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Il Krasnodar cerca l’impresa (im)possibile

Dopo la sconfitta di misura patita in Russia il Krasnodar si gioca in casa del Porto le residue speranze di qualificazione ai play off di Champions League. Sulla carta sembra una missione fuori dalla portata dei neroverdi, ma gli uomini di Musaev hanno le qualità per creare qualche grattacapo ai lusitani.

Durante la sua breve carriera europea che ha appena compiuto un lustro il Krasnodar ha vinto sette volte in trasferta, su un totale di venticinque incontri disputati. Se si va ad analizzare più nel dettaglio questa statistica si scopre anche che il valore degli avversari battuti a domicilio spesso non è stato eccelso: Askhisarspor, Birkirkara, Gabala, Gyor e Kalev hanno poco da condividere col valore dei Tori, mentre il prestigioso successo in casa dell’Everton arrivò a girone già deciso. La vittoria più importante è senza dubbio quella del 2016 a Salisburgo, perché permise al Krasnodar di indirizzare per il verso giusto il raggruppamento di Europa League. Entrambi questi due ultimi risultati contro squadre di spessore, ottenuti col punteggio di 0-1, non basterebbero in ogni caso per rimontare completamente il Porto questa sera. Ciò significa che il Krasnodar ha bisogno di un’impresa doppia, ovvero di sopraffare uno degli avversari più quotati mai affrontato nella propria storia con una prestazione fuori dall’ordinario.

L’epilogo della partita d’andata, sbloccata dai portoghesi nei minuti finale grazie ad un’incomprensione tra Safonov e Spahic, ha ricordato quello dell’ultima uscita europea dei russi, contro il Valencia: in quel caso la beffa arrivò addirittura a una manciata di secondi dal triplice fischio, vanificando una splendida prestazione. Stavolta non si può dire che il Krasnodar meritasse di vincere, ma nella ripresa ha avuto le sue occasioni dimostrando di poter competere contro una squadra che con grande regolarità si qualifica per la fase a eliminazione diretta della Champions League. L’inesperienza ha giocato un brutto scherzo, complicando la strada verso un sogno che a maggio è stato spento soltanto dalla differenza reti negli scontri diretti con il Lokomotiv secondo in classifica. Da un altro punto di vista la sconfitta di misura può consentire al Krasnodar di scendere in campo con meno pressione, cercando di impostare una partita scevra da tatticismi e speculazioni. Gli interpreti per farlo ci sono, sebbene Ari non sia stato convocato: per sostituirlo Musaev è chiamato a una scelta importante, riproporre il pachidermico svedese Berg, sul quale è stato fatto un investimento oneroso di rilievo, o puntare una volta per tutte sui giovani rampanti Sulejmanov e Ignatev? Come avrete capito dagli aggettivi che ho utilizzato per proporre il quesito la mia opinione è abbastanza netta, e vira indiscutibilmente sui due prospetti. Anche perché il Krasnodar poggia le sue fondamenta proprio sull’accademia, ed è sì giusto cercare qualche elemento di caratura internazionale (come Namli e Vilhena) ma è altrettanto opinato, quando c’è l’opportunità, dare fiducia alle stelle fatte in casa.

Il Krasnodar è la nona squadra russa a partecipare alla Champions League, dopo le quattro più note compagini moscovite, lo Zenit, il Rubin Kazan, il Rostov (ultimo a superare gli scontri estivi, estromettendo nettamente Anderlecht e Ajax) e l’Alania. Tra queste soltanto Dinamo e Alania non si sono spinte sino alla fase a gironi. La Russia, inoltre, non ha mai potuto contare su tre rappresentati nella fase ai gironi, mancando sempre il completamento del 2+1 a disposizione da diversi anni. Fallire proprio contro una portoghese, desiderosa di evitare in futuro i turni preliminari, sarebbe doppiamente doloroso, anche se Krasnodar-Porto da un punto di vista del ranking è un viatico molto meno cruciale di un eventuale Spartak-Braga negli spareggi di Europa League: certo, al momento i numeri dicono che forse la Russia non merita un terzo slot nella massima competizione europea per club.