Pallone in Soffitta – CSI, dieci partite per una meteora
Al tramonto del 1991, l’Unione Sovietica cessò di esistere. E allo stesso modo anche la gloriosa nazionale dell’URSS, però qualificatasi per il successivo Europeo. Come andarono le cose? Storia della Comunità degli Stati Indipendenti, attiva per soli dieci incontri tra gennaio e giugno 1992.
FINE. La fine dell’Unione Sovietica avvenne ufficialmente il giorno di Santo Stefano del 1991. Il calcio non poteva sottrarsi al cambiamento, così si verificò un momento storico anche per la gloriosa nazionale rossa con la scritta CCCP sul petto. La rappresentativa era reduce da risultati di prestigio, come la finale europea persa contro l’Olanda e l’oro olimpico vinto a Seul, sempre nel 1988. Oltre alla partecipazione al Mondiale italiano. Nelle qualificazioni ai campionati europei che sarebbero stati ospitati dalla Svezia nel 1992, l’Unione Sovietica aveva strappato il primo posto nel proprio girone, qualificandosi alla fase finale. Nessun problema: tranne che, come detto, la federazione e la nazionale smisero di esistere il 26 dicembre 1991. Come fare per garantire a quella squadra di partecipare ugualmente alla rassegna continentale l’estate seguente?
SOLUZIONE. Venne messa a punto la soluzione ideale, permessa dai regolamenti, per ovviare ai pochi mesi rimanenti prima di Euro ’92. Ovvero raggruppare sotto la medesima “insegna” tutte le federazioni interne all’URSS, ora ognuna per conto suo, attraverso la creazione di un ente temporaneo: l’associazione delle federazioni calcistiche della CSI, acronimo di Comunità degli Stati Indipendenti (CIS in lingua inglese, Commonwealth of Independent States). La data di creazione risale all’11 gennaio 1992. Due giorni più tardi, il neonato ente fu riconosciuto dalla FIFA. Sulla panchina della rappresentativa nazionale fu confermato il C.T. della defunta Unione Sovietica Anatoli Byshovets, in sella dalla fine del Mondiale italiano e selezionatore dei campioni olimpici 1988.
ATTESA. Da quel punto iniziò l’avvicinamento all’Euro svedese, con una corposa serie di amichevoli. Il 25 gennaio la prima a Miami contro gli USA, vinta con un gol di Tsveiba. Anche le successive tre videro impegnati esclusivamente giocatori del campionato locale, contro El Salvador (vittoria in trasferta per 3-0, gol di Pyatnitskiy, Kiriakov e Lediakhov), di nuovo USA (sconfitta 2-1 a Detroit, rete di Sergeyev) e infine l’affermazione su Israele a Gerusalemme (2-1, gol di Pyatnitskiy e Kiriakov). Kiriakov andò a segno pure nella successiva amichevole a Valencia in Spagna, infilando Zubizarreta nell’1-1 finale con il ritorno dei giocatori militanti all’estero. Tra questi, i foggiani Shalimov e Kolyvanov, più il capitano “leccese” Aleinikov. La gara di Mosca a fine aprile fu l’unica disputata in casa dalla CSI, allo stadio Lenin, conclusasi con il pari (2-2, Tskhadadze e ancora Kiriakov) nel match con l’Inghilterra anch’essa tra le magnifiche otto dell’imminente Europeo. In quell’occasione debuttarono in Nazionale due giocatori destinati a lunga e rispettata carriera, Viktor Onopko e Valeri Karpin.
RICAMBIO GENERAZIONALE. La serie di amichevoli si concluse a inizio giugno a Copenhagen, 1-1 contro la Danimarca (Kolyvanov). Per la fase finale di Euro ’92, la CSI fu sorteggiata insieme alla Germania – alla prima uscita dopo la riunificazione – oltre ai campioni uscenti dell’Olanda e ai debuttanti scozzesi. Un momento di profondo cambiamento per il pallone ormai ex sovietico, alle prese con un ricambio generazionale tutt’altro che agevole. L’era Lobanovsky rappresentava solo un pallido ricordo, dei suoi scudieri erano rimasti in piedi solo Oleg Kuznetsov, Mikhailichenko e Alejnikov ormai vicini al tramonto. Byshovets chiamò venti giocatori. Portieri: Cherchesov e Kharin. Difensori: Chernyshov, Tskhadadze, Tsveiba, O. Kuznetsov, Onopko e Ivanov. Centrocampisti: Shalimov, Mikhailichenko, Kanchelskis, Alejnikov, Dobrovolski, D. Kuznetsov, Korneev e Lediakhov. Attaccanti: Yuran, Kiriakov, Liuty e Kolyvanov. Una curiosità: alcuni giocatori della CSI militarono contemporaneamente anche nelle neonate federazioni indipendenti, come Tskhadadze (Georgia) e Tsveiba (Ucraina).
EPILOGO. La spedizione svedese si rivelò modesta ma non fallimentare per gli uomini di Byshovets. L’esordio per poco non vide il colpaccio sui campioni del mondo tedeschi, visto l’1-1 acciuffato al 90° da Hässler dopo il vantaggio di Dobrovolski. Altro pareggio, stavolta a reti bianche, nel secondo incontro: l’Olanda di Gullit e van Basten, incoronata quattro anni prima, non riuscì a violare la porta di Kharin. Ancora in corsa per il passaggio del turno, la CSI salutò tuttavia la manifestazione in seguito al tonfo contro la Scozia a Norrköping (3-0). Quel 18 giugno 1992 si consumò l’ultimo atto nella storia di questa Nazionale atipica, dato che la rappresentativa venne ufficialmente sciolta: la Russia, diretta erede dell’URSS e della CSI, giocò la sua prima gara l’agosto successivo. Le dodici federazioni facenti parte della CSI proseguirono l’attività per conto proprio, affiliandosi alla UEFA oppure alla confederazione asiatica, come nel caso di Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Il Kazakhstan fece il percorso inverso, passando dall’AFC all’UEFA nel 2002. Tutti i giocatori selezionati per l’Euro ’92 proseguirono la carriera internazionale, tranne Liuty. I recordmen di quella Nazionale sono il portiere Dmitri Kharin (10 presenze) e l’attaccante Sergej Kiriakov (4 reti). Da sottolineare come, secondo la FIFA, non sono da conteggiare nelle statistiche ufficiali due amichevoli disputate contro il Messico.
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