Nove vittorie in undici uscite, Champions compresa, sei nelle ultime sette di Ligue 1, nove clean sheet, tradotto: quando il PSG è in giornata è dura per chiunque, entro e fuori dai confini di Francia. Lo è ancor di più quando il processo di integrazione dei nuovi si dimostra essere sempre più avanti, caso ne sia il poker con cui sabato al Parco dei Principi è stato travolto l’Angers, che pure arrivava distante due soli punti in classifica. Tanti “sì” in risposta alle domande post Istanbul, dopo il successo sul Galatasaray Mauro Icardi ha concesso il bis, timbrando per la seconda volta consecutiva il cartellino e vidimando il primo centro in Ligue 1. “Arrivavano da tutte le parti”, ha chiosato a fine partite il tecnico dell’Angers Stéphane Moulin, tratteggiando più che bene la situazione. Sarabia ad aprire, Icardi a chiudere il primo tempo proprio sull’assist dell’ex Siviglia, poi Gueye insieme al quarto centro in campionato di un Neymar sempre più al centro del gioco parigino: abbastanza per mettere le cose in chiaro e arrivare alla sosta davanti a tutti, obiettivo minimo e parziale ma comunque raggiunto.
A guidare il peloton, giusto per stare in Francia e legarci al giallo, ecco il Nantes, ovvero, la contendente che non ti aspetti. Un inno al minimo scarto, questa, in estrema sintesi, la squadra allenata da Christian Gourcuff, pronto a salire al livello di stregone dovesse riportare i canarini in Europa a fine stagione. Cinque vittorie nelle ultime sei giornate, tutte per 1-0, non esattamente una novità dalle parti della Beaujoire (stagione 2017/’18, Claudio Ranieri in panchina, il compianto Emiliano Sala in attacco) ma di sicuro un’assicurazione sulla solidità oltre che sulla compattezza di una squadra che anche contro una diretta concorrente come il Nizza ha messo in mostra credenziali importanti. Il gol di Simon quasi a tempo scaduto è bastato per confermarsi a -2 dalla vetta, i cinque gol subiti sin qui (solo il PSG ha fatto meglio) possono aiutare, anche e soprattutto nel medio/lungo periodo.
Proprio contro il Paris Saint-Germain, lo scorso weekend, il Bordeaux aveva chiuso la propria striscia positiva e rimediato l’unico scivolone delle ultime otto giornate, immediatamente cancellato con il successo nel derby della Garonna, vinto 3-1 in casa del Tolosa. Il progetto di Paulo Sousa, arrivato in corsa nella passata stagione, sta iniziando a pagare dividendi, il 3-4-3 è finalmente diventato una realtà sostenibile, il trio Briand-Hwang-de Preville ha tutto per essere il passepartout verso la zona Europa.
Una rivalità che non ha nulla da invidiare a quella tra PSG e OM, una situazione di classifica intricata e, come ciliegina, il debutto, sulla panchina del Saint-Étienne di una bandiera dell’OL come Claude Puel: bienvenue dans le derby du Rhône. Una partita tirata, vissuta e decisa, ça va sans dire, come in film, all’ultimo respiro, grazie al sigillo dello sloveno Beric, entrato una manciata di minuti prima, in tempo per far esplodere lo Chaudron. Un successo, il secondo dopo quello di Nîmes che non aveva evitato l’allontanamento di Printant, che permette in un colpo solo ai Verts di abbandonare il fondo della classifica e di sorpassare un OL mai così in crisi.
Nella geografia di una classifica versione XS, come dimostrano i sei punti che separano il sesto posto, teoricamente utile per l’accesso alle coppe, dall’ultimo, vanno sottolineate le situazioni di Marsiglia e Monaco, grandi in cerca di smalto e, soprattutto, continuità. La Licorne ha consegnato a Villas-Boas la seconda sconfitta in campionato (3-1 Amiens, nell’anticipo di venerdì, nonostante il quinto centro stagione del Pipa Benedetto), due mesi dopo il debutto choc contro il Reims, i tre pareggi ottenuti nelle ultime quattro giornate hanno evidenziato la frenata di una squadra che, ad un quarto di stagione, è già a -8 dal PSG.
Differente la situazione dei monegaschi, arrivati alla Mosson in salute oltre che con l’ambizione di conquistare la terza vittoria consecutiva e invece usciti molto più che ridimensionati dal tris firmato Mollet, Delort e dall’ex Parma Pedro Mendes. Inutile il sesto timbro del co-capocannoniere Ben Yedder (sesto assist di Slimani, miglior passatore del torneo), il terz’ultimo posto rimane, numeri alla mano, più vicino dei sogni d’alta classifica.
Sotto gli occhi di José Mourinho, in tribuna allo stade Pierre Mauroy, il Lille fallisce l’aggancio al terzo posto in solitaria. Il 2-2 contro il Nîmes, però, porta in calce l’ennesima firma del grande protagonista di questo avvio di stagione, il nigeriano Victor Osimhen. La griffe con cui riprende Les Crocos (avanti 2-1 dopo il guizzo in avvio di Remy) aggiorna la sua contabilità a quota sette gol nelle prime nove giornate, abbastanza per rimanere da solo in vetta alla classifica marcatori. Non male per uno che compirà 21 anni a dicembre e che, portato in Europa dal Wolfsburg, poteva contare su una sola stagione di livello, quella passata, in Belgio con la maglia dello Charleroi. Il tutto, con un’eredità di tutto rispetto ad alleggiare tra i tifosi dei Dogues, quella di un certo Nicolas Pépé. Mission accomplished.