempre il Blick, la pensano come a Lugano: meglio un rinvio con il pubblico presente che una partita a porte chiuse. Al St-Jacob Park, a differenza che in Ticino, ci sono oltre 20.000 spettatori a partita. E la sfida con il Lucerna avrebbe attirato sicuramente molto pubblico, anche proveniente dalla città della Svizzera centrale, che dista da qua un’ora di macchina scarsa. Koller non è in grande forma (un po’ di raffreddore), ma ci ha tenuto a sottolineare di non avere particolari problemi, e di rispettare tutte le disposizioni impartite dalle autorità sanitarie. A scanso di equivoci, non si sa mai…
A san Gallo, ha parlato il tecnico Peter Zeidler. L’allenatore dei Bodisti è ovviamente rammaricato, ma guarda avanti (Blick): “Cercheremo di trarre vantaggi da questa situazione non facile, i giocatori erano pronti a giocare. Tuttavia, non devo certo essere io a ricordare che ci sono cose più importanti del calcio: il Consiglio federale non ha deciso semplicemente per un capriccio. Giocare senza tifosi contro lo Zurigo il 7 marzo? Non ci piacerebbe, ovviamente: oltre alle perdite finanziarie per il club, essere in campo senza il nostro pubblico sarebbe brutto, e ci toglierebbe sicuramente qualche stimolo.”
E la Coppa, che ha in programma i quarti di finale a metà di questa settimana? Claudius Schäfer, dirigente della Swiss Fooball League, così ha riferito al Blick anche rispetto a questa specifica problematica, sottolineando che è di competenza dell’Associazione Svizzera di Football: “Si tratta di misure drastiche, che però comprendiamo: il divieto del Consiglio federale ha conseguenze di vasta portata sulla vita di tutti, e quindi dobbiamo presumere che questa decisione sia stata presa con attenzione” è stata la doverosa premessa.
Il CEO della SFL ha quindi proseguito: “Attualmente stiamo analizzando tutte le possibili conseguenze sportive, finanziarie e legali e ne discuteremo con i club il più presto possibile (oggi alle 14 a Berna- ndr). La Coppa è organizzata dall’ASF: credo che verranno date presto comunicazioni in merito da parte loro. Ci sono tante opzioni sul tavolo: una è giocare a porte chiuse, come fatto nell’hockey su ghiaccio. Tuttavia, voglio sottolineare che il primo obiettivo deve essere che l’emergenza in Svizzera si chiuda il più rapidamente possibile, per il bene di tutti.”