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Il Genoa approfitta di una Roma entusiasmante ma indifesa: all’Olimpico finisce 3-3

Atteso con grande entusiasmo dagli appassionati di calcio, il Campionato di Serie A 2019/2020 si è aperto con un week-end caratterizzato da gol, emozioni, rimonte, cadute inattese (?) e chi più ne ha più ne metta. A Roma si affrontavano i giallorossi del neofita Paulo Fonseca e il Genoa di Aurelio Andreazzoli (nuovo anche lui, sulla panchina dei liguri), protagonisti di un 3-3 che se tanto ha divertito gli osservatori neutrali tanto lascia anche sui bloc-notes dei rispettivi tecnici, unitamente ad alcune note liete.

La gara, in sintesi, vede i giallorossi partire “a tavoletta” con la fase offensiva dei capitolini a mettere a ferro e fuoco la difesa del Genoa trovando l’immediato vantaggio con Ünder. Se negli ultimi trenta metri i giallorossi entusiasmano, la fase difensiva usando un eufemismo si rivela “rivedibile”. Non appena i padroni di casa abbassano il ritmo, al Genoa basta affacciarsi nella metà campo avversaria per mettere in piedi i presupposti del gol, o perlomeno di sfiorarlo; si spiega così la capacità dei ragazzi di Andreazzoli  di  trovare il primo  pari con Pinamonti, e anche le repliche successive di Criscito (su rigore) e Kouamé ai momentanei vantaggi di Džeko e Kolarov.

La fase offensiva della Roma, dicevamo. Come già intravisto nelle amichevoli estive, i giallorossi spingono tanto e con molta qualità con Kolarov e Florenzi capaci di godere di un’intera corsia grazie al movimento ad accentrarsi dei due esterni alti, Ünder e Kluivert. La velocità di transizione della Roma unitamente alle ottime capacità tecniche di molte individualità fanno sì che nel rovesciarsi negli ultimi trenta metri avversari i giallorossi siano belli a vedersi come quando in occasione del vantaggio. Nonostante la serata nera di impalpabile Kluivert, grigia di Zaniolo e intermittente di Ünder la fase offensiva sembra quindi poter promettere scintille una volta registrata del tutto, mentre al contrario il malcapitato Pau López avverte brividi lungo la schiena ogni qual volta il Grifone supera la metà campo. Juan Jesus e Fazio, infatti, confermano le perplessità già evidenziate nella scorsa stagione sommando errori da matita rossa a livello individuale (come nel rigore causato da Juan Jesus su Pinamonti) e situazioni nelle quali non sono aiutati né da una mediana costituita da mediani “adattati” (Cristante e Pellegrini) né dalla filosofia proposta da Paulo Fonseca deciso nel proporre una linea difensiva molto alta nonostante le caratteristiche degli stopper a disposizione. In aggiunta, i giallorossi si accendono e si spengono con troppa intermittenza: all’avvio sfavillante i giallorossi fanno seguire una lunga fase di torpore nel primo tempo nel quale il crollo dell’intensità di gioco fa felice un Genoa fino ad allora tramortito e lo stesso fenomeno si registra nel secondo tempo con i giallorossi incapaci di dare una sterzata alla gara prima dell’infruttifero forcing finale (nel quale Zappacosta, però, si divora il 4-3 praticamente fatto in pieno garbage time). Tutti elementi sul quale Fonseca deve avere il tempo, la possibilità e (da parte sua) la capacità di lavorare, anche perché  la prossima settimana a Roma c’è una partita non propriamente banale: il derby con la Lazio, capace di demolire a domicilio la Sampdoria di Di Francesco.

Del Genoa di Andreazzoli, invece, si apprezza la capacità di rimanere in partita ma non mancano anche in questo caso le annotazioni e gli spunti da analizzare in settimana in vista del prossimo impegno, al Ferraris contro la Fiorentina. Nei rossoblù strappano un voto positivo le prestazioni di Kouamé e Pinamonti, apparentemente disegnati appositamente per mandare in tilt il duo Fazio-Juan Jesus ed entrambi in rete con due pregevoli realizzazioni (grazie anche alla gentile non-partecipazione della terza linea giallorossa in occasione dei gol). Il Grifone, però, pur scendendo in campo senza arroccarsi sciorina il suo piano di gioco a un ritmo troppo compassato per spaventare i giallorossi e infatti gli ospiti riescono a replicare alle avanzate giallorosse solo quando, dopo i vantaggi dei capitolini, i padroni di casa abbassano colpevolmente i ritmi di gara dando diritto di replica agli Andreazzoli Boys. Deludente Schöne, chiamato a dirigere le operazioni in casa Genoa e uscito dal guscio solamente nell’ultimo scorcio di gara, quello nel quale la Roma accusa il terzo pari del Genoa e il concomitante e fisiologico calo di energie da ambo le parti; il valore dell’ex-Ajax, ovviamente, è fuori discussione e ovviamente si tratterà solamente di avere il danese pienamente calato nel ruolo e nella sua nuova squadra. Detto della lodevole capacità di non scomporsi, dei liguri si sottolinea come fatto per i giallorossi una fase difensiva troppo “ballerina”: se Romero, Zapata e Criscito reggono meglio di Fazio e Juan Jesus l’onda d’urto avversaria, infatti, a livello individuale la terza linea ligure perde spesso pericolosi duelli individuali. Ultimo spunto di riflessione in casa Genoa è la filosofia adottata dal Grifone in casa della Roma: contraddistintosi per il bel gioco sciorinato dal suo Empoli, infatti, Andreazzoli ha invece improntato la gara dell’Olimpico alla sistematica ricerca della profondità su Kouamé e Pinamenti spesso anche saltando il centrocampo: interessante sarà capire, nel proseguo del Campionato e una volta completato il recupero di Saponara, se come presumibile il piano di gioco in questione sia stato dettato solamente dalle contingenze e dalle caratteristiche dell’avversario di turno.

Per Fonseca e Andreazzoli, quindi, il pari dell’Olimpico riserva alcune buone notizie ma anche tanto lavoro da fare; un elemento, questo, condiviso però da tutte (o quasi) le compagini della nostra massima serie.