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Tolleranza zero verso gli “sfoghi” social: il gesto esemplare del Grosseto

“Questa troia! 16 anni può andare a battere, l’età l’ha!”. Un messaggio molto duro, senza troppi giri di parole e di una cattiveria imperdonabile, ma che stavolta, per fortuna, non è rimasto impunito. La destinataria degli insulti è la giovane attivista Greta Thunbeg, che in questi giorni è stata oggetto di numerosi attacchi dagli stessi, vergognosi toni sui social, in seguito al discorso pronunciato all’ONU che ha anticipato la manifestazione dei Fridays For Future dello scorso venerdì. Ma l’autore del commento Tommaso Casalini, ormai ex vice-allenatore dei Giovanissimi “A” del Grosseto e che forse sperava di raccogliere qualche “like” in più con uno sfogo senza alcun filtro, si è ritrovato immerso improvvisamente in una bufera da cui non è più riuscito a sfuggire, finendo per essere giustamente messo alla porta dallo stesso club toscano.

La burrascosa storia avvenuta in queste ore a Grosseto è finita al centro dell’attenzione di tutti i media italiani, che hanno applaudito a scena aperta il gesto della dirigenza toscana. Un segnale forte, di grande cura verso ciò che accade dentro ma anche fuori dal campo, per preservare l’immagine di una storica società che sta provando a rinascere dopo i difficili anni successivi ai numerosi guai societari. Perché se il campo sta già premiando i Grifoni, primi in classifica da neopromossi nel Girone E di Serie D, è stato con questo gesto che si è vista l’attenzione di una società seria, che punta al meglio non solo per i giocatori della prima squadra, ma anche per i più giovani, andando ben oltre i semplici meriti sportivi.

Casalini si è già scusato, anche se la pezza è stata quasi peggiore del buco. In una lettera aperta, il giovane allenatore ha riconosciuto il proprio errore, presentandolo però “un’esternazione scritta in un mio momento di rabbia con un linguaggio assolutamente sbagliato e con un contenuto del quale mi pento” e adducendo di “non aver pensato né di poter mai pensare davvero certe cose, a maggior ragione di una minorenne”. Parole che confermano una volta di più che i social network siano ormai diventati valvola di sfogo per troppe persone, convinte di essere salvaguardate dal fatto di essere dietro uno schermo e non faccia a faccia con il destinatario delle proprie parole.

Il gesto di Casalini è imperdonabile, non soltanto per l’oggetto in sé del commento ( insulti gravi e di una bassezza disumana venduti come un’esplosione di rabbia del momento ritenuta, in maniera sinceramente non condivisibile, quasi incontrollabile), ma soprattutto per il ruolo ricoperto dal ragazzo, che si occupava di dirigere dei ragazzi di 14 anni. Un’età in cui insegnare i valori del rispetto e dell’educazione dovrebbe essere anche più importante di mostrare il nuovo, geniale schema da calcio di punizione che è venuto in mente la notte prima.

Un concetto evidentemente non chiaro al Casalini ma che, fortunatamente, lo è stato per il Grosseto calcio, intervenuto prontamente per allontanare il tecnico. Compiendo un gesto esemplare che ci si augura possa aprire le porte a un futuro del tutto diverso, in cui tutte le società, da quelle di Serie A a quelle di livello regionale, rivolgano maggiore attenzione a quello che accade anche sui social, ormai a tutti gli effetti parte integrante di quel mondo reale che esiste fuori dal terreno di gioco.