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Inter, così non vai lontano

Gli ottimisti più incalliti ci troveranno qualcosa di positivo anche da una serata come quella di ieri. Intanto per il pareggio colto in pieno recupero (un punto guadagnato, guardandola così), poi per lo 0-0 tra Borussia e Barcellona, che di fatto non rompe l’equilibrio del Girone F, lasciando l’impressione, soltanto tale, che non si sia proprio scesi in campo. Ma non è affatto così, ovviamente. L’Inter in campo ci è andata eccome, deludendo le aspettative dei propri tifosi e della famiglia Zang, che dalla tribuna di San Siro avrà pensato che quella Inter era troppo brutta per essere vera.

Fatto sta che i nerazzurri hanno sciupato un’occasione non da poco, sbagliando la gara che, sulla carta, era la più facile del raggruppamento. Ma forse il problema è stato proprio questo: l’aver sottovalutato uno Slavia Praga che evidentemente è meno forte rispetto a Barcellona e Borussia Dortmund, ma non meno abituato a vincere, almeno entro i propri confini nazionali, e giustamente protagonista di una gara di grande quantità e qualità, senza snaturarsi in uno stadio leggendario e contro un avversario di caratura superiore. Viceversa, la truppa di Conte ci è sembrata spenta, molle, svogliata, forse troppo sicura dei propri mezzi, almeno nel primo tempo, e nervosa alla fine, quando ha realizzato che stava sfumando quella ghiotta occasione di cominciare col piglio giusto.

A tutto ciò, uniamo la componente atletica: i cechi sono avanti nella preparazione (hanno giocato nove gare in campionato, contro le tre dei nerazzurri) e si è visto in campo, perché hanno corso il doppio rispetto ai nerazzurri (soprattutto Stanciu e Olayinka, inesauribili sino alla fine), hanno raddoppiato e mantenuto spesso un pressing alto, che gli ha permesso di vincere contrasti e recuperare preziosi palloni nella metà campo avversaria. E poi hanno giocato duro, mettendoci il fisico, facendo valere quella che è una delle loro armi principali. Di contro, dicevamo, un’Inter abulica, forse appesantita nelle gambe (ma a questi appuntamenti, comunque, ci devi arrivare pronto), lenta e macchinosa, senza idee e senza cambi di ritmo.

Una squadra tradita soprattutto da quelli che dovevano essere gli uomini chiave, a cominciare da Marcelo Brozović, che non è riuscito a far gioco come al solito, finendo per rimanere schiacciato nella morsa dei centrocampisti cechi. Male, anzi malissimo, anche le due punte: sia Lautato che Lukaku non sono stati in grado di impensierire la difesa dello Slavia, non hanno mai creato superiorità. Dall’argentino ci si aspettava qualche dribbling in più, un’accelerazione, ma l’ha finita per innervosirsi, consapevole di non aver fatto un debutto in Champions indimenticabile; dal belga, invece, ci si aspettava maggiore presenza, sia fisicamente (i centrali avversari non hanno faticato tanto per renderlo inoffensivo), che dal punto di vista dell’esperienza e della grinta da trasmettere ai compagni. Risultato: il più pericoloso nella prima ora di gioco si è rivelato D’Ambrosio, un difensore.

L’unico a salvarsi dal centrocampo in su è stato il solito Sensi, visto che anche Gagliardini, scelto da Conte forse proprio per dare peso e centimetri al reparto, ha fatto una fatica enorme e non è mai riuscito a inserirsi in fase offensiva. Decisamente meglio quando sono entrati in campo Barella e Politano. Forse quello è stato il momento migliore dell’Inter, che guarda caso è coinciso con la presenza in campo dei “piccoletti” (mettiamoci anche Sensi), che quantomeno hanno provato a saltare l’uomo e a creare superiorità. Il pareggio, tra l’altro, è tutto merito loro: punizione magistrale di Sensi, la traversa rimette la sfera in gioco e il più lesto è proprio Barella. Gol al debutto in Champions per l’ex Cagliari e 1-1. Conte è avvisato: il derby incombe e, almeno per ora, la squadra non può fare a meno dei suoi piccoletti.