Lui non era neppure in tribuna, eppure gli altri, in campo e sulle tribune del Parco dei Principi, non ne hanno sentito la mancanza. Lo hanno ricordato, quello sì, con cori, mugugni e soprattutto striscioni, tanto per chiarire, una volta di più, che Parigi ed il Paris Saint-Germain possono (e vogliono) fare a meno di lui, di Neymar. Due anni dopo quel lungo prequel con presentazione hollywodiana che fece passare come una formalità l’esordio contro l’Amiens, è un altra première a fare da palcoscenico alle vicende brasiliano-parigine, ma il copione non è neanche lontanamente paragonabile. Dagli osanna e gli “Ici c’est Paris” a quei diretti e schietti inviti a lasciarla, la Ville Lumière, direzione Barcellona o Madrid, poco importa. Quello che invece può valere come trait d’union è la facilità con cui il PSG dispone del Nîmes, squadra se ce n’è una in questo momento, recante un maxi cartello con la scritta “lavoro in corso”. Il VAR agevola sottolineando un mani in area che vale al Matador Cavani il primo timbro parigino in questo torneo, con tanti saluti a quando soltanto decidere chi li doveva battere i rigori, era vicenda piuttosto intricata. A portare strappi e luce sono gli altri soliti noti, da Kylian Mbappé, che archivia ogni discorso premiando un assolo di Bernat, al Fideo Di Maria, cui basta uno cameo al posto di Sarabia per mandare i titoli di coda. Più del 3-0, più delle polemiche, più dei rumors, quel che resta è la consueta sensazione di superiorità da parte di una squadra, quella di Tuchel, ancora lontana dalla sua versione migliore eppure di qualche tacca avanti, in quanto a griglie, rispetto alle avversarie.
A comandare il plotone, in questo senso, è il Lione. Un altro tris, rifilato nell’anticipo del Principato al Monaco, ha puntellato le sensazioni della preseason: Juninho e Sylvinho hanno tra le mani la potenziale outisder del torneo, se anti-PSG vi pare espressione acerba qualche giorno prima di Ferragosto. Contro un Monaco light in attacco, tra squalifiche e bomber con la valigia (Falcao), in vena di regali anticipati (rosso a Fabregas dopo mezz’ora), c’hanno pensato le certezze di casa OL a sbrigare la pratica. Dembelé sembra ormai pronto per caricarsi sulle spalle l’eredità dei grandi nove passati per la Gerland prima e per il Parc OL poi (suo l’1-0, di testa), di Depay tanto si è detto tranne che da qualche stagione sta finalmente facendo vedere cose “alla Depay” (suo il raddoppio, tutta tecnica), di Aouar si è pensato potesse accusare la partenza del gemello Ndombélé, e invece (3-0 di potenza, sipario sulla Rocher).
Lione che vuole migliorare la terza piazza dello scorso campionato, quando chiuse dietro al Lille, sopresa e protagonista del mercato, soprattutto in uscita. Semmai il fantasma sportivo di Nicolas Pépé avesse deciso di sorvolare lo stade Mauroy, dopo una ventina di minuti, probabilmente, avrebbe fatto le valigie. Tanto, infatti è bastato a Victor Osihmen, 21 anni da compiere, per infiammare il pubblico lillois, aprendo e chiudendo (dopo autogol su tiro di Girotto) la sfida contro un Nantes che soltanto da pochi giorni ha iniziato a lavorare con Christian Gourcuff, tornato in Ligue 1 per accettare la chiamata di un vulcanico presidente come Kita e di prendere il posto di Halilhodzic, all’immediata vigilia dell’esordio in campionato.
Cambiano i nomi, non mancano le sorprese. Considerazione che non sembra avere valore al Vélodrome, con il nuovo Marsiglia targato Villas Boas sinistramente simile all’ultima versione griffata Rudi Garcia. Primo tempo sotto ritmo, ripresa ingenua e sfortunata (l’incrocio di Strootman sullo 0-0) punita da un Reims cinico e stretto parente della matricola volante che brillò l’anno scorso. A proposito di brillare, la luce, nel vero senso della parola, l’ha accesa Boulaye Dia, elettricista di mestiere e calciatore dilettante fino al 2018, che con il suo gol (bissato dal coreano Suk) ha lasciato al buio l’OM.
Non troppo lontano da Notre-Dame de la Garde, il Nizza chiede gli straordinari al brasiliano Dante, un gol in due stagioni in Francia, due se contiamo anche la zuccata last second che sabato ha steso l’Amiens. Risponde bene il Saint-Etienne, i primi tre punti della gestione Printant (già vice di Gasset nell’annata che ha riportato Les Verts in Europa) arrivano direttamente dal mercato: oltre al gol di Hamouoma, l’assist di Boudebouz per il gol decisivo dell’ex monegasco Aholou. Protagonista di una falsa partenza, invece, il Bordeaux di Paulo Sousa, surclassato sul piano del gioco oltre che nel punteggio da un Angers già in palla a questo punto della stagione, in classico stile Moulin. Un punto a testa per le due neopromosse Metz e Brest, 1-1 rispettivamente alla Meinau contro uno Strasburgo distratto dal ritorno di Europa League e in casa, dopo aver dominato in lungo e in largo il Tolosa. Pesante il successo del Rennes, che alla Mosson batte di misura il Montpellier grazie a un gol in avvio di un difensore (l’ex Lione Morel), in dieci per il rosso a Tait e grazie al portiere Salin, decisivo nel parare un rigore all’attesissimo Delort.