Lugano, record di punti per il girone d’andata: ora si attendono novità sul fronte cessione
Il pareggio in trasferta, a Neuchâtel contro lo Xamax, consente al Lugano di Jacobacci di festeggiare il record di punti ottenuto nel girone d’andata dal ritorno nella massima serie (2015/16). Si tratta solo di un risultato statistico: tuttavia è una notizia positiva, soprattutto viste le prestazioni delle ultime settimane.
Alla Maldière, l’undici sottocenerino ha offerto una prova convincente, sotto l’aspetto del gioco e della grinta. I ticinesi, andati sotto al 3′ per mano del solito Nuzzolo, spesso in gol contro i bianconeri (ma tante responsabilità sono da ascriversi alla coppia Yao-Kécskes, molle e distratta sul lancio di 60′ da parte di Di Nardo, non proprio una novità nel gioco dei neocastellani, che praticano spesso questo gesto tecnico), hanno reagito con ordine, creando gioco e occasioni. Come già visto tante volte, però, si è assistito alla solita grande difficoltà a concretizzare, fermo restando che, a questo giro, gli attaccanti titolari erano praticamente tutti fuori per infortuni e squalifiche.
A segnare è stato Custodio, su palla ferma (una punizione dal limite). Tuttavia, sono state tante le occasioni messe insieme dai bianconeri (due legni nella prima frazione, un gol annullato – giustamente – nella ripresa). Ha fatto parecchio discutere l’episodio che ha visto protagonista Aratore, lanciato nel finale verso la porta avversaria e atterrato da un intervento perlomeno rivedibile di Mveng. Niente VAR, invece: e il fatto ha indispettito non poco l’ambiente ticinese.
Emblematico, a tale proposito, il post sul sito ufficiale del club, che ha criticato le circostanze che hanno portato alle 6 ammonizioni a carico dei giocatori sottocenerini, analizzando anche alcune statistiche generali relative al torneo. Non solo: è stato citato lo studio ““Rot-Jaune-Verde. Language and Favoritism: Evidence from Swiss Soccer” redatto da Richard Faltings, Alex Krumer e Michael Lechner.
In questo dossier, che ha analizzato i dati delle due maggiori leghe calcistiche svizzere dalla stagione 2005-2006 al 2017-2018, emerge una propensione arbitrale a sanzionare formalmente i giocatori di squadre appartenenti ad altre regioni linguistiche. Considerato che l’italiano, nella Confederazione, è parlato solo in Ticino e in una piccola parte dei Grigioni (dove non esistono squadre di calcio che partecipano ai maggoiri campionati), lo studio, che dimostrerebbe l’esistenza, anche nel calcio, della discriminazione linguistica (una delle grandi preoccupazioni, storicamente, per la società elvetica in generale), vorrebbe essere la dimostrazione di un certo accanimento arbitrale nei confronti del Lugano (e non solo, visto i dubbi episodi avvenuti a Chiasso, nella serie cadetta, nella partita casalinga contro il GCZ).
Ieri sera, la popolare trasmissione “Fuorigioco” su TeleTicino ha rivisto con attenzione tutti gli episodi dell’incontro. Sicuramente alcune decisioni sono apparse rivedibili (il fallo su Aratore lanciato a rete nel finale di partita, del quale scrivevamo sopra, fermo restando che fosse avvenuto fuori dall’area).
La sensazione è che il meccanismo del VAR sia da perfezionare (in Raiffeisen Super League è stato infatti introdotto solo quest’anno), oltre al fatto che questa generazione di arbitri elvetici non sia, storicamente, tra le più interessanti nella storia del movimento calcistico rossocrociato. Premesso questo, vediamo arbitrare da anni il signor Jaccottet (l’arbitro di sabato sera), e lo trovamo tra i migliori: una serata negativa può accadere a chiunque.
Ci sentiamo quindi di affermare che sia sicuramente da oliare il meccanismo del VAR che, probabilmente, non è ancora stato del tutto accettato dal punto di vista della mentalità, oltre alle varie questioni strettamente tecniche legate al protocollo. A nostro parere, quindi, le cose non potranno che migliorare, nel futuro prossimo: la speranza è che certi studi e statistiche non abbiano più motivo di essere, in futuro, e che l’arbitro torni a essere marginale, quando si parla di calcio.
Rispetto alla cessione del club, secondo le nostre fonti, le trattative dovrebbero essere sul rettilineo finale. Il gruppo britannico, del quale si è parlato nelle scorse settimane, appare in netto vantaggio, anche se Renzetti preferirebbe una soluzione che gli permettesse di poter, in qualche modo, partecipare ancora attivamente alla vita della società. Sembrerebbero esistere in tal senso delle cordate a partecipazione italiana, con l’obbiettivo di utilizzare la compagine bianconera come palestra di crescita per giovani promettenti.
Il Lugano, infatti, gioca in un campionato di vertice, dove si confronta con avversari anche di caratura internazionale (il Basilea e lo Young Boys, per esempio). Sovente, capita di esibirsi davanti a decine di migliaia di spettatori (pensiamo allo Stade de Suisse e al St-Jacob Park: tuttravia, anche a San Gallo difficilmente si gioca davanti a meno di 10.000 presenti) e in stadi di buon livello: cosa, questa, che non accade (per esempio) nelle nostre serie inferiori.
Dopodiché, ovviamente, questa possibilità (che potrebbe essere di interesse per Inter e Juventus, con i torinesi che avevano già, in passato, una corsia preferenziale con il club elvetico) ha dei costi (di acquisto e di budget) che l’azionariato dei maggiori club della Penisola potrebbe valutare troppo elevato, a fronte di altre soluzioni meno onerose. E questo, probabilmente, è il principale ostacolo alla realizzazione di questo progetto.
Quella che appare certa è la volonta, da parte del Pres, di passare la mano, pur con qualche rimpianto. Tuttavia, in tutto l’ambiente c’è la certezza che ciò avverrà solo a fronte di precise garanzie dal punto di vista del futuro sportivo del Lugano. Nelle prossime ore, infatti, si parlerà proprio di questi aspetti, che saranno decisivi per il futuro societario del club di via Trevano: la sensazione diffusa è che tutto avverrà prima di Natale. Però, la storia recente ci ha insegnato che, in questi ambiti, nulla è sicuro sino alle firme: non resta, quindi, che aspettare.