A volte ai campioni capita di imboccare tunnel oscuri, difficili da attraversare, che sembrano quasi non avere sbocco. Radja Nainggolan ai tempi della Roma, e parliamo di appena due campionati fa, era fra i migliori centrocampisti sulla faccia della terra: interdizione, dinamismo, tecnica, visione di gioco, creatività, capacità di inserimento, conclusione dalla distanza. Aveva tutto quello che un calciatore del suo ruolo dovesse avere, forse anche di più. Spalletti negli anni giallorossi, tra l’altro, l’aveva forgiato, reinventandolo trequartista con risultati cristallini e ampliandone la duttilità; il Ninja era un punto fermo della Nazionale belga e l’oggetto del desiderio di tanti club europei. Poi, quasi all’improvviso, l’imbocco del tunnel.
Sia chiaro: il suo è stato un “declino” a metà, una situazione da “vorrei, ma non posso”, perché, nonostante sia uscito dal giro della selezione belga, ha sempre dato l’impressione di poter essere devastante da un momento all’altro. Il tutto è cominciato con il passaggio all’Inter, in quella trattativa famosa soprattutto perché la società nerazzurra decise di sacrificare la giovane stella in rampa di lancio, Zaniolo, per il campione affermato, Nainggolan, appunto.
A Milano l’inizio dei problemi: infortuni vari e una stagione caratterizzata da alti e bassi, che l’hanno visto prima ai margini del progetto (a fine dicembre, di fatto, era fuori rosa) e poi protagonista al momento giusto, col gol decisivo contro l’Empoli nell’ultima di campionato, che è valso all’Inter l’accesso diretto in Champions League.
L’arrivo di Conte in estate e la conseguente decisione che il Ninja non facesse parte dei piani del nuovo corso hanno decretato ufficialmente la “crisi” di Radja, una che prima era soltanto latente. Serviva ripartire, dunque. Rimettersi in gioco e ritrovare se stessi, anche perché parliamo di un atleta di 31 anni, che può e deve ancora dare tanto.
La malattia della moglie Claudia (lei sarda non d’adozione) combinata alla necessità di ritrovare l’affetto e la fiducia della gente nei suoi confronti per poi ritrovare anche quella nei propri mezzi hanno fatto sì che il belga decidesse col cuore e sposasse la causa del Cagliari, la società che l’ha lanciato nel grande calcio, l’isola in cui ha messo radici.
Un avvio al piccolo trotto: prima Maran ha insistito nel posizionarlo in regia, con discreti risultati peraltro, poi l’infortunio al polpaccio. Anche il rientro in squadra è stato graduale, ma piano piano il Ninja si è preso le redini del gioco dei rossoblù, sfruttando anche l’avanzamento sulla trequarti, in una zona del campo in cui, se sta bene, può essere devastante.
Il popolo rossoblù ha atteso con impazienza il vero Nainggolan e domenica scorsa, contro la SPAL alla Sardegna Arena, lui ha risposto da grande campione: esterno destro di contro balzo da almeno 25 metri e palla a togliere le ragnatele dall’incrocio dei pali, alle spalle di un incredulo Berisha. Un gol dei suoi, potremmo dire, ma talmente bello da sembrare unico. E la dedica, con gli occhi lucidi, alla moglie che sta giocando la partita più importante.
Ora che la fiducia sembra tornata e piano piano sta arrivando anche la condizione migliore, Nainggolan non può e non deve mettersi limiti, anche perché attorno a lui c’è un Cagliari che sembra attrezzato per dare fastidio a tanti in questo campionato. Per certi versi, questa è l’ennesima storia del campione che cade e si rialza, ma lasciateci credere che stavolta sia risultato decisivo il ritorno a casa. Come nelle belle storie.