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Tornando sul Black Friday: perché il Corriere dello Sport, per noi, non ha alcuna colpa

Il razzismo è la forma più becera di discriminazione, perché presuppone sia che esistano delle razze, sia che una o più di queste (presunte) razze possano essere migliori di altre. E fin qui siamo tutti d’accordo. Che poi il mondo sia ancora vincolato a simili congetture è un qualcosa a cui dobbiamo rassegnarci: l’ignoranza galoppa, nonostante viviamo nel periodo in cui l’informazione, e la cultura, ci bombardano h24. Ma tant’è. I razzisti esistono, emarginiamoli. I razzisti esistono, ignoriamoli.

Fatta l’opportuna e doverosa premessa, ci schieriamo: per noi, il Black Friday del Corriere dello Sport non è in alcun modo condannabile. Non è razzista, non è fuori luogo, può essere di cattivo gusto a seconda dell’opinione personale di chi legge, ma non è, in alcun modo, condannabile. Non è offensivo, non è discriminatorio, è solo un titolo che sottolinea che stasera (venerdì) ci sarà lo scontro tra due vecchi compagni di squadra, entrambi “black”, cioè neri. NON NEGRI: neri. Di colore. Neri. Non diversi. Beh?

Beh. Era scontato che si alzasse il polverone, questo sì. Ma figuriamoci se non l’aveva messo in conto Ivan Zazzaroni (che non conosciamo, con cui non abbiamo mai collaborato, che io che scrivo ho avuto modo di conoscere qualche anno fa ai tempi della sua collaborazione con Udinese Channel ma al quale non ho rivolto più dei soliti “ciao, bentornato, tutto bene?”). Piazzare due giocatori di colore in prima pagina e titolare “Black Friday”: praticamente, nell’Italia di oggi, è come dipingersi un bersaglio addosso e presentarsi al mondiale di freccette.

Quel Black Friday è solo un titolo, signori. Particolare, sicuramente; razzista? no. Non ci vediamo nulla di razzista né di offensivo, neanche volendo pensare al senso stesso del Black Friday vero, quello degli sconti, eccetera: son discorsi esagerati, sarebbe voler trovare per forza un capo d’accusa molto al di qua dell’ogni ragionevole dubbio. Il buonismo di oggi: prima ne facciamo a meno, meglio sarà. Fateci caso: la società moderna sente il bisogno di indignarsi. E schierarsi. La società moderna non legge tra le righe, non scruta, non osserva, “guarda ma non vede”. Legge Black Friday quando NON è il Black Friday, nota Lukaku e Smalling in prima pagina, intuisce la sfumatura appena necessaria a sbloccare il telefonino, e via con la caccia alle streghe. Ma in quel titolo, esattamente come spiegato nell’articolo annesso a firma di Roberto Perrone (che, a suo modo, sa di doverosa excusatio non petita messa lì, a prescindere, perché – come detto – magari lo temevano pure ‘sto polverone), di razzista non c’è proprio niente. E non c’è niente neanche di accusatorio. Nulla, zero: Lukaku e Smalling sono “black”, vero. E allora? Dov’è l’insulto? Sono meravigliosamente neri. A Wonderful Black Friday, ecco: CorSport, dovevi titolare così. Un aggettivo come parafulmine, contro il falso-moralismo.

Ehi, però: un attimo. A ben pensarci… Eccolo. Eccolo l’insulto, e assume i contorni del paradosso. L’insulto nasce quando qualcuno inizia a leggerlo, quel Black Friday, proprio come razzista. Evidentemente, chi lo assimila in modo discriminatorio è perché qualche differenza, intrinsicamente, egli stesso la nota: possiamo pensarla solo così. E abbiamo letto in giro anche di battute del tipo “pubblicheranno Barella a Natale con la scritta White Christmas”. E allora? Barella is white, didn’t you know? Dov’è l’insulto? Lukaku è nero, Barella è bianco, Smalling è nero, Sensi è bianco: dove sono gli insulti? Chi dice qui che uno sia migliore dell’altro? Magari palla al piede sì: Lukaku, più forte di – boh? – Dzeko (per dire). Quindi, scusate, in tal caso sarei razzista nei confronti dei bosniaci? No, ovvio. O perlomeno, non ancora: diamo tempo, al mondo, di imparare a indignarsi anche per ‘ste follie qua, poi ne riparleremo.

A ogni modo, il carico da novanta ce l’hanno piazzato gli interessati stessi: Lukaku e Smalling. Che hanno perfino replicato sui social, chiamati chiaramente in causa. Testimonial contro il razzismo, assolutamente sì e fanno bene: siamo con voi. Ma stavolta, cosa c’era da difendere? Un titolo di giornale dedicato a due ex compagni di squadra che si ritrovano a giocare contro? Quale, l’accusa? Aver scritto che sono “black”? Romelu, Chris, siete fortissimi, famosi, siete degli esempi per i ragazzi, siamo e saremo con voi nella lotta contro ogni forma di razzismo e discriminazione, ma stavolta non ha senso il vostro messaggio. Lukaku: questo, un palo a porta vuota. Smalling: un rigore causato con fallo di mano (ops!).

Infine, nota sul comunicato congiunto Roma/Milan. Il più classico degli scappellotti che si danno ai figli davanti a tutti, facendogli l’occhiolino. “Vietato l’ingresso al centro sportivo per tutto l’anno”. Datato, 5 dicembre. Anno solare s’intende, ovviamente, eh. Un mese fuori dai cancelli di Trigoria e Milanello per qualsiasi inviato/corrispondente del Corriere dello Sport, e non di più, perché comunque è stato riconosciuto che “l’articolo di giornale associato al titolo “Black Friday” contiene un messaggio antirazzista”. Momento, momento, momento. Come “messaggio antirazzista”? Ma allora? Non vogliamo pensare che siano comunicati acchiappa-consensi. Non è possibile, non deve essere così, non è così, non sarà così. Non è da stile Roma, non è da stile Milan. Però spiegatecelo, ché qua non ci arriviamo. Decidete di tener fuori una testata storica come il Corriere dello Sport per un titolo razzista dal contenuto antirazzista?

Honolulu, arrivo.

Post scriptum. Giusto ricordare: MondoSportivo.it è una testata giornalistica LIBERA, che adora la libertà di espressione, le diversità. Crediamo sia giusto, sempre e comunque, esprimere le proprie idee, nel massimo rispetto di tutti. Idee libere, mai offensive. Questo articolo non è stato commissionato da nessuno, non abbiamo alcun collegamento con il Corriere dello Sport, né con Ivan Zazzaroni. Abbiamo il piacere di poter collaborare con Roma, Milan e Inter quasi ogni domenica, accreditati allo stadio Olimpico e al Meazza. Perciò, qualsiasi idea in questo sito, e chiaramente in questo articolo, rispecchia l’idea di un gruppo di lavoro che, leggendo il titolo del CorSport e le reazioni scaturite, si è messo a discutere, proponendo un articolo che potesse esprimere, appunto, un pensiero. Anzi, due: il primo, è l’articolo di cui sopra. Il secondo, che il razzismo è un qualcosa che non va né ammesso, né consentito, né tollerato in alcun universo esistente. “È la repressione della parola a darne forza” (Cit.)