Dopo l’Olimpiade disputata a Londra nel 1948, la Serie A scoprì tutto ad un tratto il calcio scandinavo: danesi e svedesi invasero il nostro campionato, offrendo un rendimento medio molto positivo. In alcuni casi, arrivarono autentici campioni.
LONDRA. Ai Giochi Olimpici estivi del 1948, organizzati da Londra, il torneo calcistico vide ai nastri di partenza 18 nazionali. Alla fine, prese forma un podio a tinte scandinave: trionfo per la Svezia, medaglia di bronzo per la Danimarca. Un successo, che ebbe ottimi riscontri a livello internazionale vista la considerazione di cui godeva il torneo olimpico all’epoca. I Mondiali, a causa della guerra, erano stati disputati per l’ultima volta dieci anni prima (sarebbero tornati due anni dopo in Brasile) mentre gli Europei non erano ancora stati istituiti. La Svezia, guidata dall’inglese George Raynor, vinse l’oro battendo in finale la Jugoslavia e disseminando di reti – ben 22 in 4 partite – il proprio cammino. Non fu da meno la Danimarca, che eliminò l’Italia nei quarti e cadde in semifinale contro i “cugini”. Il 13 agosto, nel glorioso stadio di Wembley, la Svezia si impose per 3-1 sugli slavi davanti a 60.000 spettatori.
PROTAGONISTI. I campioni olimpici portarono in Inghilterra una rosa ridotta, composta da appena 12 giocatori. Si rivelò grande protagonista il cannoniere Gunnar Nordahl, tiratore scelto ex-aequo del torneo con 7 reti: con lui i fratelli Knut e Bertil, i centrocampisti Gunnar Gren e Nils Liedholm. Tra le file danesi l’altro capocannoniere John Hansen, l’half back di destra Axel Pilmark, l’ala sinistra Carl Aage Præst e Johannes Pløger sulla corsia opposta.
ESODO DI MASSA. Dopo la rassegna a cinque cerchi, tantissimi giocatori di entrambe le formazioni furono attirati dalle lire italiane: passando al professionismo dovettero però rinunciare alla Nazionale, come le regole dicevano all’epoca, in cambio di un futuro migliore. Fu così che la rappresentativa danese venne letteralmente saccheggiata… basti pensare che ben 10 dei 22 convocati (di cui 9 in stand-by) – John Hansen (Juventus e Lazio), Karl Aage Hansen (Atalanta, Juventus, Sampdoria e Catania), Ivan Jensen (Bologna), Axel Pilmark (Bologna), Johannes Pløger (Juventus, Novara, Torino e Udinese), Karl Aage Præst (Juventus e Lazio), Jørgen Sørensen (Atalanta e Milan), Dion Ørnvold (Spal), Hans Colberg (Lucchese) e Erling Sørensen (Modena, Udinese e Triestina) – furono ingaggiati da club italiani, subito dopo l’Olimpiade oppure negli anni immediatamente successivi. A questa decina si unirono Nils Bennike (Spal e Genoa), Helge Bronée (Palermo, Roma, Juventus e Novara), Kai Frandsen (Cremonese e Lucchese), Svend Jørgen Hansen (Atalanta e Pro Patria), Per Allex Jensen (Triestina), Leif Petersen (Livorno) e Poul Rasmussen (Atalanta): quanti danesi! La Juventus beneficiò soprattutto delle reti di John Hansen, tiratore scelto della Serie A 1951-52 e vincitore di 2 scudetti: la scintilla con i bianconeri probabilmente scoccò grazie al poker realizzato nel 5-3 tra Danimarca e Italia ai Giochi ’48. Di sicuro la Juve ci guadagnò eccome. In linea di massima i danesi si fecero valere tutti nel nostro Paese.
I CUGINI. Decisamente corposo pure l’arrivo dei giocatori svedesi in Italia, altrettanto positivo. Basti pensare al formidabile trio ingaggiato dal Milan, composto da Gren (poi Fiorentina e Genoa), Gunnar Nordahl (in seguito Roma) e Liedholm. Nordahl, formidabile centravanti dalla stazza poderosa, ha messo in saccoccia ben 5 titoli di capocannoniere e la bellezza di 210 gol in 7 stagioni e mezza: con 225 gol in A è tuttora il terzo di tutti i tempi dietro Piola e Totti (miglior straniero). Sono arrivati da noi anche i fratelli Bertil (Atalanta) e Knut (Roma). Della spedizione olimpica pure Sune Andersson (Roma), Pär Bengtsson (Torino), Kjell Rosen (Torino) e Stellan Nilsson (Genoa), poi i connazionali Karl Erik Palmer (Legnano e Juventus), Jan Aronsson (Lanerossi Vicenza), Ivar Ejdefjall (Legnano e Novara), Dan Ekner (Fiorentina e Spal), Ramon Filippini (Legnano), Gustav Ingvar Gärd (Sampdoria), Bengt Gustavsson (Atalanta), il fortissimo e longevo Kurt Hamrin (Juventus, Padova, Fiorentina, Milan e Napoli), Ake Hjalmarsson (Torino), Hans Jeppson (Atalanta, Napoli e Torino), Bengt Lindskog (Udinese, Inter e Lecco), Sigvard Löfgren (Lazio), Bror Mellberg (Genoa), Arne “Raggio di Luna” Selmosson (Udinese, Lazio e Roma), il geniale e sregolato Lennart “Nacka” Skoglund (Inter, Sampdoria e Palermo), Stig Sunqvist (Roma), Borje Tapper (Genoa).
INVASIONE E OBLÌO. Alla fine della fiera si trattò di un’autentica invasione, come quella che i sudamericani fecero a partire dagli anni Novanta. Quella parte di mappamondo calcistico, allora quasi inesplorato, portò da noi tanti personaggi da ricordare e diversi onesti mestieranti. Negli ultimi decenni a loro si è unito qualche sparuto rappresentante della Norvegia, giunta alla ribalta dopo un lunghissimo anonimato a partire dal Mondiale 1994. La Svezia avrebbe offerto anche altri elementi di rilievo, mentre la Danimarca vide i due principali esponenti della “Danish Dynamite” degli anni ’80, Michael Laudrup e Preben Elkjaer-Larsen, farsi valere con orgoglio.
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