Rotor e Torpedo, la tradizione alla riscossa
Dopo otto giornate la compagine di Volgograd e quella moscovita guidano a parimerito la classifica della FNL davanti al Khimki, sorpassato nel turno infrasettimanale. Due club storici che ambiscono a rivivere i fasti del passato: la Torpedo manca nella massima serie dalla stagione 2014/2015, il Rotor addirittura dal fallimento del 2004.
La serie cadetta russa è un campionato impronosticabile, lungo e ricco di ostacoli, poiché acuisce tutte le peculiarità di movimento calcistico. Analizzare la classifica dopo nemmeno un quarto del torneo, quindi, è un compito abbastanza improbo, sebbene salga subito all’attenzione il blasone del duo di testa, formato da Rotor e Torpedo, le quali hanno guadagnato la vetta proprio nell’ultima giornata, grazie ai successi ottenuti sul Neftekhimik e sull’Avangard e al contemporaneo pareggio a reti bianche tra Tom Tomsk e Khimki, ora quarta e terza forza della lega. Per entrambe il cammino è ancora decisamente impervio, anche perché il possibile allargamento della RPL a 18 squadre ha poco di concreto al momento, ma le ambizioni di promozione cominciano a poggiare su basi solide.
Partiamo dal Rotor, primo in virtù della differenza reti. Volgograd è una delle città più importanti del sud della Russia, soprattutto per questioni storiche: quando ancora si chiamava Stalingrado i militari sovietici hanno compiuto una memorabile resistenza di fronte agli invasori nazisti, in ambito calcistico invece è molto nota agli storici specializzati l’amichevole con lo Spartak. Era il primo maggio del 1943, la città festeggiava finalmente la liberazione ma era comunque ridotta a un cumulo di rovine. I moscoviti non esitarono ad accettare l’invito di quello che allora si chiamava Traktor, anzi, donarono un grosso quantitativo di materiale sportivo. Nonostante la situazione generale furono addirittura diecimila persone a riempire lo stadio Azot e, dopo una cerimonia solenne, si diede il via a un confronto che sulla carta si presentava impari. Nonostante ciò il Traktor riuscì a spuntarla per 1-0 contro i più quotati biancorossi, i quali anche in tempo di guerra avevano avuto modo di allenarsi, e tutto il pubblico scoppiò in una fragorosa esultanaza, come ricorda nei suoi scritti il secondo portiere dello Spartak, Anatolij Akimov.
La storia del Rotor ha vissuto pagine di rilievo anche in tempi un po’ più recenti. Negli anni Novanta, dominati dallo Spartak, si è guadagnato due medaglie d’argento in campionato, spingendosi in altrettante occasioni fino ai sedicesimi di Coppa Uefa. Tra le tante vittime illustri mietute ci fu anche il Manchester United, eliminato nel 1995/1996 grazie a due pareggi. Gli anni Duemila, però, hanno sancito un lento e inesorabile declino che ha visto il Rotor stentare tra terza e seconda serie, in posizioni che non competono a una società e soprattutto a una piazza di tale storia e tradizione. Tant’è che Volgograd, dotata di uno degli stadi utilizzati nel recente Mondiale, quest’anno si trova in FNL soltanto in virtù di un ripescaggio che due stagioni or sono ha evitato l’immediato ritorno nel girone più difficile di “serie C”, ovvero quello meridionale. Sotto la guida di Igor Menshikov, uno che ha vestito questa maglia negli anni più floridi, il Rotor ha trovato compattezza, come dimostrano i risultati: in otto giornate sono state già sei le gare disputate in trasferta e, ad esclusione del passo falso col Chertanovo, cinque si sono concluse con un successo e la porta inviolata. Gli ultimi tre trionfi consecutivi lontano da casa hanno lanciato i biancoblù, guidata dalla fantasia dell’ex Kuban Alejnik e dai gol di Gorbunov (lo scorso anno al Sochi) e Sultonov.
In casa Torpedo il discorso è analogo. I risultati positivi hanno riportato fiducia nell’ambiente, scaldando ulteriormente una delle tifoserie più agguerrite del paese. Nemmeno la storia della società non è da meno, sebbene la collocazione geografica rischi di oscurarne la diffusione del proprio titolo sportivo. Fondata nel 1924 come squadra dell’industria automobilistica AMO, la Torpedo conosce l’apice tra gli anni Cinquanta e Settanta, quando a vestire la maglia bianconera ci sono campioni del calibro di Voronin, Ivanov e Streltsov. Proprio a quest’ultimo, impunemente raggirato in una serata al Cremlino, la Torpedo ha dedicato il proprio stadio (quello che per anni ha condiviso con il defunto Fc Mosca), ergendogli nell’area circostante un monumento a grandezza naturale. La dissoluzione dell’Urss non intacca più di tanto lo status della compagine, che si toglie qualche soddisfazione negli ultimi anni del secolo scorso (anche loro hanno eliminato il Manchester United in Coppa Uefa), ma la retrocessione del 2006 spacca in due la storia del club: da allora la Torpedo ha fatto una comparsata nella massima serie soltanto otto anni dopo, stagione peraltro conclusa con il fallimento e la ripartenza dalla terza serie abbandonata soltanto pochi mesi fa. Ma dopo aver vinto il girone centrale i bianconeri puntano al bis.
A guidare il gruppo è stato chiamato Sergej Ignashevich, alla prima esperienza da allenatore dopo l’apprendistato in casa CSKA. L’uomo con più presenze di tutti con la maglia della nazionale russa ha saputo ridurre al minimo gli inconvenienti derivanti dal passaggio alla nuova carica, convincendo qualche giocatore di livello a scendere di categoria. Nelle ultime ore è arrivato Roman Shishkin, il quale si va aggiungere ai vari Igor Lebedenko, Aleksandr Ryazantsev: giocatori forse un po’ attempati, ma di sicuro di categoria superiore. Il campionato è iniziato all’insegna del cinismo, con tre vittorie fuori casa, tutte per 1-0. Due di queste nell’estremo Oriente, a Khabarovsk e a Vladivostok. Punti che pesano e che rappresentano un monito alle dirette avversarie. Adesso il calendario arriva in soccorso, delle prossime sette giornate addirittura sei si disputeranno allo Streltsov. L’unica lontano da Mosca, guarda caso, sarà lo scontro diretto di fine agosto con il Rotor Volgograd.