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Il Ferragosto agrodolce del ciclismo italiano

Il giorno di Ferragosto è tradizionalmente destinato a un primo bilancio della stagione del ciclismo, essendo collocato in pieno mercato e con importanti appuntamenti (Vuelta, Mondiale e Lombardia su tutti) ancora alle porte.

Il Ferragosto 2019 dell’Italbici può essere definito con un solo esplicito aggettivo: agrodolce. Partiamo dalla seconda parte di questa parola composta. Il “dolce” del movimento del pedale azzurro deriva tutto dagli ottimi risultati conseguiti dalla Nazionale Italiana ai recenti Campionati Europei di ciclismo, disputatisi la scorsa settimana in quel di Alkmaar, nei Paesi Bassi.

Su 12 prove, l’Italia si è aggiudicata ben 9 medaglie, delle quali quattro d’oro. Brilla il titolo continentale di Elia Viviani. Il veronese si è laureato Campione Europeo allo stesso modo di come l’anno scorso si vestì di tricolore. Vale a dire non aspettando la volata, ma andandosene a pochi chilometri dal traguardo con il belga Lampaert e il tedesco Ackermann, bruciandoli poi nello sprint ristretto. Ma sono altrettanto degni di nota gli allori negli Under 23 sia in campo maschile con Alberto Dainese che in quello femminile con una sempre più concreta nello sfruttare il suo talento naturale Letizia Paternoster. E poi Andrea Piccolo, l’unico a fare il bis di medaglie: oro nella Crono juniores, bronzo nella prova in linea.

Un medagliere completato dall’argento di Elena Cecchini – compagna di Elia Viviani – nella prova Elite donne e dai bronzi di Edoardo Affini nella Crono uomini e di Elena Pirrone in quella Under 23 donne. Successi che rappresentano l’ottimo lavoro svolto in questi anni dai tecnici azzurri e che fungono da viatico per i Campionati Mondiali dello Yorkshire, Inghilterra, di fine settembre.

Ma passiamo all'”agro”. Solo grazie a una buona dose di fortuna l’Italbici lo scorso lunedì non ha rivissuto il dramma del 22 aprile 2017, quando Michele Scarponi perì mentre si stava allenando, investito da un camion che non aveva rispettato lo stop. Questa volta è toccato a Domenico Pozzovivo. Lo scalatore lucano si stava allenando sulle strade attorno a Mendicino, provincia di Cosenza, e si stava preparando alla prossima Vuelta a España.

Un allenamento interrotto da una macchina guidata da un 19enne che ha invaso la corsia di marcia e ha investito in pieno Pozzovivo. Provocandogli la frattura di tibia e perone destro, oltre a clavicola, omero e gomito. Un incidente che costringerà Pozzovivo al riposo assoluto per 15 giorni. Poi, il 37enne lucano proverà a tornare a camminare e sperare di riuscire a tornare a pedalare, evitando che la sua carriera possa definirsi conclusa.

Un incidente che è solo un tassello di un mosaico di sangue (negli stessi giorni è stato investito nell’Aquilano anche l’Under 23 Orlando Pitzanti) che annualmente viene versato dai ciclisti sulle strade italiane. Certo, chi va su due ruote deve rispettare in primis il Codice della Strada (fila indiana, giubbetto catarifrangente e catadiottri in caso di uscite serali, casco assolutamente consigliabile), però gli automobilisti devono smetterla di considerare i ciclisti come ostacoli alla circolazione. La strada è di tutti. E se gli automobilisti non lo capiscono con le buone, toccherà allo Stato farglielo capire con le “cattive”, a suon di multe e ritiro della patente.