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I “flop” degli Anni ’10 – Che fine ha fatto… Nicklas Bendtner?

Concluso da pochi giorni il decennio 2010-2019, abbiamo voluto analizzare alcuni dei più clamorosi “flop” del calcio italiano ed europeo, analizzando le storie di quei giocatori arrivati con grandi attese e, invece, rivelatesi delle enormi delusioni. Rispondendo così all’inevitabile domanda che ogni tanto ci poniamo a tempo morto o mentre si parla con gli amici: ma che fine ha fatto?

La carriera di Nicklas Bendtner sembra essere destinata a essere ricordata più per la sua vita sregolata, fatta di festini e alcol, che per quanto fatto vedere sui campi di calcio. Una storia che sa di delusione e di occasione sprecata, perché la testa non è riuscita ad assecondare quella fortuna calata dal cielo che aveva dato al danese quel giusto mix di buon piede e fisico necessario per sfondare nel calcio dei grandi, fino a farsi notare persino da un grande osservatore di giovani talenti come Wenger.

E, in effetti, solo gli anni all’Arsenal resteranno i più importanti della sua carriera, nonostante i tanti bassi e i ben pochi alti. I numeri, però, dicono che il danese classe ’88 ha totalizzato ben 171 presenze, con 47 reti, con la maglia dei Gunners. Vero, resta l’Arsenal degli anni più complicati, quelli seguenti alla costruzione dell’Emirates Stadium, che segnarono un calo dopo un inizio di decennio d’oro. Ma su Bendtner, Wenger aveva scommesso tanto e, alla fine, il giocatore ha ricambiato solo con qualche lampo nei primi tempi, senza mai trovare la continuità richiesta.

Gli ultimi anni del danese a Londra diventarono un preludio a quello che sarà il prosieguo della sua carriera: poche e scarse prestazioni in campo, troppe foto della sua vita notturna pubblicate qua e là sui giornali inglesi. Un atteggiamento insopportabile persino per Wenger, che nel 2011 smise di dargli fiducia, cedendolo in prestito al Sunderland. E la parentesi con i Black Cats (30 presenze e 8 gol) fece capire a tutti che dietro alla sregolatezza, non ci fosse alcun genio, al punto di guadagnarsi il soprannome sarcastico di “Lord”, a premiare più le “prestazioni” fuori dal campo che i meriti sportivi.

Ed è curioso che proprio dopo l’avventura con i biancorossi, arrivò un’offerta da un club importante come la Juventus, già tornata ai massimi livelli, ma desiderosa di trovare un nuovo punto di riferimento offensivo di peso a parametro zero. E pure nella stagione 2012-2013, i bianconeri riuscirono a laurearsi ancora campioni d’Italia. Ma, certamente, non grazie a Bendtner, che collezionò appena 11 presenze e una serie di prestazioni imbarazzanti, anche a causa di una serie di infortuni, facendosi notare sostanzialmente per le sue attenzioni per ciò che con il calcio poco ha a che fare.

Da lì, è cominciata la sua discesa: prima il Wolfsburg per due stagioni, fino a ritrovarsi svincolato ad aprile per aver cominciato a saltare gli allenamenti, con il direttore sportivo Allofs che fu il primo ad ammettere il fallimento del suo tentativo di aiutarlo a rinscere; poi il Nottingham Forest, in Championship, seppur per qualche mese prima del passaggio ai norvegesi del Rosenborg. È proprio con i bianconeri che il giocatore danese sembrava aver ritrovato la sua strada, segnando 35 reti in 86 presenze e dimostrando di poter ancora avere qualcosa da dimostrare. Ma anche in questo caso, fu tutta un’illusione destinata a essere svelata poco tempo dopo.

Che fine ha fatto?

Chiusa l’esperienza al Rosenborg, Bendtner ha realizzato lo scorso settembre il romantico ritorno proprio a casa sua al Copenaghen, il club in cui era cresciuto prima di essere prelevato dall’Arsenal. Una storia che tutti si attendevano con un lieto fine e che, invece, è finita nel modo più classico per un giocatore come lui: 9 presenze, 1 gol e avventura conclusa alla fine del 2019, come previsto dall’accordo nel contratto. Oggi “Lord” Bendtner è ancora svincolato, nonostante un’offerta arrivata anche dalla Reggina in Serie C. Ma, a 32 anni, l’attaccante ha fatto capire che presto potrebbe anche arrivare l’addio al calcio. Decisamente inglorioso, se si pensa a come tutto era cominciato.