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Pallone in Soffitta – Hatzipanagis, il Nureyev del calcio

Un campione, di quelli idolatrati dal pubblico e capaci di stuzzicare la fantasia degli appassionati. Anche a distanza di decenni. La storia particolare di Vasilis Hatzipanagis merita di essere ricordata per i suoi vari capitoli, cominciata tanti anni fa nell’ex Unione Sovietica.

URSS. Quando sei figlio di rifugiati politici greci, te la cavi alla grande con il pallone e vivi in Unione Sovietica, l’unico modo per entrare nel calcio che conta diventa quello di rinunciare – almeno in parte – alle proprie origini. Vasilis Hatzipanagis è nato a Tashkent, oggi Uzbekistan, il 26 ottobre 1954. Viene notato dal Pakhtakor che vuole accaparrarsi le sue prestazioni. Ma il ragazzino deve far fronte alle norme restrittive del tempo: è di fatto uno straniero, status non consentito nel campionato sovietico. Deve prendere la nazionalità URSS. Prendete questo evento e mettetelo da parte, ci ritorneremo più avanti. Nel Pakhtakor il giovane e talentuoso Hatzipanagis non impiega molto a mostrare le sue qualità, utilissime alla squadra che risale nella massima divisione nel 1972. Resta nel club fino a tre anni più tardi, totalizzando 22 reti in quasi 100 presenze. La Nazionale sovietica sta affrontando le eliminatorie per le Olimpiadi 1976 e viene chiamato anche il riccioluto centrocampista offensivo: schierando esclusivamente giocatori del campionato locale, inquadrato ancora come dilettantistico, quell’URSS viene considerata come Nazionale A. In quella squadra Hatzipanagis disputa 4 partite, segnando un gol contro la Jugoslavia all’esordio. Altro tassello da accantonare, lo recupereremo dopo.

I primi anni in Unione Sovietica

SALONICCO. Come detto, il giocatore resta al Pakhtakor fino al 1975 quando si accasa all’Iraklis di Salonicco, seguendo le radici familiari. Il famoso allenatore sovietico Konstantin Beskov gli aveva detto che le sue qualità sarebbero state sprecate in terra ellenica: forse non aveva tutti i torti. L’Iraklis non è sodalizio di primissimo piano, ad ogni modo colui che verrà soprannominato “Il Nureyev del pallone” emerge tra le individualità di spicco del campionato locale. Centrocampista offensivo dal bagaglio tecnico superbo, riempiva gli stadi grazie alle sue giocate sublimi. L’8 maggio 1976 il debutto con la maglia della Grecia, nell’amichevole contro la Polonia.

Con la maglia dell’Iraklis

FRUSTRAZIONE. Recuperiamo una delle tessere accantonate in precedenza. Avendo giocato in un’altra rappresentativa considerata come Nazionale A, nella fattispecie l’Unione Sovietica olimpica, la FIFA blocca Vasilis e gli proibisce di vestire nuovamente la casacca della Grecia. Un durissimo colpo per la sua carriera, per responsabilità non sue. Una limitazione vera e propria, che farà il paio con l’egoismo dell’Iraklis di non lasciarlo mai partire altrove. Per non scontentare la piazza, i dirigenti hanno sempre rispedito al mittente tutte le offerte (anche dall’estero), privando così un giocatore fenomenale di potersi confrontare con il calcio che conta. Si tratta dei due grandi rimpianti della sua vita calcistica, come dichiarato dallo stesso Hatzipanagis che si è dovuto accontentare di una Coppa di Grecia e di qualche piazzamento onorevole in campionato. Per comprendere il livello di apprezzamento suscitato dal calciatore, ecco un altro soprannome: “Il Maradona greco“. D’altronde, come non amare un giocatore capace di segnare ben 7 reti da calcio d’angolo in una sola stagione (1982-83) e tanto brillante da incantare per tre lustri qualsiasi pubblico? Altre istantanee di rilievo riguardano la convocazione nella Selezione Mondiale che affrontò in amichevole i New York Cosmos nel 1984, accanto a stelle del calibro di Kempes, Keegan e Krol. Oppure la proclamazione quale miglior calciatore greco degli ultimi 50 anni al giubileo UEFA 2003. “Se potessi riportare l’orologio indietro, mi piacerebbe cambiare diverse cose“, ha rivelato Hatzipanagis. Nel 1999 gli era stato concesso, a 45 anni suonati e parecchio tempo dopo il ritiro, di vestire ancora la maglia della Grecia in amichevole contro il Ghana. Un attestato di stima e affetto, per omaggiare uno dei talenti più fulgidi e sprecati del calcio europeo.

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