L’italiano in porta non va più di moda: nella prossima stagione i portieri titolari venuti dall’estero saranno infatti ben dieci, la metà. Per la Nazionale il problema non si pone in quanto i vari Donnarumma, Meret e Cragno ci garantiscono un lungo futuro, ma nella nostra scuola di portieri che vanta una lunga tradizione qualcosa si è incrinato.
Sfogliando le rose ci sono il polacco Szczęsny nella Juve, lo sloveno Handanović nell’Inter, lo spagnolo Pau López nella Roma, l’albanese Strakosha nella Lazio, il polacco Drągowski nella Fiorentina, il romeno Radu nel Genoa, il polacco Skorupski nel Bologna, l’argentino Musso nell’Udinese, l’albanese Berisha nella Spal e il finlandese Joronen nel Brescia. Spiccano i tre polacchi, nazione estera più rappresentata e molto in voga in questi ultimi anni nel nostro campionato.
E’ tornato Buffon dopo l’anno sabbatico in Francia, ma farà il secondo. La crisi dei nostri numeri uno dopo il portierone ex Paris Saint-Germain ha lasciato un grande vuoto colmato soltanto ora da Donnarumma e Meret, giovanissimi e in costante rampa di lancio. Basta pensare che nel 1995 i portieri titolari italiani erano 18 su 18, mentre dieci anni fa 12 su 20, comunque sopra la metà di oggi.
Zoff, Zenga, Tacconi, Albertosi: di modelli da seguire nella nostra storia ce ne sono tanti, ma nei quindici anni di vuoto in cui il solo Buffon ha tenuto alti i nostri colori, sono mancate delle figure in grado di attirare potenziali portieri. Il ruolo del portiere infatti è il più complesso a detta di molti: serve coraggio e brivido, un briciolo di follia e tanta passione.
Tornando al nostro campionato, spicca anche la moda di acquistare questi numeri uno dall’estero per cifre di certo non irrisorie; la Roma ha sborsato 25 milioni per Pau López (va detto però che due anni fa ne ha incassati 75 per Alisson) e il Brescia ha investito 5 milioni per Joronen issandolo come acquisto più caro finora della campagna acquisti.
Il made in Italy tanto apprezzato all’estero deve ritrovarsi anche nel nostro paese: dalla pizza alla Ferrari, valorizziamo anche i nostri numero uno.