Gnabry e il poker in Champions: un’impresa per pochi intimi
Partiamo da un dato statistico inconfutabile: fino a 24 ore fa, Serge Gnabry, talentuoso attaccante esterno in forza al Bayern Monaco, aveva collezionato 11 presenze in Champions League (8 con la maglia dei bavaresi e 3 con quella dell’Arsenal) senza mai trovare la gioia del gol. Ieri sera nel nuovo White Hart Lane, contro i vice campioni d’Europa del Tottenham, in una sfida sulla carta difficilissima per gli uomini di Niko Kovač, ne ha fatti addirittura 4 in poco più di novanta minuti, recuperi compresi. Anzi, in quarantacinque minuti, visto che li ha siglati tutti nella ripresa. Roba da non credere.
Tra l’altro, quattro reti di pregevole fattura, nelle quali ha messo in mostra una velocità d’esecuzione pazzesca, una tecnica sopraffina e un tiro in porta niente male. Tre gol di destro, uno di sinistro: nel primo si invola sulla corsia mancina, si accentra e mira col destro all’angolino, nel secondo piazza un diagonale di sinistro che colpisce la parte interna del palo prima di insaccarsi, mentre nel terzo sfodera un difficile stop di prima su un lancio dalle retrovie prima di involarsi in porta. Quello del poker personale, forse, è il centro più “normale” messo a segno dal tedesco classe 1995 nella sua serata indimenticabile.
Tre punti per il Bayern nella sfida più difficile del girone, pallone da portare a casa e da custodire in qualche teca e una storia da raccontare ai nipotini fra una cinquantina d’anni. Ma Serge Gnabry non è il primo nella storia della Champions League (quindi dalla stagione 1992-93 in poi) ad aver timbrato il cartellino quattro volte. Nell’Olimpo dei pokeristi, infatti, ci sono altri dodici giocatori, fra cui anche il suo compagno di squadra Robert Lewandowski (“solo” doppietta per lui ieri sera), autore di quattro gol nella semifinale del 2013, vinta dal Borussia Dortmund contro il Real Madrid.
È la seconda volta, invece, che un giocatore del Bayern riesce a calare un poker in Champions: prima di Gnabry, infatti, ci riuscì Mario Gómez, che fu l’incubo del Basilea nel ritorno degli ottavi 2011-12. Ovviamente, in questa élite calcistica non mancano i grandi nomi: dai milanisti Marco van Basten (il primo a esserci riuscito in Milan-Göteborg del 1992, ricorderete la mitica rovesciata) e Andriy Shevchenko (Fenerbahçe-Milan 0-4, stagione 2005-06), passando per Ruud van Nistelrooy (Manchester United-Sparta Praga 4-1, novembre 2004) e Zlatan Ibrahimović (Anderlecht-PSG 0-5, ottobre 2013), per finire con gli immancabili Lionel Messi (4-1 del Barça all’Arsenal, con la Pulce che diventa il primo calciatore a esserci riuscito nella fase a eliminazione diretta) e Cristiano Ronaldo (poker in venti minuti nell’8-0 del Real Madrid sul malcapitato Malmö nel dicembre 2015).
Non solo big però, perché negli almanacchi hanno un posto d’eccezione anche altri attaccanti dai nomi un po’ meno altisonanti, ma non per questo meno bomber: Simone Inzaghi è l’unico italiano presente ed ebbe la sua serata di gloria nel marzo 2000, quando con la maglia della Lazio rifilò quattro gol all’Olympique Marsiglia; l’elenco continua col croato Dado Pršo (Monaco-Deportivo 8-3, novembre 2003), col francese Bafétimbi Gomis (Dinamo Zagabria-Lione 1-7, dicembre 2011) e con il brasiliano Luiz Adriano, che detiene il record di quaterna realizzata nel minor tempo, solo 16 minuti in BATE Borisov-Shakthar Donetsk 0-7 (ottobre 2014). In realtà, in quella partita Luiz Adriano ne fece 5, record assoluto per la Champions, eguagliando Leo Messi, che due anni prima ne rifilò altrettanti al Bayer Leverkusen. Ma questi sono casi più unici che rari.