Mbappé e Neymar, cinque mesi dopo. Tanto era passato dall’ultima gara giocata insieme dalle due stelle di casa Paris Saint-Germain, eppure, a Bordeaux, tutto è parso naturale, quasi ovvio. La sconfitta nell’infrasettimanale contro il Reims aveva incrinato il rapporto tra il pubblico parigino ed il tecnico Thomas Tuchel, colpevole di un turnover esasperato che aveva portato in dote (già) due sconfitte nelle prime sette uscite di Ligue 1. I mugugni, così come le possibili alternative (Allegri, of course) che avevano immediatamente popolato la fantasia dei tifosi del Parco dei Principi sono stati spazzati via più che accantonati, appena les etoiles hanno ripreso a brillare. Mezz’ora in tandem, assist di Mbappé, gol di Neymar, con quest’ultima parte diventata ormai facile refrain dopo le griffe contro Strasburgo e Lione, due gare strappate proprio grazie a degli 1-0 inchiostrati dal brasiliano ribelle. In questo modo, la vetta della classifica di Ligue 1 rimane affaire parigino ed il viatico verso l’impegno di Champions, reale obiettivo/ossesione a certe latitudini, prosegue così come il completo recupero degli assenti. Contro i girondini, almeno in panchina, si è rivisto Icardi, non ancora Cavani, ultimo grande assente di un inizio di stagione vissuto tra alti e bassi.
Dietro al PSG, soffia il vento dell’Ovest. L’Angers confida nell’ennesimo gol last second di Alioui per recuperare lo svantaggio interno contro l’Amiens ma manca l’operazione aggancio, i sedici punti sono un bicchiere molto più che pieno per una squadra con un budget tra i più risicati e con un solo obbligo dichiarato, quello di salvarsi. Stesso bottino ma, a questo punto, qualche ambizione in più per una grande storica di Francia come il Nantes. L’arrivo, a poche ore dall’inizio della stagione, di Christian Gourcuff sembrava l’ennesima sfida a tempo per chi deve avere a che fare con un vulcanico proprietario come Waldemar Kita, invece l’ex tecnico del Lorient ha saputo cementare una squadra senza un esagerato tasso di talento attorno ad un sistema di gioco corale e condiviso, l’esatto opposto rispetto a quello che, attualmente, è il Lione, avversario nel lunch match (orario imposto dal mercato asiatico) di sabato. L’autogol di Marçal, oltre a far perdere il proverbiale aplomb al social media manager di casa OL, ha messo seriamente a rischio uno dei progetti più interessanti di questa stagione, quello del duo Juninho-Sylvinho. Le due vittorie nei primi 180’ sono rimaste desolatamente isolate, la vetta è già lontana nove punti, l’impegno di Champions è dietro l’angolo e non è detto che la sosta sia sgombra da rivoluzioni, visto che, a proposito di proprietari decisi, a Lione comanda un certo Jean-Michel Aulas.
OL che, pronti via, sembrava molto più di un credibile contender per il PSG e che ora si trova appaiato a quel Monaco che, invece, pareva essere ripiombato nelle stesse incertezze che lo scorso anno avevano portato l’incubo della Ligue 2 molto vicino al Principato. La seconda vittoria in pochi giorni (4-1 sul Brest al Louis II) ha messo in evidenza tutta la potenza offensiva a disposizione di Leonardo Jardim: Ben Yedder, Slimani, Gelson Martins e Keita Baldé, un poker a segno per riportare i monegaschi fuori dalla zona rossa e tornare a giustificare ambizioni europee. Le altre, in questo senso, non corrono. Nonostante il vantaggio firmato da Dolberg, al centro delle discussioni più per lo spinoso caso dell’orologio rubato all’interno dello spogliatoio che non per eventi di campo, non è bastato al Nizza per superare il Lille (1-1 di Luiz Araujo, sempre più grimaldello a disposizione di Galtier in questi primi due mesi di campionato), qualche chilometro più ad Ovest, nel posticipo, il Marsiglia si è fatto inchiodare sul pari dal Rennes, nella sera in cui Mandanda è stato premiato per aver superato le 400 presenze in maglia OM.
L’1-1 finale, con Caleta-Car a riprendere il vantaggio bretone firmato dall’ex Milan e Torino Niang, vale all’OM il quarto pareggio in sette partite, troppi per una squadra che ha perso meno di tutte (una sola volta, alla prima di campionato contro il Reims) ma cui spesso è mancato il guizzo per entrare stabilmente nel giro delle big. Eppure il risultato non è la maggiore preoccupazione dalle parti del Vélodrome, se è vero che a livello dirigenziale la posizione di Andoni Zubizarretta sarebbe a forte rischio. La proprietà americana non avrebbe gradito la campagna acquisti e soprattutto quella legata alle uscite, per André Villas-Boas non una grande notizia, visto e considerato il forte rapporto che lo lega all’ex portiere del Barcellona.