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Pallone in Soffitta – Gli stranieri di Romeo Anconetani

Ricordare Romeo Anconetani è come un tuffo al cuore per gli appassionati di calcio italiani, nella fattispecie quelli legati agli anni Ottanta. Un grande conoscitore di calcio, che riuscì nell’ impresa di portare a Pisa giocatori di livello internazionale con la riapertura delle frontiere.

1982. Al termine del campionato cadetto 1981-82, il Pisa conquistò la promozione in Serie A per la prima volta nel dopoguerra. Romeo Anconetani, personaggio incredibile dalle mille sfaccettature, riuscì a portare il calcio di vertice in quello spicchio di Toscana poco avvezzo a certi palcoscenici. Conosciuto per la grande competenza, grazie a un sensazionale archivio di calciatori costruito in decenni e beneficiando di parecchi collaboratori, Anconetani si era fatto un nome come operatore di calciomercato. Gli affibbiarono il soprannome “Signor 5%“, in onore della percentuale pretesa in ogni affare a cui aveva partecipato.

Romeo Anconetani

Diventò un esempio unico nel panorama della Serie A, visto che fu in grado di mantenere a certi livelli un club senza essere un industriale o un imprenditore. Lungimirante e fortunato, il presidente si mosse alla grande quando il Pisa conquistò la A: potendo ingaggiare due stranieri, arrivò a mettere a segno due “colpi” seppur per ragioni molto diverse. Si portò a casa il nazionale danese Klaus Berggreen, ottimo centrocampista, per 270 milioni dal Lyngby.

L’uruguaiano Jorge Caraballo fu invece uno dei primi “bidoni” del nostro campionato: un incidente di percorso può capitare, ma il “Presidentissimo” Anconetani ci sapeva fare, eccome. Considerando le poche annate disputate dai nerazzurri in A, c’è solo da applaudire in tema di stranieri. Più che altro col senno di poi e per la carriera poi da loro vissuta dopo Pisa.

ALTALENA. Nell’estate 1983 concluse un acquisto di nota, ingaggiando nientemeno che Wim Kieft. Centravanti olandese ancora giovanissimo, si era messo in luce a livello internazionale a suon di gol nell’Ajax, vincendo pure la Scarpa d’Oro. Un primo anno contraddittorio, poi il contributo determinante per il ritorno in A del Pisa dopo la retrocessione (15 reti) e il passaggio al Torino nel 1986. Nella stessa estate andò via pure Berggreen, ceduto alla Roma per la bellezza di 4 miliardi. Che plusvalenza!

Klaus Berggreen

Un’altra caduta in B e la pronta risalita, con una squadra tutta italiana. Nel 1987 un altro acquisto che si rivelerà lungimirante: Carlos Caetano Bledorn Verri, in arte Dunga, arrivò a Pisa scoprendo il Vecchio Continente al cospetto della Torre Pendente. Avrebbe poi fatto la prestigiosa carriera che tutti conosciamo. Insieme al brasiliano di Ijui vestì il nerazzurro il centrale difensivo inglese Paul Elliott, il quale tuttavia non sfondò nonostante le discrete credenziali. Nel 1988 si aprì al terzo straniero: confermato Elliott, spazio al biondissimo olandese Mario Been e al capocannoniere del campionato belga Francis Severeyns. Magrolino, baffuto e ancora molto giovane, non riuscì mai a segnare in 26 apparizioni di campionato. Segnò però 5 gol in Coppa Italia e fece le valigie per tornare in patria. Been si fece notare per il bagaglio tecnico.

ARGENTINA. Il Pisa scende ancora in cadetteria ma risale immediatamente nel 1990. L’ultima stagione in Serie A dei nerazzurri presieduti da Romeo Anconetani, appunto quella 1990-91, vede l’ultimo colpo di coda del brillante e vulcanico dirigente. Acquista due giovani argentini che sulle prime sembrano delle dubbie scommesse. Invece avrà ragione lui, nuovamente: si tratta di José Chamot e Diego Simeone.

Diego Simeone

La coppia vivrà poi in Italia una carriera di successi, con altre maglie. Il grande Romeo è agli sgoccioli. Arriverà il fallimento, ma non prima di aver visto Henrik Larsen protagonista di Euro ’92 con la Danimarca campione. Larsen si laureò campione d’Europa quando era di proprietà del Pisa, sebbene in prestito al Lyngby. Nonostante le vicissitudini degli ultimi tempi della sua presidenza, Anconetani resta un personaggio cardine del calcio italiano degli anni Ottanta. E non solo per i chili di sale che spargeva sul campo prima delle gare in segno scaramantico…