Lanterne spente
È proprio il caso di dirlo: se Atene piange, Sparta non ride. La Genova calcistica sta vivendo un momento difficile, forse inimmaginabile alla vigilia del campionato. Ancorate agli ultimi due posti della classifica, Sampdoria e Genoa hanno cominciato la stagione in maniera disastrosa. Eppure le premesse sembravano ottime, viste le scelte tecniche operate in estate. I blucherchiati avevano puntato dritto su Eusebio Di Francesco, uno di quegli allenatori che, si dice, riescono a far giocare bene le loro squadre. Anche i rossoblù avevano scommesso sulla qualità, ingaggiando un allenatore esperto ma con idee fresche e innovative come Aurelio Andreazzoli.
QUI SAMPDORIA – La scelta di Di Francesco lasciava presagire un forte cambiamento di rotta, almeno dal punto di vista del modulo. Addio al 4-3-1-2 giampaoliano, benvenuto al famigerato 4-3-3 tipico dell’ex allenatore di Sassuolo e Roma. D’altronde Di Francesco è di scuola zemaniana e non è abituato a scendere a compromessi. Vuole una squadra aggressiva e sbilanciata in avanti, per sfruttare al massimo i suoi schemi d’attacco. Ma probabilmente la sua Samp non aveva le caratteristiche giuste. Intanto gli mancava un centravanti di peso, come lo era stato Edin Džeko alla Roma. Quagliarella ha dimostrato di essere un gran bomber, ma a certe condizioni, ossia quando ha qualcuno accanto con cui dialogare. E il modulo adottato lo ha penalizzato, visto che si è ritrovato a sobbarcarsi da solo l’intero peso dell’attacco.
Ma non solo. La Sampdoria ha perso calciatori importanti (su tutti Andersen e Praet) senza sostituirli a dovere. Sono arrivati giovani di belle speranze ma ancora un po’ acerbi per il campionato italiano. Thorsby non ha ancora messo piede in campo, Chabot avrà ancora bisogno di tempo, così come l’argentino Maroni in attacco. A tutto questo si aggiunge una situazione societaria poco chiara: sembrava che il gruppo capeggiato da Vialli potesse arrivare ad acquistare la Samp, con Ferrero disposto ad accettare l’offerta e abdicare. Ma non se ne farà nulla, a quanto sembra. Difficoltà su difficoltà che renderanno la rincorsa del nuovo allenatore ancora più piena di ostacoli.
QUI GENOA – Le cose non vanno meglio sull’altra sponda genovese. Dopo un avvio convincente, in cui sembrava aver trovato continuità e un modo di giocare proficuo, il Genoa è sprofondato in una pesante crisi di risultati. La vittoria manca da più di un mese, esattamente dal 1 settembre, quando a uscire sconfitta dal Ferraris fu la Fiorentina. Poi l’1-2 interno contro l’Atalanta ha probabilmente rotto qualcosa nel giocattolo di Preziosi. Si sono notate tutte le difficoltà dei giovani centravanti rossoblù – Pinamonti e Favilli – che si sono alternati al fianco di Kouamé. E la difesa ha cominciato a perdere molte certezze.
Contro il Milan la squadra ha lottato ma con poca lucidità nei momenti chiave del match, come dimostra il rigore fallito sul finale di partita. Andreazzoli ha subìto i primi mugugni societari, è stato messo più volte in discussione. Ancora non si sa se rimarrà al timone del Genoa, ma le prossime settimane saranno comunque decisive anche per l’ex tecnico dell’Empoli.