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Il Lugano è in Spagna: primi allenamenti e test

Foto FC Lugano

Prosegue, in Spagna, il ritiro del Lugano: i bianconeri rimarranno in Murcia ancora qualche giorno (domani affronteranno in amichevole i tedeschi dell’Heidenheim – Bundesliga2) e rientreranno in patria il giorno 15. Sabato 18 chiuderanno il ciclo di test con un amichevole contro il Kriens, compagine della Challenge League.

Nel fine settimana, dopo le impegnative amichevoli contro l’Anversa e l’Anderlecht, lavoro blando di scarico, soprattutto per chi ha messo tanti minuti di gioco nel motore. Nel gruppo anche Fabio Daprelà, colpito nei giorni scorsi da una fastidiosa influenza.

Oggi si riprenderà con il programma abituiale: doppia seduta di lavoro, atletico e tattico. Domani, come scrivevamo sopra, terza e ultima amichevole contro la compagine militante in Bundesliga2 dell’Heidenheim. Riferisce la RSI che, tra i volti nuovi, c’è quello di Joaquín Ardaiz, 21enne attaccante uruguaiano, in prestito a Chiasso.

Abbastanza soddisfatto Maurizio Jacobacci, il quale, al microfono di Serena Bergomi della RSI, ha sottolineato la soddisfazione di poter finalmente lavorare con il gruppo al completo. Il lavoro è intenso, i carichi di lavoro si fanno sentire nei test: tuttavia, si tratta di mettere benzina nel motore per poter fare bene in queste 18 partite di campionato che rimangono.

Il tecnico, infatti, era apparso moderatamente soddisfatto dopo la prova contro la compagine di Bruxelles, la scorsa settimana (FC Lugano): “Abbiamo avuto qualche difficoltà a entrare in partita, per via del duro lavoro di questi giorni. L’Anderlecht all’inizio ci ha pressati, ma ne siamo usciti indenni, migliorando nei minuti successivi, e facendo le cose bene. Abbiamo corretto qualcosa tatticamente, alzato il baricentro per creare problemi a Kompany, e li abbiamo messi nelle condizioni di modificare il sistema di uscita dalla loro zona difensiva. Non solo: abbiamo creato qualche occasione, anche se non siamo riusciti a concretizzare.”

“Nella ripresa, abbiamo subito un gol evitabile: c’è anche da dire che avevamo fatto diversi cambi. Il secondo è venuto su un contropiede dove Obexer è scivolato e con De Queiroz che ha sbagliato a uscire nel due contro uno: tuttavia, lui è giovane e inesperto, e ci sta. Poi abbiamo segnato e creato qualche buona opportunità, nonostante avessimo nelle gambe la partita con l’Anversa.”

Infine, il pensiero va su ciò che c’è ancora da fare prima del rientro in Svizzera: “Vorremmo concentrare il resto del lavoro sulla tattica, abbassando il ritmo di quello fisico, che è stato sinora predominante. L’idea è migliorare l’intesa tra reparto avanzato e centrocampo. Vorrei che i movimenti fossero sincronizzati, evitando di giocare palle difficili: è necessario recuperare palla e ripartire. Nella prossima amichevole punterò a tenere in campo per almeno 60 minuti gli stessi giocatori.”

Emerge, quindi, il difetto tante volte visto quest’anno, anche sotto la gestione Celestini: la difficoltà a concretizzare nei 16 metri finali. Il ritornello è sempre il medesimo: la società si guarda attorno, ma arriverà qualcuno solo con qualche uscita, magari eccellente, di quelle che portano denaro fresco.

Sul fronte cessione societaria, nel frattempo, tutto tace. E questo farebbe pensare che il Presidente Renzetti rimarrà in sella almeno sino a fine stagione. C’è poi tutta la questione legata allo stadio: il 5 aprile si voterà, a Lugano, per il consiglio comunale. Il tema, ovviamente, è già da tempo oggetto di discussioni e di promesse elettorali.

Quello che è sicuro è l’inidoneità di Cornaredo per le gare di campionato (si gioca attualmente in deroga), e la possibilità che, in futuro, venga ordinato ai bianconeri di giocare le partite casalinghe in un impianto della Svizzera interna, qualora non partano i lavori di costruzione del nuovo impianto. Una prospettiva catastrofica, che porterebbe alla fine del calcio nazionale di vertice in Canton Ticino.

Si tratta di un’eventualità talmente negativa che pochi la considerano realistica e concreta: e, forse, tutto questo è un male e non un bene. La realtà dice che, in due occasioni, la compagine ticinese è stata costretta a giocare la fase a gironi di Europa League in campo neutro, davanti a un pugno di propri tifosi. La soluzione va quindi trovata, e alla svelta, anche se larga parte dell’opinione pubblica locale sembra non ritenerla prioritaria.