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Super League svizzera, un primo bilancio del VAR

Con la fine del girone d’andata, nella Raiffeisen Super League svizzera è tempo di bilanci. Oltre a quelli sportivi, che faremo magari più avanti, vale sicuramente la pena di soffermarci su questo esordio, oltreconfine, del Video Arbitration Assistance (VAR). La Swiss Football League, a tale proposito, ha pubblicato alcune statistiche.

Durante le 90 partite del giorne d’andata, suddivise in 18 giornate, il VAR (che opera, come sappiamo, nella sala operatoria video – VOR – che si trova a Volketswil, nei pressi di Zurigo) ha effettuato 555 controlli. In media, quindi, sono poco più di 6 controlli per incontro. Il numero potrebbe sembrare elevato: questo però dipende dal fatto che tutti i gol, i calci di rigore assegnati e le espulsioni vengono sistematicamente controllate dal VAR.

Se quest’ultimo ritiene che una decisione sia chiaramente e manifestamente errata, lo comunica all’arbitro in campo, per una revisione dell’azione mediante video. 21 sono stati i casi nei quali l’arbitro ha seguito la raccomandazione degli assistenti video, ritornando sui suoi passi.

La preparazione del sistema è durata circa nove mesi. In questo lasso di tempo, il team incaricato dalla Swiss Football League e dalla Associazione Svizzera di Football ha provveduto alla formazione degli arbitri video, oltre che allo sviluppo dell’infrastruttura tecnica necessaria. Sono così state soddisfatte tutte le specifiche e i requisiti richiesti dell’International Football Association Board (IFAB), permettendo l’avvio del sistema nel principale campionato di calcio della Confederazione elvetica.

“Siamo molto soddisfatti dell’introduzione di VAR in Svizzera” sono le parole di Dani Wermelinger, capo degli arbitri d’élite ASF: “Le basi per un’implementazione di successo sta nella formazione intensiva dei nostri arbitri. Questa è stato accompagnata da un’infrastruttura e da una tecnologia che ha funzionato bene dall’inizio. Infine, l’intervento moderato del VAR, vale a dire solo in caso di errori chiari ed evidenti degli arbitri sul campo, è stato un valore aggiunto. Questa combinazione ha portato al successo.”

“Queste cifre sono incoraggianti, a dimostrazione che il calcio è diventato più giusto e più equo grazie al lavoro del VAR” ha quindi proseguito Wermelinger. “La qualità delle decisioni, già nell’immediato ad alto livello, non ha smesso di migliorare. Pur avendo corretto 21 decisioni, l’interazione tra l’arbitro e il VAR non ha funzionato come avremmo voluto in un numero molto limitato di casi. Questo, naturalmente, ci spinge a continuare sulla strada dell’ottimizzazione e del miglioramento dei nostri processi, continuando a lavorare duramente tutti insieme.”

Reto Häuselmann ha invece parlato da responsabile del progetto. Il suo ruolo era quello di curare l’interazione tra le molte persone coinvolte. “In poco tempo, abbiamo creato un sistema molto complesso. Oggi siamo lieti di vedere che l’interazione tra tutte le persone e le diverse tecnologie utilizzate formano un sistema i cui processi funzionano molto bene”. 

Nonostante non siano stati riscontrati problemi particolari, in questa prima metà della stagione, il lavoro del gruppo di progetto VAR guidato da Häuselmann è tutt’altro che terminato, come del resto aveva già sottolineato Wermelinger. “La VAR è partita bene in Svizzera, ma c’è sempre il rischio di affrontare un inconveniente tecnico od organizzativa durante una giornata di campionato, in futuro. Dobbiamo prepararci al fine di prevenire situazioni negative, consolidando le nostre procedure. A tale scopo, effettuiamo un debriefing settimanale sulla base di quanto accaduto nel precedente fine settimana, cercando costantemente di migliorare i dettagli.” (SFL.ch)

Queste le voci ufficiali, raccolte dal sito ufficiale della SFL. Da punto di vista degli altri addetti ai lavori e, soprattutto, dai tifosi, c’è stata invece qualche critica in più. Di sicuro manca ancora, da parte di alcuni arbitri davanti al video, la personalità per imporsi.

Se infatti è vero che la decisione finale spetta a chi è in campo, lo è altrettanto che chi può disporre della tecnologia, e si trova in una condizione differente, ha dalla sua la possibilità di vedere meglio di chi, in quel momento, sta sul campo di gioco. In alcune situazioni controverse alle quali abbiamo assistito, infatti, si è avuta la sensazione, guardando l’arbitro in campo (evidentemente impegnato in una conversazione con la sala di controllo), che lo stesso non fosse stato invitato, con la dovuta energia, a rivedere l’azione.

Alcune di queste fasi di gioco, analizzate poi in trasmissioni di approfondimento sportivo, avrebbero potuto avere un esito diverso. Nulla di eclatante: tuttavia, in un torneo dove, più volte, si è denunciato che la provenienza geografica (e soprattutto linguistica) andava a incidere sulle prestazioni arbitrali, il VAR poteva essere un’occasione per mettere fine a queste polemiche.

In conclusione, come detto sopra, questa tecnologia (e, soprattutto, la sua applicazione) sono ancora giovani. Noi, personalmente, ne auspichiamo l’utilizzo (le polemiche in tal senso, infatti, si vanno spegnendo, anche in altri Paesi come il nostro). Tuttavia, siamo dell’idea che debba essere più incisivo di quanto avviene oggi.

Fermo restando la responsabilità dell’arbitro di campo, questo va messo nelle condizioni di sbagliare il meno possibile. E, quindi, l’intervento da fuori campo deve esserci, quando qualcosa non va. E se il direttore di gara sbaglia, nonostante la tecnologia, e se magari è stato anche avvisato da chi fruisce dell’ausilio tecnologico, andrebbe squalificato” come ognuno degli altri protagonisti, soprattutto a fronte di situazioni oggettive. Ma ci sarà tempo per approfondire e migliorare. E non solo in Svizzera, a nostro avviso.