Tutto pronto, in Svizzera, per la ripresa del campionato: riparte, quindi, il rito delle conferenze stampa prepartita per Maurizio Jacobacci, tecnico del Lugano. 3 gli uomini in forse per San Gallo: Guidotti, Marić e Yao, fuori per vari motivi. Sul loro impiego in Svizzera orientale verrà presa una decisione domani.
I giornalisti presenti hanno immediatamente incalzato il tecnico bianconero rispetto al mercato. Ecco le sue risposte (FC Lugano): “Il mercato è aperto, e qualcuno potrebbe arrivare. Vorremmo avere a disposizione una punta che ci possa veramente aiutare e subito, non fra un mese o due. Questo comporta che scegliere possa essere difficile. La partenza di Junior non ci ha reso contenti: si tratta di un elemento che, quando sta bene, può fare la differenza.
“Davanti, qualcuno non è al massimo: ma abbiamo fatto prestazioni convincenti anche con parecchie assenze. Per migliorare sottoporta, dovremo crescere in agonismo. Vorrei che iniziassimo a centrare di più lo specchio della porta: e questo vale anche per i centrocampisti. A tutti chiedo uno sforzo ulteriore: bisogna creare densità in area. Essere in tanti in quelal zona di campo significa poter sfruttare diverse situazioni favorevoli, magari sulle seconde palle. Non dobbiamo lasciare l’attaccante solo in mezzo a tre difensori avversari.”
Sulle ambizioni della sua squadra il tecnico ha poi risposto così: “Vogliamo fare bene, e servirà il giusto approccio mentale. A San Gallo andiamo per vincere, con la consapevolezza che la partita potrà avere vari sviluppi. Ci sarà un grande pubblico, un bell’ambiente: sono cose che piacciono ai giocatori. Nei primi 15, 20 minuti ci salteranno addosso: dovremo essere bravi a tenere, ma avremo anche qualche spazio per il contropiede.”
“Con la squadra ho un ottimo rapporto: ascolto tutto e faccio la sintesi, perché la responsabilità è mia. Parlo molto anche con lo staff, con il presidente che conosce bene i giocatori ed è un grande competente di calcio. Rispetto a ciò che succede in Svizzera interna (in settimana Celestini col Blick si è lamentato dello spirito polemico dei giocatori in Ticino – ndr), non è vero che lì i giocatori non discutono le scelte dell’allenatore. Se fai loro fare un esercizio che non è funzionale, i ragazzi ti chiedono spiegazioni. Hanno un cervello e lo usano, lì come altrove.”
“A Lugano alleno un gruppo che ascolta e interagisce. Devo spiegare perché faccio certe cose, ma va bene così. Il giocatore non deve partecipare alle situazioni e cercare insieme le soluzioni: non è un soldatino. Solo così si cresce come gruppo. Vale anche per lo staff: non ho bisogno di gente che dica solo sì, ma di persone che mi pongano interrogativi e problemi. Quando poi una decisione è presa, si rema tutti dalla stessa parte. In fondo vogliamo tutti la stessa cosa: il bene del Lugano.”