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Roma, lo scossone vale il quinto posto. Per Pioli tanto lavoro, e due enigmi da risolvere

Nel periodo ad oggi forse più complicato dal suo avvento all’ombra del Cupolone, Paulo Fonseca trova contro il Milan tre punti di platino, griffati dalle reti di Zaniolo e Džeko inframezzate dal momentaneo pari di Theo Hernández. Finisce 2-1 per i Capitolini, imperfetti, meno spettacolari del solito e, soprattutto, assai incerottati; la compagine giallorossa riesce comunque a strappare gli applausi del proprio pubblico specie con la determinazione con la quale, dopo il pari del Milan, è stato trovato e mantenuto intatto il nuovo vantaggio.

Tanto si è detto e scritto nelle ultime settimane della squadra di Fonseca, a più riprese anche correttamente: incostante, fragile in difesa e in molti dei propri effettivi, deludente in alcune uscite nelle quali i tre punti sembravano leciti.  La Roma, però, pur con tutte queste annotazioni è quinta in classifica a un solo punto dal Napoli che, tra l’altro, sarà ospite dei giallorossi sabato prossimo nella gara di apertura dell’11/o turno di Campionato, preceduto dall’imminente turno infrasettimanale.

Se una squadra così fortemente criticata in alcune uscite, e soprattutto penalizzata dalla vera e propria ecatombe scatenatasi su Trigoria riesce a portare a casa 15 punti che, grazie alla concomitante zoppia delle altalenanti avversarie, valgono la quinta piazza, viene spontaneo chiedersi quanti e quali margini di miglioramento possa avere la banda Fonseca una volta recuperati tutti gli effettivi e digerite del tutto le idee di calcio dell’ex-tecnico dello Shakthar Donetsk.

Tra i locali spicca la predisposizione al sacrificio di Mancini, schierato nell’inedito ruolo di mediano davanti alla difesa,  in un momento di estrema difficoltà in termini di risorse, così come la rabbiosa e agonisticamente determinata risposta di Niccolò Zaniolo a qualche voce corsa negli ultimi giorni. Džeko, in versione “uomo mascherato” è il solito imprescindibile fulcro della manovra offensiva giallorossa ma forse le notizie più belle sotto questo versante arrivano da Javier Pastore: finalmente spigliato, l’argentino è in netto miglioramento e spesso al centro del gioco, fornendo come il rientrante Perotti speranze e buone indicazioni da tenere in considerazione per il futuro del Campionato.

In casa Milan l’impressione che il (duro) lavoro cui sarà chiamato Stefano Pioli sia più mentale che non tattico e tecnico. I  rossoneri partono con buona personalità in casa della Roma, e il gol di Džeko arriva per una grave disattenzione sugli sviluppi di corner; quello che deve far riflettere, però, è l’incapacità di costruire vere occasioni di rete dopo il nuovo svantaggio nel secondo tempo. Guardando alle individualità, Theo Hernández si può ritenere il padrone della corsia di sinistra con buona pace di Ricardo Rodríguez, mentre i due veri rompicampo per Pioli portano i nomi di Paquetá e Suso: da collocare in via definitiva il brasiliano, volenteroso ma quasi un pesce fuor d’acqua nella posizione tra le linee disegnatagli dall’ex-tecnico della Fiorentina. Lo spagnolo, non è un mistero, non passa un momento di forma particolarmente felice e anche a Roma è uno spettatore non pagante; la missione di rilancio del Milan, per Stefano Pioli, non può non nascere dalla soluzione di questi due enigmi.