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Fonseca ride grazie alla terza linea. Il Brescia dura un tempo, ma non basta

Roma-Brescia si chiude sul 3-0, con il pubblico di fede giallorossa a inneggiare ai suoi beniamini al triplice fischio finale ebbro di felicità per il quarto successo nelle ultime cinque gare che, momentaneamente, vale il quarto posto in graduatoria. Il risultato finale della gara, però, non rende merito al Brescia di Fabio Grosso e minimizza più del dovuto la fatica dei Capitolini; gara dai due volti quella dell’Olimpico, con il Brescia capace di mettere con facilità la museruola a una Roma spenta e compassata del primo tempo ma incapace di opporre resistenza alla furia giallorossa scatenatasi nella ripresa.

Se all’intervallo si arriva a reti inviolate è, come anticipato, per la scarsa intensità della manovra dei Capitolini e le concomitanti polveri bagnate della batteria di trequartisti alle spalle di Edin Džeko. Stante la poca incisività dei propri avanti, è quindi la terza linea a salvare Paulo Fonseca da un plumbeo pomeriggio nel quale di grigio sul prato verde dell’Olimpico non c’erano solamente le nubi che sovrastavano il rettangolo di gioco.

A squarciare le nubi (perlomeno quelle metaforiche) regalando un sorriso a Fonseca, quindi, è la terza linea dei giallorossi. Smalling e Mancini propiziano il successo grazie alle prime due marcature che, come un grimaldello, scardinano la gara dell’Olimpico mettendo al tappeto un Brescia che nel primo tempo aveva messo con nonchalance la museruola al fronte offensivo dei giallorossi. Decisivo l’inglese con un gol pesantissimo e due assist, splendido il gesto tecnico di Mancini in occasione del raddoppio della Roma; bella, però, anche la prova di Alessandro Florenzi. Contro un avversario che, invero, poco ne ha messo alla prova le attitudini in marcatura probabilmente alla base delle perplessità di Fonseca nell’inquadrare come un terzino di ruolo il Capitano della Roma, Florenzi interpreta la gara nella maniera che più gli si addice martellando con continuità l’out difensivo mancino delle Rondinelle. L’elemento che però vale l’encomio al numero 24 dei padroni di casa, però, è la maturità dimostrata nel gestire negli ultimi giorni un momento complicato che rischiava di caricarlo di eccessiva pressione in vista di un banco di prova, quello contro il Brescia, al contrario smarcato agevolmente.

In casa Brescia, le Rondinelle meritano un voto altissimo per un primo tempo nel quale Joronen non si sporca praticamente mai i guanti, e senza strafare gli ospiti contengono i giallorossi rammaricandosi anche per un paio di occasioni capitate sui piedi di Ndoj e Donnarumma. Preoccupa non poco, invece, l’incapacità di reagire allo svantaggio scritto da Smalling in apertura di ripresa, e la resa incondizionata di una squadra travolta mentalmente e tecnicamente dalla foga della Roma nel secondo tempo; positiva la prestazione di Ernesto Torregrossa, ben più utile alla causa del Balotelli vistosi in questo abbrivio di esperienza bresciana. Difficilmente, però, basterà questo per superare indenni il prossimo attesissimo incontro di Campionato: il derby al Rigamonti contro l’Atalanta di Gasperini.