Il sogno e l’incubo, due concetti che rappresentano un totale opposto, sono riusciti a convivere ieri sera dalle 21 alle 23 allo stadio “Maksimir” di Zagabria. Sogno perché l’Atalanta diventava la quattordicesima squadra italiana (la sedicesima, se intendiamo anche i preliminari e quindi comprendiamo nell’elenco anche ChievoVerona e Parma) a calcare il palcoscenico della più importante manifestazione europea per squadre, la Coppa dei Campioni o Champions League che dir si voglia. Incubo perché l’esordio ha visto i padroni di casa della Dinamo Zagabria imporsi nettamente per 4-0.
Quali le cause di questa netta sconfitta? Beh, innanzitutto l’inesperienza internazionale in Champions League ha pesato. Molti avevano sottovalutato questo aspetto ma l’Atalanta in Champions è una neopromossa e in campo aveva ben 10 esordienti in questa rassegna (solo Zapata l’aveva assaggiata con il Napoli). E quando si è una neopromossa, o decidi di colmare questo punto intervenendo sul mercato e portandoti a casa due-tre giocatori scafati in Champions (strategia che l’Atalanta non ha voluto seguire) oppure devi mettere in conto questo rischio.
Il rischio è stato appunto di avere le gambe imballate dall’emozione dell’esordio che ha totalmente annebbiato i ragazzi di Gasperini, che sono stati “capaci” di sbagliare anche i movimenti e i passaggi più elementari. Inesperienza che però non è solo sinonimo di “emozione”. Se sei una neopromossa ed esordisci in trasferta su un campo di una squadra che certo non è la favorita alla vittoria della Champions ma sicuramente ha decisamente più esperienza di te in tal senso (e tecnicamente non è così “scarsa” come molti avrebbero voluto far passare), logica vorrebbe che ti dovresti schierare in maniera un tantinello più prudente. Bisognerebbe spiegare a Gasperini che mettere il “pullman” davanti alla difesa, una volta tanto, non costituisce ancora reato penale (ma dalle dichiarazioni del Vate di Grugliasco nel post partita, sembrerebbe che la lezione sia già stata assimilata in tal senso).
Ora, però, guai a piangersi addosso. Sembra un paradosso ma se il Manchester City facesse filotto (evenienza tutt’altro che impossibile, anzi) e Dinamo Zagabria e Shakhtar Donetsk si annullassero a vicenda nei loro due scontri diretti, basterebbero due vittorie a S.Siro contro gli ucraini e croati per passare il turno e mettere a tacere quella minoranza di tifosi che reputano l’Atalanta non meritavole di partecipare alla Champions League, ignorando totalmente il verdetto del campo della scorsa stagione. Una minoranza di persone che un’Atalanta diversa, più accorta in difesa e meno imballata dall’emozione, può zittire.