Home » C’è il Coronavirus. E poi ci sarebbe lo sport
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Paolo Bona / Shutterstock.com

Febbraio 2020, l’incubo COVID-19 arriva in Italia, fa tappa prima in Lombardia, poi in Veneto, a seguire il Piemonte e l’Emilia, poi chissà. Era una situazione probabile, ma forse in molti pensavano a una minaccia lontana viste anche le esperienze con precedenti emergenze sanitarie. Gli esperti invitano alla calma, non farsi prendere dal panico per evitare di peggiorare la situazione, cosa non facile vista la successione di notizie e in particolare di fakenews circolanti nella rete. La Lega Calcio e lo sport in generale hanno risposto annullando tutti gli eventi sportivi in Lombardia e Veneto e rinviando diverse partite in Serie A tra cui Torino-Parma. Misure messe in atto per contenere l’infezione ed evitare assembramenti di persone seguendo l’andamento dei contagi con l’evidenza di due focolai ben distinti in Lombardia e nel Veneto, appunto.

Restrizioni applicate all’inizio un po’ in maniera confusionaria e con qualche contraddizione come quella del Carnevale di Venezia ancora valido almeno fino a mezzogiorno di domenica, mentre contemporaneamente il calendario di A veniva pian piano ridotto. Poi successivamente la cancellazione dell’evento. Sabato invece lo stadio Olimpico ospitava Italia-Scozia del Sei Nazioni con tantissimi spettatori, alcuni dei quali giunti dal Veneto e dalla Lombardia, regioni con forte tradizione della palla ovale; un esempio di come possa essere difficile applicare delle restrizioni in corsa, visto che le persone erano comunque già arrivate a Roma.

A gennaio abbiamo temuto la popolazione cinese e più in generale quella asiatica, in alcuni casi con episodi da condannare. Ora noi abbiamo paura di chi viene dall’Italia settentrionale, mentre il resto dell’Europa ce l’ha degli italiani in generale. Siamo passati dall’altra parte della barricata. Si attende l’evoluzione, seguire tutte le indicazioni che ci vengono fornite e avere rispetto di tutti per non portare danno ad alcuno. Semplici regole che andrebbero rispettate sempre, in realtà. L’obiettivo degli esperti è quello di evitare una diffusione su larga scala, perché un tasso di mortalità basso può comportare comunque grandi numeri in termini di coinvolti e vittime.

Nel frattempo, per lo sport si attendono novità. In particolare per la Serie A calcistica: con un calendario così fitto i continui rinvii e gli Europei alle porte creano difficoltà nel trovare date disponibili, considerando che non si ha ancora certezza sulla data conclusiva dell’emergenza. Più concreta l’ipotesi di gare a porte chiuse; resta da capire se in campo europeo le società avversarie saranno disponibili a venire in Italia: potrebbero anche chiedere un campo neutro lontano dai nostri confini. L’attività podistica italiana rischia pesanti cancellazioni. La Roma-Ostia per esempio, prevista tra qualche settimana, è confermata, ma l’evolversi della situazione è tutto da verificare vista la grande affluenza di persone da varie parti d’Italia. I Mondiali di biathlon fortunatamente si sono conclusi prima dell’emergenza. Tutte le federazioni sportive si stanno comunque attivando e in questo periodo è un continuo susseguirsi di comunicati. Tremano i Giochi Olimpici e gli Europei, ma sono ipotesi che il mondo dello sport per ora tiene lontane.

Insomma ci stavamo preparando per gustarci un gran fine settimana e di colpo ci siamo ritrovati in un film apocalittico. La parola d’ordine resta una sola: calma. Non facciamoci prendere dall’ansia.