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“Top spin & Stop volley”: chi sale e chi scende dopo gli US Open

lev radin / Shutterstock.com

Gli US Open ci hanno consegnato una nuova vittoria di Rafa Nadal, che bissa il successo ottenuto qualche mese fa al Roland Garros, e la prima volta della classe 2000 Bianca Andreescu. Ma vediamo chi si è reso protagonista, in positivo o in negativo, dell’ultimo Slam attraverso la nostra rubrica “Top Spin & Stop Volley”:

TOP SPIN 

  • Rafael Nadal (SPA)
    Con l’eliminazione precoce di Federer e il ritiro inaspettato di Djoković molti pensavano – o addirittura speravano – che qualcuno potesse spezzare il dominio dei Fab 3. Ma il 33enne campione spagnolo dimostra di essere ancora uno dei più forti. Fino alla semifinale lascia per strada un solo set (a Čilić) e in finale, dopo aver dominato i primi due e sofferto nel terzo e nel quarto, sa reagire da fuoriclasse e vincere una partita che sembrava svoltata a favore di Medvedev.
  • Bianca Andreescu (CAN)
    La giovane canadese trionfa, ribaltando l’inerzia del pronostico contro Serena Williams. Non era facile vincere con quella autorità contro un colosso come l’americana, 19 anni più grande di lei. Durante il torneo conquista scalpi importanti – come Wozniaki, Mertens e Bencic – e mostra una continuità di rendimento invidiabile per una delle sua (giovane) età.
  • Daniil Medvedev (RUS)
    Nello sport c’è sempre un vincitore e uno sconfitto, ma il russo dà filo da torcere a Nadal fino all’ultimo, rischiando di addirittura di vincere il suo primo Slam della carriera. In finale ha il merito di riprendersi dopo la mazzata dei primi due set persi, che solitamente contro Nadal significano resa. Un gran torneo, avrebbe meritato di vincere anche lui.
  • Taylor Townsend (USA)
    La tennista americana viene ammessa al tabellone principale dopo aver superato le qualificazioni e raggiunge un insperato ottavo di finale, in cui perde solamente al terzo con la futura vincitrice Andreescu. Chiude a testa alta, annotando tra le sue vittime anche la ex numero 1 Simona Halep al secondo turno.
  • Matteo Berrettini (ITA)
    L’allievo di Vincenzo Santopadre stupisce tutti, confermando i progressi degli ultimi mesi e mostrando un tennis vario e qualitativamente pregevole. Si deve inchinare a Nadal in semifinale, ma l’ottavo di finale contro Rublev (un capolavoro tattico) e il quarto di finale contro Monfils rimarranno negli occhi e nella mente ancora per molto.

STOP VOLLEY 

  • Simona Halep (ROM)
    Come detto sopra, la rumena delude le attese, facendosi superare al secondo turno dalla qualificata Townsend. Ci si aspettava indubbiamente di più da chi, solo un paio di mesi fa, trionfava a Wimbledon e vedeva negli US Open la possibilità di riavvicinarsi alla vetta mondiale.
  • Fabio Fognini (ITA)
    Inutile girarci intorno: la sconfitta al primo turno contro il gigante Opelka pesa come un macigno. Non era un cliente facilissimo da affrontare, ma Fabio saluta l’Open statunitense alzando troppo velocemente bandiera bianca. Peccato, perché almeno fino agli ottavi di finale (gli sarebbe toccato il finalista Medvedev) le partite erano ampiamente alla portata del ligure.
  • Angelique Kerber (GER)
    Esce al primo turno, e fa sempre un certo effetto se si considera chi è Angelique Kerber. L’anno scorso vinceva Wimbledon, due anni fa si accaparrava l’accoppiata Australian-US Open. Probabilmente sta vivendo una fase di declino e l’avversario che gli tocca (Mladenovic, ex top ten) non è dei più semplici, ma ci si aspettava di più da una campionessa come la tedesca.
  • Dominic Thiem (AUT)
    L’austriaco si presentava col pettorale di testa di serie numero 4, ma viene sconfitto al debutto dal nostro Fabbiano. Contro l’azzurro racimola solamente un set, arrendendosi per 6-2 al quarto. Troppo poco per chi aspira a essere l’erede dei Fab 3.
  • Naomi Osaka (GIA)
    Anche lei finisce nel calderone dei bocciati, visto che da numero 1 non va oltre l’ottavo di finale. Esce di scena contro la Bencic, arrendendosi in soli due set. Già all’esordio aveva sofferto contro la russa Blinkova, prima di vincere al terzo.