Père Noël, oppure Babbo Natale se preferite, può avere più di un volto, se lo cercate sui campi di Francia. Può avere il classico copricapo rosso con cui Dimitri Payet ha festeggiato il terzo gol marsigliese al Nîmes, una sorta di game, set and match con qualche minuto di anticipo sui titoli di coda. Una partita che per un tempo si era totalmente dimenticata di essere il più classico esempio di testacoda, cancellando il gap che esiste tra una seconda ed una penultima in classifica, con Les Crocos settati sulla difensiva a ribattere il possesso palla dell’OM. In questi casi, oltre ai singoli, la differenza possono farla gli episodi ed è sotto questa voce che va inserito l’autogol di Alakouch, quindici secondi dopo l’inizio della ripresa. E’ il primo sassolino di una frana, che prosegue con il ritorno al gol del Pipa Darío Benedetto (un mese dopo l’ultimo squillo, a Tolosa) e grazie alla griffe del già citato “Père Payet”, fresco di duecentesima in maglia OM nel pareggio di Metz. Proprio la trasferta in Lorena aveva interrotto la striscia di vittorie della squadra di Villas-Boas che ora, grazie al 3-1 finale (a segno Briançon nel recupero), infila il settimo successo nelle ultime otto, si conferma comodamente in zona Champions e allunga nei confronti del quarto posto, vero obiettivo stagionale. Difficile immaginare un modo migliore per chiudere andata e 2019 di fronte ai 57mila del Vélodrome.
Congedarsi con stile dai propri tifosi era anche l’obiettivo del Paris Saint-Germain, con l’Amiens a fare da sparring partner al Parco dei Principi. Il 4-1 finale dice abbastanza sulla differenza in campo e sulla modalità automatica con cui il PSG sta navigando al comando della Ligue 1. Sette punti di vantaggio proprio nei confronti dell’OM, una partita da recuperare (a metà gennaio, al Louis II contro il Monaco) ed il volto, stavolta, è quello del platinato Kylian Mbappé, a segno con una doppietta ventiquattr’ore dopo il suo ventunesimo compleanno e semplicemente imprendibile per la difesa dell’Amiens, la stessa squadra che battezzò, poco più di due anni fa, Neymar, in quello stesso stadio, dopo una presentazione fatta di cori, palleggi e promesse più o meno mantenute. In campo, però, c’è poca storia ed è proprio il brasiliano a chiudere un assolo di Icardi, prima che all’84’ l’argentino ex Inter sistemasse la propria contabilità parigina con il nono centro in undici gare di campionato, il nono nelle ultime dieci, il numero 14 in 18 uscite stagionali. Con i Quattro Tenori su questi livelli, guardare al 2020 può rivelarsi molto più di un semplice esercizio d’ottimismo.
La letterina di Babbo Natale (o Père Noël se, a questo punto, preferite) è arrivata a destinazione anche nel Principato, nonostante l’andamento del Monaco non sia stato esattamente irreprensibile e senza contare i mugugni sul gioco monegasco che hanno fatto notevolmente vacillare la posizione di Leonardo Jardim alla vigilia. Il vantaggio del Lille al Louis II grazie al solito Osimhen (in doppia cifra grazie al primo gol lontano dallo stade Mauroy) sembravano rievocare vecchi fantasmi ed invece hanno avuto come merito quello di scatenare l’orgoglio rouge et blanc: una cinquina (Gelson Martins, Keita Baldé, doppietta del capocannoniere Ben Yedder e sigillo last second dell’ex capitano del Toro Glik) utile per restituire morale ad un intero ambiente, oltre che per chiudere la prima parte di stagione nella parte soleggiata della classifica, giustificando ambizioni di ulteriori upgrade in ottica europea con l’arrivo del nuovo anno. Musica diversa, invece, per il Lille, che sul traguardo, seppur platonico, di fine girone, s’inchioda e vede sfuggire il podio tanto a lungo occupato. A trarne vantaggio, un po’ a sorpresa e grazie anche al sorprendente k.o. interno del Nantes contro l’Angers nel derby dell’Ovest, è l’altalenante Rennes, terzo in classifica grazie ad un lampo dell’ex Milan M’Baye Niang, determinante nel successo (1-0) di Roazhon Park contro un Bordeaux sempre più alla ricerca di un identità che Paulo Sousa sembra, nel lungo periodo, non riuscire a dare.
Idee che non sembrano far breccia nel cuore della squadra, qualcosa di molto simile a quanto sta accadendo a Lione, con Rudi Garcia che fatica non poco a tenere dritta la barra in una tempesta fatta di infortuni (Depay, Reine-Adélaïde), incomprensioni societarie (qual’è il vero rapporto tra Aulas e Juninho?) ed episodi poco fortunati, come il rigore fallito da Dembélé sull’1-1 in casa del Reims, che avrebbe potuto dare al Natale di casa OL un sapore totalmente diverso. Avanti con Tousart, raggiunto dal rigore di Cafaro, all’OL è mancato ancora una volta l’episodio, il guizzo, la giocata in grado di cambiare la storia. Ma, in certi casi, c’è poco da fare. Anche per Babbo Natale.