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Le 7 Marce, Gp Messico – L’altitudine fa brutti scherzi ai box, non a Hamilton

Fonte: Mercedes-AMG F1

Gran Premio del Messico, 18/a tappa del Mondiale di Formula 1 2019. Analizziamo quanto accaduto sul circuito “Fratelli Rodriguez” di Città del Messico con la nostra monoposto fornita di un cambio vintage ma potente a 7 marce.

Viaggia in 7/a marcia, Lewis Hamilton – Gary Lineker soleva dire che il calcio è un gioco strano, si disputa undici contro undici ma alla fine vincono i tedeschi. Una frase che può essere paragonata alla Formula 1. In pista vi sono sempre 20 macchine, ma alla fine vince sempre Lewis Hamilton. Il (quasi) 6 volte Campione del Mondo fa ogni cosa al momento giusto. Rientra quando deve rientrare e riesce a gestire come meglio non si potrebbe quasi 50 tornate, che sempre sono tante pur se fatte con le gomme a mescola dura. Si merita il successo in questo Gran Premio, null’altro da aggiungere.

Viaggia in 6/a marcia, Valtteri Bottas – Dopo la paura del botto in qualifica, non si fa pregare e disputa un Gran Premio regolare ma con sprazzi di alta combattività. Come il controsorpasso cattivo e deciso nei confronti di Verstappen. Oppure come la pressione nel finale portata nei confronti di Sebastian Vettel nel finale della corsa. In ogni caso, raggiunge un duplice obiettivo: il podio con il terzo posto e il rinvio, almeno di sette giorni, della festa mondiale di Hamilton.

Viaggiano in 5/a marcia, Sergio Pérez e Daniel Ricciardo – I due migliori attori non protagonisti di questo Gran Premio. Il messicano della Racing Point, da profeta in patria, strappa un settimo posto che vale oro per la sua scuderia. Il francese della Renault riscatta una pessima qualifica con una gara nella quale sfrutta benissimo le gomme dure in partenza, gestite per ben 50 giri, in maniera da ritrovarsi in zona punti dopo la sosta. Bella la battaglia finale tra i due, vinta da Pérez.

Viaggia in 4/a marcia, Sebastian Vettel – Gran Premio dove il tedesco della Ferrari manda un segnale importante sia a Leclerc che alla squadra in ottica 2020. Unico appunto, forse è stato qualche giro di troppo in pista nella prima parte di gara con le gomme medie.

Viaggiano in 3/a marcia, Max Verstappen e Charles Leclerc – Sono arrembanti, sono forti, sono veloci. Ma sono ancora giovani e in alcuni frangenti peccano di inesperienza. Il primo compie una clamorosa sciocchezza in qualifica non alzando il piede dall’acceleratore pur vedendo quanto occorso a Bottas, subendo una sacrosanta penalizzazione. E poi in gara, fora la gomma della sua Red Bull in un tocco con la Mercedes di Bottas (sempre lui!) che avrebbe potuto risparmiarsi. Il secondo è bravo a conquistare la pole position, ma non riesce in alcun modo a gestire le gomme. Risultando essere scarsamente competitivo per i primissimi posti della graduatoria.

Viaggiano in 2/a marcia, l’Alfa-Sauber e la Haas – Sia la scuderia svizzera col marchio del Biscione che quella statunitense collezionano l’ennesima gara senza poter essere in alcun modo competitive per la zona punti. Il sospetto che entrambe abbiano già alzato bandiera bianca e stiano già pensando al 2020 è molto elevato.

Viaggiano in 1/a marcia, le soste ai box – Norris col problema all’anteriore sinistra che si blocca in pitlane, Giovinazzi e Leclerc che vedono i meccanici litigare con la posteriore destra. Si vede che i 2000 metri di altitudine del circuito messicano hanno dato un po’ alla testa agli addetti ai lavori delle scuderie…