Sarrismo che vieni, Sarrismo che vai
La Juventus di Maurizio Sarri non ingrana, il bel gioco da cui si va a caccia dall’inizio di questa stagione stenta ancora ad arrivare, i recenti risultati fanno storcere il naso all’intero ambiente bianconero. Con il nuovo tecnico l’obiettivo era quello di riportare tra i confini italiani l’ormai famoso sarrismo, il gioco spumeggiante e vincente espresso su tutti dal Napoli e che, appena due stagioni fa, aveva portato i partenopei a sfiorare il titolo. Da li il passaggio al Chelsea e l’alto tradimento approdando alla Juventus, ma in entrambi i casi del Sarrismo non si è vista nemmeno l’ombra…e se allora fosse solamente un’invenzione? Se il sarrismo non fosse altro che la massima espressione di calcio di una squadra bilanciata tra geometrie ed estro dei singoli?
Il sogno di mezza estate di Maurizio Sarri era quello di trasformare Miralem Pjanić nel nuovo Jorginho, non tanto sotto il punto di vista tecnico in cui il bosniaco eccelle sicuramente rispetto all’italo brasiliano quanto, piuttosto, in riferimento a una visione del gioco più completa e un approccio tattico che avrebbe dovuto fare da vero e proprio collante tra gli ingranaggi della macchina bianconera. 150 palloni giocati a partita, questo l’obiettivo dichiarato del tecnico toscano per quanto riguarda il numero 5, una cifra a cui Pjanić ha saputo solo avvicinarsi nelle prima giornate di questo campionato per poi iniziare un vero e proprio declino culminato con gli appena 58 tocchi dell’ultima trasferta di Verona.
L’analisi di Mister #Sarri ai nostri microfoni dopo #MilanJuve 🎙️
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— Juventus TV (@JuventusTV) February 14, 2020
Ma non è certo colpa del solo Pjanić se il sarrismo non sembra presentare nemmno i minimi ‘’sintomi’’ in maglia bianconera. Certo, abbiamo tutti ancora negli occhi i primi 60 minuti perfetti della Juventus nella sfida dello Stadium, l’azione in stile Napoli sarrista che ha portato al gol di Dybala nella sfida esterna contro la Sampdoria, ma tutto questo, forse, più che vera e propria espressione di un gioco studiato e provato, potrebbe essere inteso come l’esplosione del talento dei singoli juventini. Non ci sono geometrie, scomparse quelle triangolazioni tra terzino, mezz’ala ed esterno che tante fortune hanno portato ai partenopei dei record nella stagione 2017-18.
L’allenatore bianconero sa bene che l’essere messo sotto esame è una costante di questo lavoro, la squadra è dalla sua parte e la dirigenza gli ha confermato la fiducia, l’errore, però, sarebbe quello di continuare ad aspettarsi un sarrismo che con tutta probabilità non arriverà mai. Perché, dopotutto, si tratta di più di una semplice filosofia di gioco, di un insieme di dettami tattici appresi quasi naturalmente dall’11 messo in campo. Sarrismo è utopia, qualcosa di non estendibile al di fuori dei confini di quella macchina perfetta che era il Napoli di Maurizio Sarri, e nel ricordo di quel Napoli questo rimarrà imprigionato e congelato. Inutile, dunque, continuare ad aspettarsi qualcosa che non arriverà: dopotutto, l’unico obiettivo è quello di vincere, in Italia quanto soprattutto in Europa. Se cosi succedesse, ogni giudizio in merito al gioco, bello o meno che sia, cadrebbe sicuramente in prescrizione.