Il 2019 dell’Italbici – C…come Ciccone
Tutti noi, nel nostro piccolo, abbiamo un anno che ricordiamo e che ricorderemo per sempre. Per il semplice ma importante motivo che in quell’anno è accaduto qualcosa che ha dato una svolta in positivo alla nostra attività lavorativa. Ebbene, per Giulio Ciccone il 2019 potrebbe essere proprio questo famoso anno.
Lo scalatore abruzzese era alla prima stagione in una squadra del World Tour, la Trek-Segafredo. E non ha certo avvertito il peso del “salto” nel gotha del ciclismo mondiale. Fin da subito, infatti, ha cominciato a regalare soddisfazioni alla formazione del d.s Luca Guercilena. A febbraio, sesto posto al Trofeo Laigueglia e vittoria – la prima con la nuova maglia – in Francia nella 2/a tappa del Tour de Haut Var. A Marzo, due piazzamenti nei dieci in due frazioni della Parigi-Nizza. E poi, a Maggio, il Giro d’Italia.
Un Giro d’Italia dove l’abruzzese parte con le idee chiare: lasciare perdere la classifica, ma puntare alle tappe e a conquistare la Maglia Blu del Gran Premio della Montagna, destinato agli scalatori. Un obiettivo che Ciccone focalizza fin dal principio. L’abruzzese, nella cronometro iniziale a Bologna vinta da Roglic, stacca il miglior tempo nel tratto in salita del San Luca e si veste d’azzurro. Una maglia che, a suon di fughe da lontano nei tapponi di montagna per incamerare pesanti punti, Ciccone porta fino a Verona indossandola quasi per tutto il Giro, tranne nella 12/a tappa dove a portarla è il compagno di squadra Gianluca Brambilla.
Ed è grazie a una di queste fughe che, il 28 maggio a Ponte di Legno centra il suo secondo successo di tappa nella Corsa Rosa a Ponte di Legno, bissando la vittoria di Sestola nel 2016 in maglia Bardiani. Un Giro d’Italia sugli scudi, che convince la squadra a mandarlo al Tour de France.
Ciccone dovrebbe solamente fare esperienza. E nient’altro. Ma l’11 luglio, nella frazione con arrivo in salita a La Planche des Belles Filles, centra la fuga giusta. Al traguardo, lo beffa il solo Dylan Teuns, ma a consolarlo arriva la Maglia più ambita da ogni corridore professionista, quella Gialla. La indossa due giorni, resta in classifica, ma, durante la 12/a tappa con arrivo a Tolosa, cade rovinosamente battendo violentemente un ginocchio. Stringendo i denti, Ciccone riesce ad arrivare a Parigi, concludendo il Tour de France al 31°posto.
Il finale di stagione non vede squilli, salvo l’11°posto alla Classica di San Sebastian e il 7°posto alla Coppa Agostoni, ma è anche comprensibile dopo con due Grandi Giri nelle gambe.
Ora, il 2020. I programmi di Ciccone ancora devono essere ben definiti, ma certo la presenza di un compagno di squadra come Vincenzo Nibali avrà il suo peso in merito. Ma tra Giro, Tour, Vuelta, Olimpiade e Mondiali di terreno dove l’abruzzese potrà mettersi in evidenza ve ne è in abbondanza.