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Čech sulle orme del leggendario Bobrov: quando calcio e hockey vanno a braccetto

C’è chi non si accontenta di primeggiare in una sola disciplina. Sono stati tanti gli atleti che, una volta terminata la loro carriera, hanno provato a entrare nella storia gareggiando in un altro sport. Alcuni non sono propriamente riusciti nel loro intento. Michael Jordan, probabilmente il più grande cestista di tutti i tempi, tentò l’avventura nel baseball, salvo tornare sui propri passi circa un anno e mezzo dopo. Usain Bolt, una volta lasciato il mondo dell’atletica, sembrava voler calzare gli scarpini da calcio ma le sue apparizioni si sono limitate solamente a qualche gara amichevole. L’ex velocista Marion Jones, vincitrice di tre ori Mondiali, tornò alla sua vecchia passione, il basket, vestendo senza troppo profitto la maglia del Tulsa Shock, che militava nel massimo campionato americano.

Al contempo molti altri sono riusciti nell’impresa. Il più famoso, almeno per noi italiani, è certamente Alex Zanardi. L’ex pilota di F1, che subì l’amputazione di entrambe le gambe in seguito al gravissimo incidente del Lausitzring in Formula Cart, ha fatto incetta di medaglie mondiali e olimpiche, affermandosi nel paraciclismo. Oppure il leggendario Jim Thorpe, che durante la sua carriera sportiva seppe primeggiare nel penthatlon, nel decathlon, nel baseball e nel football americano a cavallo tra il 1912 e il 1928.

Adesso un altro campione si va ad aggiungere alla fila di chi, in passato, ha tentato una carriera alternativa. Si tratta di Petr Čech, che ha costruito le sue fortune in Premier League con le maglie di Chelsea e Arsenal. Primatista di presenze con la maglia della Repubblica Ceca, ha da poco lasciato il calcio giocato ma non lo sport. Si è reinventato come giocatore di hockey ghiaccio, naturalmente sempre nei panni di portiere. E il suo esordio è stato semplicemente fantastico: ha parato ben tre rigori e ha permesso alla sua squadra, Guildford Phoenix, (partecipante alle seconda divisione della National Ice Hockey League inglese) di ottenere un’importante vittoria. “Era il mio sogno di bambino giocare anche solo una partita di hockey su ghiaccio – ha detto raggiante Čech alla fine del match – e adesso l’ho realizzato e nessuno me lo può togliere“.

Chissà se la carriera di Čech continuerà o se si limiterà a questa singola apparizione. La storia, a dire il vero, gli dà qualche speranza in più. Infatti c’è già un atleta che ha ripercorso le stesse identiche orme dell’ex portiere ceco. Si tratta di Vsevolod Bobrov, personaggio unico nel panorama sportivo sovietico. Nato nel 1922, fu prima calciatore: con la maglia del Cska Mosca, che allora si chiamava Cdka, vinse quattro scudetti e due coppe nazionali, riuscendo a segnare ben 80 gol in 79 partite. E partecipò alle Olimpiadi del 1952 da capitano della Nazionale sovietica. Poi fu hockeista: conquistò l’oro olimpico alle Olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo (1956), oltre a due mondiali e sette titoli nazionali. Senza considerare che, una volta ritirato, guidò sia squadre di calcio che di hockey ghiaccio.

Erano altri tempi e probabilmente Bobrov è leggenda inarrivabile, anche per un campione come Čech. Ma può diventare una fonte di ispirazione per l’ex portiere del Chelsea, che a questo punto potrebbe non limitarsi ad aver realizzato il suo desiderio di bambino. D’altronde lo sport cos’è, se non il continuo superamento dei propri sogni?