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La pressione di saper vincere

Sembrava essere spacciato. Ma lui, spacciato, non lo è mai. Novak Djokovic vince il suo ottavo Australian Open sbarazzandosi di Thiem in finale e si porta a casa il diciassettesimo titolo slam, a due distanze da Rafael Nadal e tre da Roger Federer. Mai veramente amato dal pubblico, il serbo è tornato numero uno del mondo e anche nel 2020 sarà lui l’uomo a battere.

Una finale vinta al quinto set fa capire i meriti dell’avversario che veniva da quattro vittorie negli ultimi cinque scontri diretti, ma che non è stato in grado di capitalizzare il vantaggio. Thiem infatti ha collezionato sei giochi consecutivi tra secondo e terzo set non lasciando scampo a un Djokovic apparso troppo falloso dopo un avvio promettente. Da lì in poi il serbo ha preso in mano le operazioni e quando è lui a comandare per gli avversari non ci sono possibilità: quarto e quinto set vinti con due break e Australian Open messo in bacheca.

Il tifo però è stato ancora una volta contro Djokovic. I motivi sono molteplici: l’atteggiamento poco gradito al pubblico, le lamentele con l’arbitro e l’ennesimo MTO chiamato più per spezzare il gioco che per un valido motivo. A cospetto di Federer e Nadal che ovunque giochino sono amati e hanno quasi sempre il tifo a favore, il serbo invece deve anche vedersela con gli spettatori. E’ forse questa voglia di rivalsa che lo spinge a dare sempre il cento per cento: lui contro tutti ed eppure vince quasi sempre lui. Nonostante i passaggi a vuoto che possono capitare, Djokovic è in grado di alzare l’asticella quel tanto che basta per sopraffare ogni avversario al di là della rete.

Ha chiuso il 2019 in difficoltà e ha perso lo scettro del numero uno del mondo; tempo uno slam e ha già riconquistato quella posizione che ha dimostrato di meritarsi più di tutti. Il suo essere completo tecnicamente rende troppo complicato per gli avversari batterlo e lavora duramente ogni giorno per limare quei piccolissimi difetti che ha. La chiave di questo Australian Open è probabilmente la seconda palla di servizio (media velocità media molto alta) che lo ha reso difficile attaccarlo togliendo il tempo subito all’inizio dello scambio.

Capiremo nei prossimi anni se sarà lui il migliore di tutti i tempi; la sfida con Federer è aperta più che mai, ma l’età è a favore del serbo che continuando con questa media può superare lo svizzero negli slam totali vinti. Quest’anno c’è anche l’Olimpiade e per Djokovic è un ulteriore obiettivo: sempre lui contro tutti. Per alcuni è inspiegabile non amarlo, per altri è normale odiarlo; lo sport unisce e divide allo stesso tempo, ma fortunatamente nel tennis le polemiche si placano alla stretta di mano.

Anche questa volta quando inizia il quinto set l’epilogo è già scritto: vincerà Djokovic. E così è stato: quando il nuovo numero uno del mondo sopravvive al peggio ed esce dal baratro, si prende il trofeo. Perché pur non dominando dà sempre l’impressione di mettere il pilota automatico con destinazione vittoria: per Thiem, caparbio, ma più falloso con il passare delle ore, non c’è nulla da fare. La legge del più forte è spietata, per un successo frutto dell’esperienza più che del talento tennistico.  Perchè i campioni alzano le braccia al cielo anche quando non se lo meriterebbero: la perfezione non esiste, ma questo Nole non ci va molto lontano.

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