La Campania (NON) Felix di Ancelotti e Ventura
La dicitura “Campania Felix” si riferiva, ai tempi dell’antica Roma, all’antica suddivisione della Campania che andava dal fiume Garigliano al Sele con l’aggettivo “Felix” dovuto alla presenza del fiume Volturno che rendeva fertile la terra.
Una dicitura che attualmente non può essere utilizzata per Carlo Ancelotti e Giampiero Ventura, allenatori delle squadre delle due più grandi città della Campania, rispettivamente Napoli e Salernitana. Due allenatori che in questi ultimi giorni presentano due caratteristiche in comune: una carriera di successi in campo nazionale e internazionale (ovviamente, con tutto il rispetto per il tecnico ligure, questo discorso vale maggiormente per Ancelotti) e un presente fatto di tante difficoltà.
Il Napoli sta molto probabilmente vivendo il periodo peggiore dell’era De Laurentiis dal punto di vista della gestione del gruppo e del rapporto tra società, squadra e tifoseria. Un excursus cominciato con la decisione del ritiro post sconfitta di Roma e pre gara di Champions League al San Paolo contro il Salisburgo con il “non sono d’accordo, ma mi adeguo” dell’allenatore di Reggiolo. Proseguito con l’oramai noto “ammutinamento” di Insigne e compagni dopo l’1-1 con gli austriaci e le conseguenti multe comminate dalla società. Una spaccatura che si è riverberata sui risultati della compagine partenopea in campionato: nelle ultime 7 partite, 5 pareggi e 2 sconfitte, per 21 punti in classifica, a –17 dall’Inter capolista e a -8 dalla coppia formata da Roma e Cagliari che condividono il quarto posto, vale a dire l’ultimo utile per accedere alla prossima Champions League.
L’unica isola “felice” è proprio l’attuale edizione della Coppa dalle Grandi Orecchie, dato che domani basterà battere il già eliminato Genk per staccare il pass per gli ottavi. Ma, se la situazione in campionato non dovesse mutare in meglio fin dalla prossima sfida contro il Parma al San Paolo, allora è molto probabile che l’avventura di Ancelotti sotto al Vesuvio potrà giungere al capolinea.
Come rischia di giungere al capolinea prima del termine l’avventura di Ventura a Salerno. Doveva essere l’occasione del suo riscatto, dopo la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 alla guida dell’Italia. Rischia di diventare la sua definitiva pietra tombale, calcisticamente parlando ovviamente. I numeri sono perentori: cinque sconfitte consecutive in trasferta nelle ultime 5 uscite esterne, un punto nelle ultime quattro gare dove la Salernitana ha messo a segno 4 gol ma ne ha subiti 7.
Tre le colpe attribuibili a Ventura: non essere riuscito a convincere la società (che, da questo punto di vista, è la principale responsabile, e ci mancherebbe altro) a far acquistare quei tre calciatori – centrale, regista e centravanti – necessari affinché la Salernitana potesse competere alla pari con le grandi del campionato, non essersi pienamente discostato dalle dichiarazioni del copatron Claudio Lotito che ha sostenuto che la rosa granata sia così com’è già in grado di inserirsi nella lotta per la promozione in Serie A (il calcio è opinabile, ok, ma chi ne capisce giusto un tantino arriva benissimo a comprendere la natura fantasiosa di queste dichiarazioni), non aver convinto sia sulle scelte tattiche (come l’intestardirsi con la difesa a tre) sia tecniche (questa squadra non può permettersi il lusso di non annoverare tra i titolari Cicerelli e Maistro). Tre colpe che, in caso di ko domenica contro il Crotone, gli apriranno quasi sicuramente la strada dell’esonero. E sarebbe una doppia mazzata. Per la Salernitana, ovvio. Per le velleità di riscatto di Ventura, anche.