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Le 7 Marce, Gp Singapore – Vettel non cade nel “burrone” del dimenticatoio

Gran Premio di Singapore, 15/a tappa del Mondiale di Formula 1 2019. Analizziamo quanto accaduto sul circuito di Marina Bay con la nostra monoposto fornita di un cambio vintage ma potente a “7 marce”.

Viaggia in 7/a marcia, il circuito di Singapore – Dicono che le corse in notturna snaturano la Formula 1. Dicono che i circuiti cittadini sono oramai una cosa da anni Cinquanta. Lasciateli parlare. Singapore non avrà mai il fascino di Spa, l’adrenalina di Monza, la storia di Montecarlo. Ma la corsa di ieri si candida a pieno titolo a divenire la più bella e appassionante del Mondiale di Formula 1 2019. E non solo per il risultato.

Viaggia in 6/a marcia, Sebastian Vettel – Quando, sportivamente parlando, sei sul ciglio di un burrone, delle due l’una: o ci cadi dentro e tanti saluti oppure tiri fuori dal fondo del barile le risorse che ti permettono un’improvvisa risalita. Una “scelta” che fa la differenza tra un campione e un fuoriclasse. Vettel, critiche a parte, appartiene alla seconda categoria. Il tedesco si ricorda di essere un quattro volte Campione del Mondo e, grazie anche alla strategia di una Ferrari finalmente ritrovata, torna al successo dopo più di un anno (Ungheria 2018). La speranza è che non sia solo una zampata episodica.

Viaggia in 5/a marcia, Antonio Giovinazzi – Un fine settimana molto importante per il pugliese dell’Alfa Romeo Sauber. In primis, per aver nettamente vinto il duello interno con il compagno di squadra Raikkonen. Poi, per aver per la prima volta assaporato la dolce sensazione di essere in testa a un Gran Premio di Formula 1. Infine, grazie all’unico spunto felice della discutibilissima strategia Alfa Romeo (si veda la 2/a marcia) e a un paio di decisi e efficaci sorpassi, per essersi portato a casa quantomeno un punto che fa classifica. E giustizia. Perché sarebbe stato assolutamente ingiusto uscirsene da Singapore senza nulla in mano.

Viaggia in 4/a marcia, Charles Leclerc – Il “Predestinato” continua la sua scalata verso l’empireo motoristico con la quinta pole position di questo Mondiale, la terza consecutiva. E con un secondo posto che certo gli va stretto. Come dimostra il silenzio assordante al “Team Radio” di congratulazioni inviato a fine gara dal direttore sportivo Binotto, con tanto di evidente scuotimento di testa. Il monegasco è rimasto scottato dalla strategia – giusta – della Ferrari che ha fatto fermare prima Vettel e poi con un giro di differenza lui e che gli è costato il sorpasso ai box. Una rabbia, quella di Leclerc, che potrebbe diventare carica agonistica.

Viaggia in 3/a marcia, la Mercedes – Singapore avrebbe dovuto essere un circuito favorevolissimo alle “Frecce d’Argento”. E invece diventa sede del primo Gran Premio dove la Mercedes rimane addirittura fuori dal podio. Hamilton e Bottas non sono quasi mai risultati essere competitivi per le prime tre posizioni. Succede. Ma un piccolo campanello d’allarme sta già suonando nel cervello di Toto Wolff.

Viaggia in 2/a marcia, la strategia Alfa Romeo-Sauber – Discutibilissima è dir poco. Hai Giovinazzi che fa la prima parte della gara “lunga”. Bene. Una volta che il pugliese si toglie la soddisfazione di girare in testa, andava immediatamente chiamato ai box per non compromettergli la seconda parte di gara. Invece è rimasto a lungo in pista e solo la seconda safety car ha consentito di strappare un punticino. Così come è stato incomprensibile tenere in pista Raikkonen durante le due vetture di sicurezza, compromettendogli la gara (definitivamente poi conclusa dopo l’incidente con Kvyat).

Viaggia in 1/a marcia, la Racing Point – Solo Stroll ha provato a raddrizzare l’ennesimo fine settimana anonimo della scuderia inglese. Ma Singapore, con il canadese fuori dai punti e Pérez tradito dal propulsore, ha confermato che questa 2019 è proprio un’annata no.