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Il primo amore non si scorda mai

Quando la scorsa estate la Juve piazzò il colpo Cristiano Ronaldo, Massimiliano Allegri disse che sarebbe stato impensabile un ritorno del caro vecchio 3-5-2. Perché questo modulo, usato massicciamente sia da lui che da Conte, avrebbe finito per tarpare le ali al portoghese, abituato a dare il meglio di sé in un attacco a tre punte. Il ragionamento filava e seguiva una logica ben precisa: quando hai in campo un elemento di grande spessore come CR7, fai di tutto per metterlo nelle condizioni di esprimersi al massimo.

E anche l’avvento di Sarri lasciava presagire queste intenzioni. D’altra parte sia al Chelsea che al Napoli il tecnico italiano aveva adottato efficacemente il 4-3-3, anche se con opportune differenziazioni, in base ai giocatori che aveva a disposizione. Ma il modulo era quello, senza se e senza ma. Poi arriva una sera di fine settembre, Cristiano Ronaldo è fuori per un affaticamento muscolare e il tecnico si affida a Higuaín e Dybala. E cambia anche disposizione, perché abbandona il modulo a tre punte e torna a un suo vecchio amore, il 4-3-1-2. Con Ramsey ad agire da trequartista e a ispirare il duo argentino.

E l’esperimento – se così si può definire – riesce. Lo stesso Sarri ammette che è una strada percorribile, con o senza Cristiano Ronaldo. “Dobbiamo essere pronti a giocare sia col 4-3-3 che col 4-3-1-2. In questo momento però abbiamo problemi con gli esterni e abbiamo tanti centrocampisti offensivi. Quindi mi sembrava logico andare a sfruttare le risorse che abbiamo in questo momento. Ramsey è il più adatto, ma possono interpretare quel ruolo anche Rabiot e lo stesso Dybala, che però a me piace un po’ più davanti. Se poi tra un mese i nostri attaccanti esterni staranno bene ne riparleremo“.

Parole che mostrano come Sarri non sia ancorato a un modulo soltanto, come molti vorrebbero far passare. E che ci ricordano che i vecchi amori a volte ritornano. A Empoli Sarri aveva costruito il suo ciclo vincente sul 4-3-1-2, sfruttando le doti di trequartisti come Verdi e Saponara. Adesso, in un momento in cui non ha molte scelte sulle corsie laterali, è pronto a rispolverarlo. Perché una squadra duttile, che sa cambiare in corsa, ha sempre una marcia in più.