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Un Cagliari in formato Champions: i segreti della squadra rivelazione della Serie A

La vittoria al Gewiss Stadium contro la Dea è soltanto l’ultima impresa di un avvio di campionato pazzesco per il Cagliari di Tommaso Giulini. I rossoblù occupano il quarto posto in classifica, condiviso con Lazio e Atalanta, con 21 punti racimolati in 11 partite e sono in serie positiva da nove gare consecutive. Di fatto, dopo aver perso le prime due sfide di campionato contro Brescia e Inter (eravamo ancora ad agosto) hanno inanellato una serie impressionante di risultati positivi, accompagnati da prestazioni di livello, come quella di Bergamo appunto. Un ruolino di marcia da Champions. Difficile tenere un campionato intero su questi livelli, ma dopo quasi un terzo di torneo il Cagliari sembra essere la sorpresa più piacevole (e romantica, se vogliamo) della Serie A. Ma quali sono i segreti della truppa di Maran?

IL LAVORO DEL TECNICO – Rolando Maran col suo staff stanno facendo un lavoro certosino. Siamo al cospetto di un allenatore un po’ sottovalutato, non certo appariscente, ma di assoluta competenza tecnica e tattica. Dal lavoro con i video, agli allenamenti in campo: i giocatori capiscono quando sbagliano e lavorano per migliorare movimenti, marcature e soluzioni di gioco. L’ex Chievo si sta scrollando di dosso alcune etichette che gli sono state affibiate in passato: quella di difensivista e quella di tecnico poco incline a puntare sui giovani. Il Cagliari ha sì una delle migliori difese del torneo, ma non rinuncia certo a giocare. Basterebbe guardare il primo tempo della sfida di Bergamo per rendersene conto. In quanto ai giovani, Maran non si è messo problemi nel lanciare ragazzi come Pinna e Oliva quando ce n’è stato bisogno. L’uruguaiano, tra l’altro, ha giocato titolare a Napoli e a Bergamo, due trasferte proibitive in cui i rossoblù hanno vinto. E domenica ha trovato anche la gioia del primo gol in Italia.

UN GRUPPO UNITO – Al di là del lavoro tattico, a Maran e collaboratori va riconosciuto un grande lavoro anche dal punto di vista umano, perché sta nascendo un gruppo coeso di calciatori, senza primedonne, in cui ci si aiuta l’un l’altro, soprattutto sul terreno di gioco. Chi va in panchina non storce il naso, ma si mette al servizio della squadra (è capitato più volte a Castro, ma anche a Rog e Nández). C’è poi uno zoccolo sudamericano (Castro, Simeone, Nández, João Pedro, Oliva) che a suon di cene a base di asado si è rafforzato nel corso del tempo e che alimenta positivamente lo spirito di gruppo.

UN CENTROCAMPO SUPER – Al di là degli evidenti meriti del tecnico, il centrocampo del Cagliari è di gran lunga fra i più completi in Italia. Non manca certo la qualità: Nainggolan è un lusso per una squadra come quella sarda. Il belga, dopo un avvio in sordina, sta crescendo partita dopo partita ed è il trascinatore del gioco rossoblù. Oltre a lui, c’è un Cigarini che detta i tempi in regia in maniera magistrale, una coppia di mezzali come Rog e Nández che abbinano corsa, inserimenti e qualità, un Castro che fa da jolly e illumina la manovra con la sua fantasia, un Ioniță che dà il proprio apporto in termini di fisicità e un Oliva che mette in campo la sfrontatezza dell’età e la calma dei veterani, visto che fa quasi sempre la scelta giusta col pallone tra i piedi.

JOÃO-CHOLITO, LA COPPIA FUNZIONA – L’infortunio occorso a Pavoletti nella gara d’esordio contro il Brescia sembrava potesse complicare le cose in casa Cagliari, d’altronde parliamo del bomber che con 16 gol ha trascinato i rossoblù alla salvezza nello scorso campionato. Eppure, a volte, non tutti i mali vengono per nuocere. Ci spieghiamo: con un Pavoletti in più questo Cagliari avrebbe persino potuto fare meglio, ma la coppia di punte che finora ha mandato avanti la baracca ha funzionato alla grande. João Pedro e Simeone, infatti, formano un duo ben assortito: entrambi partecipano alla manovra offensiva e non danno grandi riferimenti davanti. Il Cholito è più bravo nell’attaccare la profondità, JP10 invece sta studiando da centravanti e in area di rigore spesso è una sentenza. Una coppia che funziona, dunque, e che garantisce alla squadra maggiori soluzioni offensive rispetto al passato, anche se, in attesa del rientro di Pavoletti, forse manca una vera e propria alternativa ai due.

LA DIFESA BLINDATA – Il Cagliari ha la terza migliore difesa del campionato dopo quelle di Verona e Juventus. La squadra non è mai stata in balia dell’avversario, nemmeno nelle due gare perse contro Brescia e Inter. Pur non essendoci dei campionissimi fra i difensori, la linea a quattro è di grande affidabilità ed esperienza. Ma è l’intera fase difensiva a funzionare a meraviglia. Questo perché spesso il pallone è fra i piedi dei centrocampisti rossoblù e, in fase di non possesso, il pressing parte alto, consentendo molte volte di interrompere la manovra avversaria. Contro Bologna e Atalanta, per esempio, Nainggolan avanzava spesso sulla linea degli attaccanti per dettare i tempi del pressing e recuperare il possesso. Grandi meriti, però, vanno anche a Robin Olsen, che sta sostituendo l’infortunato Cragno come meglio non potrebbe. Decisivo in più occasioni, lo svedese è un valore aggiunto in questo Cagliari e sta riscattando alla grande il campionato da incubo con la Roma.

Domenica alla Sardegna Arena arriverà la Fiorentina di Federico Chiesa, con i rossoblù a caccia del decimo risultato utile consecutivo, per eguagliare il record del Cagliari di Marco Giampaolo (stagione 2006/07), ma soprattutto per restare in piena corsa per un posto nella prossima Champions League. Detto così sembra assurdo, soprattutto pensando all’esordio con due sconfitte casalinghe, ma i tifosi ci credono e domenica riempiranno la Sardegna Arena per alimentare un sogno, quello di tornare in Europa. E farlo nell’anno del centenario dalla nascita della società e del cinquantenario dalla vittoria del mitico scudetto del ’70 avrebbe decisamente un sapore particolare.