Un uomo gol sensazionale, nato a Fiume e diventato autentico idolo nella Capitale: capocannoniere della Serie A nel 1931, Rodolfo Volk ha avuto una vita da romanzo.
IL SOLDATO FANTASMA. La storia di Rodolfo Volk, centravanti estremamente prolifico negli anni Venti e Trenta, forse non ha mai goduto della giusta considerazione. Un personaggio che ha vissuto sette vite come un gatto, tutte – o quasi – con il medesimo comune denominatore: il gol. Nato il 14 gennaio 1906 a Fiume, allora facente parte del regno austro-ungarico, Volk inizia a giocare con Juventus Enea e Savoia Fiume. Ma è nel Gloria Fiume, a vent’anni, che si mette in luce con le prime reti. Chiamato a svolgere il servizio militare, viene dirottato a Firenze. Dove, sotto il falso nome di Rodolfo Bolteni, segna ben 11 gol in 14 partite nella Fiorentina: chi è questo centravanti arrivato dal nulla? Se lo chiesero in tanti. Durante il regime fascista, non era infatti consentito a coloro che venivano chiamati alle armi di esercitare altre attività. E così Volk vestì la casacca della Viola da “soldato fantasma” del genio telegrafisti, grazie all’escamotage del falso cognome. A Firenze avrebbero scoperto solo a distanza di anni la vera identità di quel formidabile bomber…
DA FIUME A ROMA. Terminato il servizio militare, Volk rientra a Fiume. Lo accoglie tra le sue file la Fiumana, che milita nella Prima Divisione Nord. 16 reti in altrettante gare non necessitano di commenti: per lui e il partner offensivo Mihalich si scatena l’attenzione di tanti club. Sulla coppia mettono gli occhi sia il Napoli che la Roma, che li vorrebbero entrambi. Alla fine è la Federazione a risolvere l’accesa contesa, destinando Mihalich a Napoli e Volk ai giallorossi. L’inizio di un’epopea, per un uomo gol subito accolto dai tifosi e prontamente ribattezzato “Sigghefrido“, oppure “Sciabbolone” per i suoi tiri micidiali. Nel campionato di Serie A 1930-31 si laurea capocannoniere con 29 centri (secondo alcune fonti 28), mettendo a segno fino al 1933 ben 106 marcature in 160 incontri ufficiali: un primato battuto da Roberto Pruzzo oltre mezzo secolo più tardi. Sfortunato il suo rapporto con la Nazionale. Chiuso dalla formidabile concorrenza dell’epoca, deve accontentarsi di 5 gettoni (e 5 gol) nella rappresentativa B.
FINE CARRIERA E ULTIMI ANNI. Lascia la Roma dopo presunti dissapori con i compagni di squadra Banchero e Guaita, scendendo di due livelli con il Pisa. Nel 1934-35 disputa le ultime gare in Serie A nella Triestina, ritornando in seguito a Fiume. Con la Fiumana, in C, si riscopre buon cannoniere fino all’inizio degli anni Quaranta. Appende gli scarpini al chiodo alla veneranda età di 43 anni, dopo le apparizioni finali nel Montevarchi tra i dilettanti. Rodolfo Volk, il cui cognome durante il fascismo – come italianizzazione forzata imponeva – era stato modificato in Folchi, ritorna a Roma al termine della carriera. Trova un impiego come usciere nella sede del Totocalcio e in seguito da fattorino per conto del CONI al Foro Italico. L’ex compagno di squadra Fulvio Bernardini lo ritrova in quegli anni e riallaccia i rapporti, prima di perderne nuovamente le tracce. Volk era stato infatti ricoverato nella casa di cura Villa delle Querce a Nemi, ormai in povertà e solitudine, per gravi problemi cardiaci. L’ex “Sigghefrido” muore il 2 ottobre 1983.
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