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Vuelta a España 2019 – Roglič e lo spettro di Thévenet

Si, sappiamo benissimo che stiamo correndo un rischio. Quello di divenire delle Cassandre per i vincitori dei Grandi Giri. Ma, semplicemente, stiamo facendo il nostro lavoro di giornalisti d’approfondimento che devono andare oltre la notizia e fornire al lettore spunti di riflessione. Compresi quelli che potrebbero – agli occhi degli appassionati superficiali – “portare sfortuna”. Ebbene, sappiate che essere etichettati come “gufi” da queste persone è una medaglia.

Per tutti quanti gli altri, forniamo volentieri il bis di quanto scrivemmo a fine Tour de France 2019. Quando scrivemmo che sul vincitore Egan Bernal aleggiasse lo spettro di Damiano Cunego considerate le analogie tra la Grande Boucle vinta dal colombiano della Ineos e il Giro d’Italia 2004 nel quale primeggiò il veronese.

Ecco, per questa Vuelta a España 2019 assegniamo il ruolo di fantasma dal quale deve guardarsi Primož Roglič, il quasi trentenne (compirà gli anni il prossimo 29 ottobre) sloveno della Jumbo-Visma fresco trionfatore della corsa iberica a Bernard Thévenet.

Come, staranno pensando i più, l’unico grande Bernard del ciclismo francese non è stato solo Hinault? No, perché poco prima del Tasso, fu Bernard Thévenet ad aggiudicarsi i Tour de France edizione 1975 e 1977. Due successi convincenti. Poi però i prodromi del calo fisico dovuto all’età (Thévenet è classe 1948) si fecero sentire e al suo posto arrivò il giovane Hinault (classe 1954) che diede con il successo al Tour 1978 il là alla sua splendida carriera.

Ebbene, proprio l’età di Roglič potrebbe rappresentare il suo tallone d’Achille. Lo sloveno ha 30 anni e quindi ha 2-3 stagioni all’orizzonte ad alto livello. E, sfortunatamente per lui, il suo Hinault esiste già. Perché ha tutta l’aria di avere le fattezze di Tadej Pogačar. Sloveno anch’egli, classe 1998 con 21 anni da compiere sabato prossimo, in questa Vuelta Pogačar ha stupito tutti. Primo Grande Giro con la maglia della UAE Fly Emirates, terzo posto nella generale con tre tappe vinte, tutte con arrivo in salita: Cortals d’Encamp, Los Machucos e Plataforma de Gredos, quest’ultimo successo dopo una fuga di una quarantina di chilometri.

Ecco perché lo spettro di Thévenet aleggia su RogličPrimoz è forte, ma questo Pogačar ha tutte le carte in regola per diventare un nuovo Hinault. Che dire? Fortunata la Slovenia a goderseli.