Hellas Verona, una difesa d’acciaio per blindare la salvezza
Dieci partite giocate, 12 punti in classifica che valgono un undicesimo posto e un momentaneo +5 sulla zona retrocessione. Siamo quasi a un terzo del campionato, è presto, ma l’Hellas Verona di Ivan Jurić è inevitabilmente fra le sorprese di questo avvio di stagione. La vittoria di ieri al Tardini, infatti, non è casuale, perché i gialloblù hanno disputato la loro onesta partita, concedendo poco e affondando il colpo al momento giusto. Anzi, forse è mancata la stoccata dello 0-2, che ha prolungato la sofferenza fino ai minuti di recupero, ma il triplice fischio del signor Manganiello ha permesso comunque ai veronesi di festeggiare tre punti preziosissimi.
Quello che maggiormente balza all’attenzione è il dato dei gol subiti dall’Hellas: solo 8 in dieci partite. Tradotto: quella gialloblù è la miglior difesa della Serie A, assieme a quelle della Juventus e del Cagliari, che tuttavia devono ancora scendere in campo nella decima giornata. Una neopromossa che dopo dieci turni fa registrare una statistica del genere non può passare inosservata, anche perché squadre come Inter e Napoli, ben più attrezzate sotto tutti i punti di vista, hanno concesso di più. È evidente che la forza di questa squadra risieda nella capacità di non subire gol e di giocarsela a viso aperto contro chiunque. Di fatto, la squadra di Jurić ha subito due reti soltanto nelle trasferte contro Juve e Napoli, due fra gli impegni più proibitivi per una neopromossa. Per il resto, non ha mai deluso, collezionando punti contro le dirette concorrenti per la salvezza (Lecce, Udinese e Samp) e sbagliando, per così dire, soltanto la gara di venerdì scorso, persa al Bentegodi contro il Sassuolo. Ma qual è il segreto del team di Ivan Jurić?
Il solo impiego della difesa a tre, uno dei dogmi intoccabili per il tecnico croato, non basta come risposta, anche perché con lo stesso schieramento tattico (che sia 3-4-3, 3-5-2 o 3-4-2-1) in passato Jurić non ha ottenuto i medesimi risultati. In oltre cinquanta gare col Genoa, per esempio, la sua squadra ha subito la media di quasi due gol a partita, una media che non ha nulla a che fare con quella di quest’anno (0,80 gol subiti a match). Di certo, dopo anni di lavoro e studio tattico, anche i movimenti della difesa a tre sono stati perfezionati, sia per quanto concerne i tre centrali, sia per quanto riguarda l’intera fase difensiva, che comprende il prezioso lavoro degli esterni e del centrocampo.
I giocatori su cui sta puntando il tecnico, però, hanno quasi tutti una cosa in comune: la giovane età. In attesa del rientro dell’esperto Bocchetti, chi sta giocando non supera i 25 anni: Rrahmani (25), Günter (25), Dawidowicz (24), ma soprattutto Kumbulla (19). Il giovanissimo italo-albanese è il volto nuovo di questo Verona, un centrale dal fisico imponente, bravo in marcatura e nel giropalla, pericoloso nel gioco aereo in attacco. Altro giocatore che ha raggiunto finalmente un livello elevato di maturità è Davide Faraoni, esterno destro a tutto campo, bravissimo nelle due fasi e una variabile importante nel gioco offensivo: un centro a Cagliari per lui e innumerevoli cross che l’attacco scaligero raramente è riuscito a valorizzare. Senza dimenticare il portiere, Marco Silvestri, che con i suoi interventi spesso ha salvato il risultato.
Infine, meritano un cenno anche i due signori del centrocampo: Miguel Veloso e Sofyan Amrabat. Il portoghese sta vivendo una seconda giovinezza, sente la fiducia attorno a sé, è un maestro nella gestione del possesso e mai come quest’anno ha il piede caldo (2 gol e 3 assist per lui). Piacevole scoperta, invece, il marocchino, che è un vero e proprio motorino in mezzo al campo, dimostrando di essere in grado di abbinare al meglio qualità nei passaggi e fisicità nei contrasti. Non è un caso se proprio prima della trasferta di Parma, a chi gli chiedeva se Amrabat avesse bisogno di riposare, il tecnico abbia risposto che lui sta in campo finché non muore.
Un giusto mix di sfrontatezza ed esperienza, un gruppo sostanzialmente senza primedonne, ma che segue il proprio allenatore e crede nel lavoro. A volte non ci sono segreti inconfessabili, solo tanta umiltà e la voglia di credere in un progetto tutti assieme. Questo è il Verona a quasi un terzo di campionato, vedremo se gli scaligeri riusciranno a confermarsi e a ottenere una salvezza che ora sembra tranquillamente alla loro portata.