Il 2019 dell’Italbici – A…come Aru
Iniziato con domande e terminato con domande. Questo, in sintesi, il riassunto della stagione 2019 di Fabio Aru. Una stagione che non può non iniziare da una data: 1 aprile 2019. Data in cui il sardo si sottopone a Prato a un’angioplastica dell’arteria iliaca sinistra per eliminarne una costrizione che rende difficile l’afflusso sanguigno durante lo sforzo agonistico. E che molto probabilmente è stata la causa di un 2018 pessimo.
Problema risolto, avevano pensato in tanti. Questa la causa che aveva provocato lo scarso rendimento di Fabio Aru. E le prime uscite del sardo post operazione sembravano aver avvalorato questa tesi. Un buon Giro di Svizzera gli aveva spalancato le porte del Tour de France. Alla Grande Boucle, Aru tiene duro fino a quando può su tutte le tappe di montagna e alla fine si porta a casa un quattordicesimo posto che sembrava il prodromo di una rinascita ad alti livelli.
Una rinascita che avrebbe dovuto trovare nuova linfa alla Vuelta a España. Ma il sogno è durato lo spazio di poche tappe. La 2/a frazione con traguardo a Calp vinta da Quintana, con Aru abilissimo e lesto a tenere le ruote del gruppo dei migliori, è stata illusoria. Da lì in avanti, vi è stato un decrescendo rossiniano con Aru che ha perso ogni barlume di competitività. E così, mentre la sua squadra, la UAE Team Emirates si coccolava lo sloveno Tadej Pogacar (vincitore di tre tappe e terzo alla fine) il sardo sprofondava in classifica fino a concludere la sua Vuelta (e la sua stagione) anzitempo decidendo di ritirarsi.
In quel momento, è scattato un comportamento non tanto comprensibile da parte dei vertici della sua formazione, che gli hanno contestato la sua partecipazione al Tour de France (anche se la domanda sorge spontanea: perché non glielo hanno impedito?) e hanno praticamente affermato come il 2020 inizierà come il 2019 per Aru: nel segno delle domande e delle perplessità.
La sensazione che sia l’ultima occasione per il sardo è evidente e palpabile. Toccherà al corridore di Villacidro tirare fuori dal cilindro un 2020 che gli consentirà di tornare a iscriversi nel novero degli atleti da Grandi Giri.