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Il calcio italiano prende spunto dalla pallacanestro?

Il Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio Gabriele Gravina ha celebrato il suo primo anno sullo scranno più alto del Palazzo di via Gregorio Allegri con una lunga intervista al quotidiano La Repubblica, dove ha toccato diversi temi. Tra i quali, la struttura dei campionati.

Gravina ha rilanciato una sua idea (sempre anticipata allo stesso quotidiano un paio di anni fa, quando era Presidente della Lega Serie C). Un’idea che prevederebbe lo scorporamento della Serie B in due gironi, B1 e B2 di 18 squadre ciascuno. Al di sotto, una Serie C che diventerebbe semiprofessionistica. In parallelo, l’abolizione del paracadute che ricevono le compagini che retrocedono dalla Serie A e l’adeguamento automatico degli ingaggi dei calciatori delle formazioni che passano in un campionato del livello inferiore.

Una proposta interessante, che farà sicuramente discutere. Una struttura che ricorderebbe molto quella della pallacanestro. La palla a spicchi italiana vede infatti un solo torneo professionistico, la Serie A, e poi solo campionati dilettantistici, a partire dalla Serie A2 divisa in due gironi.

La proposta di Gravina parrebbe davvero prendere spunto da come la pallacanestro italiana ha disegnato i suoi campionati. Anche se due differenze fondamentali permarebbero. In primis, le Serie B1 e B2 del calcio rimarrebbero professionistiche a tutto tondo e poi apparterrebbero a due livelli diversi (con la B1 ovviamente superiore alla B2) e non allo stesso come accade alla A2 di pallacanestro suddivisa in due gironi.

Comunque, il Presidente della FIGC ha lanciato un bel sasso nello stagno della struttura dei campionati. Se avessimo ricevuto un euro ogni qualvolta che si parla di riforma dei tornei calcistici italiani, saremmo tutti novelli Bill Gates. Chissà se questa non sia la volta buona. Ovviamente però, se riforma sarà, sia dotata di un certo criterio. Cambiare tanto per cambiare, non avrebbe senso alcuno.